Ciascuno di noi ha ben chiaro quanto il clima sia nettamente cambiato negli ultimi 50 anni e ancor più nel momento stesso in cui ascoltiamo dai nostri genitori le notizie su quello che era la temperatura e i fenomeni naturali negli anni passati. Per esempio con curiosità avevo sentito di nevicate a Varese che permettevano di sciare lungo le Cappelle del Sacro monte, nevicate che adesso non ci sono proprio più.
Ho l’impressione poi che i cambiamenti si susseguano con maggiore velocità: si passa con estrema rapidità dal caldo al freddo. Non esistono più le mezze stagioni… Il caldo d’estate è insopportabile e dura così a lungo che il freddo d’inverno, anche se contenuto, ci appare più pungente.
Gli effetti del cambiamento climatico sono ben documentati e si avvertono ovunque nel mondo: il drammatico aumento di ondate di calore, inondazioni, siccità e frane, lo scioglimento dei ghiacciai e l’innalzamento del livello dei mari. Carenze di risorse idriche e crisi dei raccolti sono solo alcuni dei risultati immediati di questa situazione, che ha un impatto devastante sugli esseri umani riducendoli alla fame o obbligandoli a migrare.
Quest’estate, anche in Europa, abbiamo avvertito gli effetti immediati di tale stato di cose: ondate di calore e incendi hanno devastato vaste aree dalla Grecia al Circolo Polare Artico causando la morte di decine di donne, uomini e bambini, ed eliminando – per altri – la possibilità di sostenersi. Di fronte a questa situazione i capi di stato europei avevano deciso a Parigi, il 12 dicembre 2015, di rafforzare la risposta globale alla minaccia dei cambiamenti climatici, mantenendo l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali, e proseguendo gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura entro 1,5 gradi Celsius.
Nell’ambito dell’accordo raggiunto a Parigi, la COP 21 aveva invitato il Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) a preparare una relazione speciale sulla limitazione dell’innalzamento della temperatura globale a 1,5 gradi Celsius. Le attuali misure adottate dalla comunità internazionale, espresse in contributi nazionali (NDC) per l’accordo di Parigi, non sono sufficienti a raggiungere gli obiettivi a lungo termine stabiliti nell’accordo stesso. Bisogna fare di più e l’azione deve essere rapida, decisiva e congiunta.
I capi di stato e di governo firmatari della dichiarazione di Parigi, erano convinti che efficaci misure per la lotta ai cambiamenti climatici non fossero solo necessarie di per se’, ma anche che queste avrebbero creato ulteriori benefici collaterali e nuove opportunità per le nostre economie e società. Erano convinti che l’adozione di misure sostanziali avrebbero aiutato a guidare il nostro pianeta verso un futuro sicuro, pacifico e prospero. Sulla COP 24 in Polonia gravava una particolare responsabilità.
A Katowice le parti, ai sensi dell’accordo di Parigi, avrebbero dovuto concordare il piano d’azione futuro. Ciò avrebbe riguardato non solo la definizione dei contributi nazionali (NDC) per il 2025 e il 2030, ma anche l’enunciazione degli obiettivi a lungo termine, che avrebbero costituito un impegno condiviso tra i membri dell’accordo.
Gli esperti dell’IPCC – il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico – ce lo avevano quindi detto in tutte le lingue: abbiamo solo 12 anni per salvare il clima del Pianeta, eppure la COP24 di Katowice si è conclusa senza nessun chiaro impegno di miglioramento delle azioni climatiche da intraprendere.
Dal summit, infatti, sono emersi solo progressi procedurali. Mentre è stato approvato un regolamento relativo agli Accordi di Parigi, non è stato raggiunto un chiaro impegno collettivo per migliorare gli obiettivi di azione sul clima – Nationally Determined Contributions (NDC) – nonostante le aspettative che si avevano su questo appuntamento.
Un anno di disastri climatici e il terribile monito lanciato dai migliori scienziati climatici avrebbero dovuto condurre a risultati molto più incisivi, invece i governi hanno deluso i cittadini e ignorato la scienza e la situazione dei più vulnerabili. Riconoscere l’urgenza di dover aumentare le ambizioni, e adottare una serie di regole per l’azione per il clima, non è neanche lontanamente sufficiente quando intere nazioni rischiano di sparire.
Gli ambientalisti continueranno a esortare i governi ad accelerare immediatamente le proprie azioni e a dimostrare di aver ascoltato le richieste che arrivano dalla società. Il rapporto IPCC è un campanello d’allarme che richiede azioni urgenti all’altezza delle minacce. Senza un’azione immediata, anche le regole più forti non ci porteranno da nessuna parte, occorre avere molto più coraggio per difendere il clima!
Noi come Amici della Terra Varese chiederemo ancora alle maggiori istituzioni vicine a noi, Comune di Varese, Provincia di Varese, Regione Lombardia a prendere decisioni a questo fine. Lo avevamo chiesto invano prima di Katowice e lo chiediamo a maggior ragione ora, visto che la prossima Conferenza mondiale delle Nazioni del Mondo sul clima si terrà in Italia. Dobbiamo, insomma, tutti considerarci responsabili e tutti, partendo dal basso, dobbiamo prendere decisioni che possono anticipare le scelte da assumersi in Europa e nel mondo.
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