Pedalare con i campioni non è un atto di narcisismo e neppure una forma di orgoglio da parte di chi si sente temporaneamente baciato dalla fortuna di stare bene e di poter partecipare, è qualcosa di molto di più, forse la ricerca di quell’unione di cui le grandi manifestazioni sportive sono conferma, voglia di comunicare la bellezza dello stare insieme, di condividere, desiderio di stabilire un patto di rispetto con quella natura che da questa parti è bella, esuberante, prodiga, capace di riconciliare con i colori e con i silenzi.
La “Pedala con i campioni”, la manifestazione dedicata all’indimenticabile Michele Scarponi e svoltasi lo scorso 8 dicembre a Brinzio, non è solo questo, è riconoscenza di chi ha fatto della speranza un sistema di vita acceso sulla sfortuna, sui bisogni e le necessità di chi è meno fortunato, un modo leale per dire ci siamo, la bici non mente, è sempre pronta a regalare un segno della sua presenza nel cuore della gente semplice, quella che sa aprire il proprio cuore al richiamo della speranza.
Brinzio, punto di partenza e di arrivo, un paese unico, bello nelle sue corti, nei suoi angoli pittoreschi, nel suo verde, nell’attenzione della sua gente che si stringe attorno a una bellezza che chiede di essere amata e conservata con tutta la cura e l’amore del caso.
Partire da Brinzio è un po’ come lasciarsi affascinare dalla forza persuasiva del paesaggio prealpino con le sue vette, le sue asperità, i suoi verdi, le sue valli che giocano a nascondino tra laghi, laghetti, fiumi e torrenti, casolari e mulini, è come tuffarsi in quel mondo che sopravvive nonostante le crisi, la globalizzazione, quasi volesse confermare la forza rassicurante di una storia che non si lascia convincere dalle chimere di un progresso a tratti prevaricante e violento.
Mentre ti guardi attorno e cerchi le vette del Rosa sullo sfondo, ti lasci coccolare dai discorsi puliti dei tuoi compagni di viaggio e ti rendi conto che c’è ancora tanta passione, tanta voglia di concorrere, di sentirsi popolo, di godere delle straordinarie bellezze della vita, di cui la bici è avanguardia capace di difendere l’essere umano dalle lusinghe di illusioni o facili promesse.
A settant’anni puoi ancora essere felice trovandoti immerso in un mare di bici, caschi, colori, tra persone che parlano di emozioni, sentimenti, puoi ancora pensare che non ci sia mai nulla di così troppo definito da impedire all’essere umano di trovare dentro e fuori di sé qualcosa che assomigli davvero alla felicità.
Nella galleria fotografica immagini della “Pedala con i campioni” (Photo Giordano Azzimonti)
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