Che Matteo Salvini abbia cambiato registro lo hanno capito tutti. Qualche anno fa scandiva in coro con la birra in mano “senti che puzza, scappano anche i cani, sono arrivati i napoletani” mentre sabato scorso al raduno della Lega a Roma citava Martin Luther King e ripeteva con Alcide De Gasperi la celebre massima “il politico bada alle prossime elezioni, lo statista alle prossime generazioni”. A quale delle due categorie Matteo appartenga lo dirà il futuro. Per ora è lecito pensare che abbia cambiato letture o che abbia assunto un nuovo spin doctor per la strategia d’immagine o un ghost writer per i discorsi pubblici.
Non tutti i leghisti scaricati a Roma da decine di pullman hanno già assimilato la nuova strategia politica del capo. Mentre il leader parla sul palco di “amore e speranza” e sussurra che “la vita è troppo breve per perdere tempo in odio e polemiche”, il suo popolo attacca l’Europa dei banchieri e degli zerovirgola, inveisce contro i demoni delle multinazionali e inalbera cartelli contro l’euro. Ma il Salvini ecumenico spiazza tutti e chiede “il mandato di andare a trattare con l’Unione Europea non come ministro, ma a nome di sessanta milioni di italiani che vogliono lasciare ai loro figli e nipoti un’Italia migliore”. Insomma si candida a premier.
Il proposito è nobile ma buona parte degli italiani che Salvini vorrebbe rappresentare a Bruxelles è convinta che l’Unione europea sia un bene per l’Italia e che andare allo scontro sia un errore. Conosciamo i ritornelli antieuropeisti che ascoltiamo ogni giorno al bar, l’Europa ci costa un occhio, ha troppi funzionari, si occupa più della pesca delle vongole che dei migranti, usa due pesi e due misure con gli Stati membri, fa mille storie per il nostro debito pubblico, ci tiene in scacco con lo spread e c’impone perfino di pagare i sacchetti al supermercato. Dove sono, si chiedono gli euroscettici, i vantaggi di farne parte? Perché mai dovremmo preoccuparci di mantenerla in buona salute?
La prima risposta sono 70 anni di pace. I nostri nonni si facevano la guerra, noi possiamo fidarci dei vicini, sottolinea il documento scritto dalla Rappresentanza Italiana della Ue per i sessant’anni del trattato che istituì la comunità economica. La casa comune europea garantisce la coesistenza anche se, come in ogni famiglia, capita di litigare. Oggi oltre 500 milioni di europei vivono in armonia e libertà grazie all’Unione. La seconda risposta, articolata, sono i vantaggi del mercato unico (30 milioni di imprese), la libertà di viaggiare e l’influenza politica esercitata dal blocco comune di ventotto Paesi (compreso il Regno Unito che nel giugno 2016 ha deciso di uscire dalla Ue con referendum).
Parliamo di fondi europei. La Ue aiuta le regioni italiane più fragili, dalla ricostruzione post terremoto de L’Aquila allo sviluppo del micro credito in Sardegna. I finanziamenti promuovono lo sviluppo urbano e l’occupazione, sorreggono l’agricoltura, la ricerca e l’innovazione. Nella programmazione di sette anni 2014-2020 le risorse destinate alla politica regionale italiana ammontano a 32,8 miliardi. Quanto al turismo, l’Europa è la destinazione più popolare al mondo ed è la più amata dagli stessi europei. I cittadini della Ue compiono tre quarti dei propri viaggi in un Paese dell’Unione e cinque viaggiatori su sei provengono dall’Europa.
Emergenza clima. La Ue è leader mondiale nell’azione per l’ambiente e applica il principio che “chi inquina paga”. Polveri sottili, smog e gas di scarico, l’Unione esercita pressioni a livello internazionale a favore della protezione dell’habitat e si è posta obiettivi ambiziosi per ridurre le emissioni di CO2, un gas a effetto serra che contribuisce al riscaldamento globale. Alla fine del 2015, oltre 190 Paesi hanno sottoscritto a Parigi un’intesa storica sul clima, entrata in vigore alla fine del 2016.
Altra freccia all’arco degli europeisti, la formazione dei giovani. Con la Ue i ragazzi vanno all’estero a studiare. Erasmus, il più importante programma per studenti, tirocinanti e insegnanti al mondo, ha celebrato nel 2017 il trentesimo anniversario e nove milioni di ragazzi ne hanno già beneficiato. La Ue è il primo donatore di aiuti umanitari al mondo (56% dei fondi contro il 24% degli Usa) e salva migliaia di vite umane. Che faccia fronte alla carestia in Somalia o alla crisi dei rifugiati a Mosul in Iraq o intervenga dopo il terremoto in Nepal, è presente con il suo sostegno nelle situazioni di crisi e calamità ovunque nel mondo.
Poi ci sono i miti da sfatare, conclude il documento sull’integrazione sovranazionale. Molti credono che caterve di funzionari a Bruxelles vivano nel lusso a spese dei contribuenti europei, in realtà meno del 6% del bilancio va per l’amministrazione, stipendi, pensioni, affitto degli edifici, servizi, costi di cancelleria ecc. Infine la questione trasparenza. Il bilancio europeo ammonta a 960 miliardi di euro per il settennato in corso nei 28 Paesi. Per avere un termine di paragone quello italiano è di quasi 800 miliardi l’anno. I funzionari sono 55 mila per 508 milioni di cittadini europei, in Italia nel 2014 i funzionari delle Regioni erano 64 mila per 58 milioni di abitanti.
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