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Società

DISCO ROTTO

LUISA NEGRI - 14/12/2018

discotecaLa solita musica. Ma questa volta si accompagna a una tragedia: la morte di cinque minori e di una giovane donna, madre di quattro figli, e numerosi feriti gravi.

È quanto successo a Corinaldo, la mattina dell’8 dicembre scorso, nella discoteca Lanterna Azzurra, dove doveva tenersi il mai avvenuto concerto di Sfera Ebbasta, giovane cantante trap.

Più volte avevamo scritto su RMFonline di inaccettabili eventi accaduti agli adolescenti frequentatori delle discoteche, non solo italiane: episodi di intolleranza e di violenze, di botte, di ferimenti, se non di morte. Ricordiamone uno per tutti, tra i più cinici e brutali: il caso di un ragazzo massacrato e ucciso a suon di botte -una vera mattanza- per aver difeso la sua ragazza oltraggiata, senza che nessuno alzasse un dito per aiutarlo.

È sempre stata nostra convinzione che si debba tenere alto il livello di guardia, richiamando anche alle responsabilità di chi, prima di tutti genitori e insegnanti, dovrebbe esercitare più attenzione per la salvaguardia dei tanti giovani che escono di casa con l’idea di andare a divertirsi e invece devono poi amaramente confrontarsi con gli eccessi dello sballo o delle risse.

Né avevamo nascosto la preoccupazione che si dovesse intervenire per evitare il ripetersi di vicende analoghe: ci sono purtroppo non poche discoteche dove girano stupefacenti e alcol a gogo, mentre l’età dei frequentatori, come risulta anche da quest’ultimo episodio, si abbassa continuamente. La necessità di difendere i giovanissimi da frequentazioni di locali non garantiti si fa dopo quest’ultima tragedia ancora più pressante.

Il “basta” di Paolo Crepet, uno che di problemi di giovani s’intende, è risuonato chiaro e forte dopo l’annuncio di quanto accaduto alla Lanterna Azzurra e la visione delle raccapriccianti immagini: con la disordinata fuga di massa dal salone dove stavano, pigiati a dismisura, i giovanissimi. Appena prima che il crollo del passaggio esterno creasse il peggio, ammassando corpi su corpi.

Crepet ha denunciato il forte sbandamento educativo in atto tra i giovani, sottolineando come la complicità degli adulti, spesso proprio i genitori, faciliti un modus vivendi che uccide in loro ogni desiderio, passione, e progetto di vita.

Con Crepet hanno detto basta in tanti all’incoscienza e all’ingordigia di chi vende biglietti oltre il dovuto, e se ne infischia di rispettare le regole. E hanno detto basta anche a quei genitori che assentono a lasciare i giovanissmi figli in balia di orari e compagnie sbagliate senza esercitare un adeguato controllo. Ci si può divertire, lo pensano in molti, anche in orari più decenti, in prima serata, senza tirar mattina: e non devono più essere fruibili locali inidonei che non sono adeguati e a norma. O che, come in questo caso, promettono ai possessori del biglietto la presenza alle 22,05 dell’artista che invece, a quell’ora, è da tutt’altra parte, costringendo a un’attesa senza fine.

È evidente in proposito che le responsabilità da ricercarsi nella discoteca in questione non potranno focalizzarsi esclusivamente sull’utilizzo dello spray al peperoncino: se la struttura fosse stata controllata secondo le norme prestabilite, adeguata ad accogliere al meglio i giovani, dotata di un servizio di controllo e di un impianto di sicurezza ineccepibile, quasi certamente la fuga dei ragazzi non si sarebbe conclusa così tragicamente. Se si fosse verificata qualunque altra dispersione di gas nocivo o irritante la conseguenza sarebbe potuta essere probabilmente non diversa, visto il sovrannumero dei presenti in un edificio che ha rivelato, nel suo disfacimento, problemi di inadeguatezza e solidità.

Purtroppo l’evento tragico riflette una situazione già vista, un degrado morale intessuto di menefreghismo : siamo un paese adagiato beatamente, per consuetudine, nella irregolarità e nell’abuso edilizio -causa di drammi anche recenti, di crolli, di alluvioni, terremoti e altro- e siamo un paese di sprovveduti che non sanno proteggere i propri giovani né richiedere l’osservanza delle regole. Che non sanno dire loro quel basta invocato da Crepet per paura di sentirsi rinfacciare che gli adulti non li sanno capire.

Ma è sempre stato necessario che toccasse ai padri proteggere i figli. É un loro dovere.

E bisogna che anche gli artisti si facciano carico delle loro responsabilità. Soprattutto i più noti e affermati. A partire dai più ‘maturi’ che si sono costruiti una carriera grazie anche ai loro fedeli, ormai vaccinati fans. Mettano da parte la loro esagerata voglia di esaltazione e di numeri. Si parlino tra loro e parlino coi fans e i colleghi più giovani, diano per prime le regole. Gli altri si adegueranno velocemente.

O è così anormale voler tornare a una più sana normalità? Di orari, di guadagni, di rispetto: dell’uso di un gergo meno aggressivo e anche del recupero delle ore di sonno. Per rispetto anche di quanti vorrebbero godere serate estive fatte di serenità piuttosto che di insonnia da musica martellante.

Sarebbe meraviglioso se i maître à penser della canzone avessero davvero voglia di fare una vera, autentica rivoluzione. Tra essi ci sono anche i rappresentanti delle generazioni dei nonni di oggi, gli ex inquieti ragazzi degli anni Sessanta, che potrebbero svolgere un ruolo non marginale visti i numeri che ancora fanno nell’avvicinarsi ai giovani fans.

Altrimenti dovrebbero dichiararsi finti profeti incanutiti dagli anni, gioppini ammantati di stoppa e di fuffa nascosti dietro una maschera di evergreen ?

Certo che no.

Ci vengono in mente i versi di un cantautore quieto, ma ironico e pungente di allora Giorgio Gaber. Forse si potrebbe ripartire da qui.

L’appartenenza
non è uno sforzo di un civile stare insieme
non è il confronto di un normale stare bene
L’appartenenza
è avere gli altri dentro di sé
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