In che mani siamo? Domanda retorica, ma da porsi. Una nave sta bloccata dondolando nel mare per settimane, i quarantanove a bordo non ce la fanno più e gli si rifiuta l’accoglienza, cedendo solo al termine d’una surreale manfrina. Colpa dell’Europa, colpa dei libici, colpa di tizio e di caio. Non colpa dell’egoismo cinico e del calcolo politico, no, questo no. Poi Salvini si lamenta della Chiesa, intervenuta con le parole misericordiose di Bergoglio. Sapevo da tempo, dice, che ce l’hanno con me. Non lo sfiora l’idea che sia un dovere del Papa, assieme a un diritto, spendere cenni caritatevoli e sollecitare all’attivismo umanitario in situazioni che richiedano le une e l’altro. In assenza d’entrambi, si presenta la crudeltà.
In che mani siamo? L’ultima trovata del vicepremier e ministro dello Sviluppo Di Maio è offrire sostegno ai gilet gialli di Parigi dopo che frange di picchiatori han dato l’assalto al ministero del Tesoro con una ruspa. Forse è stata quest’immagine, la ruspa, a spingere il nostro statista alla spericolata solidarietà politica: ecco il modo per recuperare su Salvini in fuga nei sondaggi. A mali estremi, estremistici rimedi.
In che mani siamo? La ministra della Salute Grillo decide d’avviare un’indagine tra i componenti in uscita dal Consiglio superiore della Sanità. Vuole sapere d’eventuali frequentazioni di partito? Mah. Gira una chat tra i parlamentari Cinquestelle, e si dice (si scrive sui giornali) che racconti di singolari retroscena. Per esempio che un professore avrebbe collaborato a Repubblica e un altro figurerebbe tra i medici di Berlusconi. Guai a loro. Gl’interessati smentiscono: trattasi di bufale. E se anche non lo fossero? I titoli scientifici richiesti da un ruolo pubblico c’entrano zero con collaterali attività private. Almeno secondo il giudizio degli estranei al pensiero unico.
In che mani siamo? È in itinere un progetto di referendum propositivo a quorum ridotto (addirittura all’origine non si voleva alcun quorum): bisognerà superare, perché la consultazione risulti valida, il 25 per cento. È il modo per incitare élite ben organizzate (le detestate élite) a conquistare facilmente qualsiasi obiettivo: pochi potranno sopraffare i molti. Certo, si tratta di democrazia diretta. Ma da una minoranza.
In che mani siamo? Il sindaco di Palermo non accetta d’applicare il decreto sicurezza, che ritiene incostituzionale. Si rivolge al giudice, la pratica farà il suo corso. Altri sindaci la pensano come lui, idem una pattuglia di governatori, chi più radicale (no al rispetto d’una legge) chi meno (sì ad osservarla, ma con invito al governo di cambiarne il contenuto). I gialloverdi respingono l’ipotesi della disobbedienza civile, peraltro legittima allo stesso modo del suo contrario. I verdi, più dei gialli, ne esaltavano il valore nella precedente legislatura, incitando i sindaci a non osservare la normativa sulle unioni civili.
In che mani siamo? Quei numerini così irrisi da Conte/Salvini/Di Maio ci sono già costati un occhio. Parliamo dello spread: nel terzo trimestre 2018 un miliardo e settecento mlioni in più rispetto al terzo trimestre 2017, il che significa un aumento del 12 per cento degl’interessi sul debito. Roba concreta, soldi veri tolti dalle tasche degl’italiani. Non lo scrivono i soliti “giornaloni”, lo certifica l’Istat, per ora non ancora arruolata nei poteri forti. Commento del Sole 24 Ore: “Sfumato l’obbiettivo di fermare il conto ai 64,5 miliardi scritti nella Nota di aggiornamento al Def di ottobre, cifra che avrebbe reso il 2018 il più leggero tra gli anni recenti in fatto di servizio al debito. Anche ipotizzando per ottobre-dicembre una dinamica uguale a quella di luglio-settembre,il contatore annuale salirebbe poco sotto i 67 miliardi”. Per chiudere con realismo: nel 2019 la pressione fiscale salirà dal 41,9% del 2018 al 42,3%. Previsto per il 2021 un costo del debito pubblico superiore ai 76 miliardi. Nel frattempo, dopo aver salvato una banca al modo in cui le salvavano i governi precedenti, i manovratori del popolo pensano di metterla in carico agl’italiani, nazionalizzandola. Evviva.
Ps (Pro stultitia)
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