Quello che davvero spaventa è, al termine delle elezioni dei rappresentanti della cittadinanza nelle istituzioni politiche o delle votazioni referendarie, il numero di coloro che non sono andati a votare. È un numero così alto da palesare una vera e propria sconfitta di tutti quelli che gestiscono gli enti pubblici.
È necessario pertanto, per questi, cercare di coinvolgere il più possibile i cittadini interessati o interessabili nelle diverse decisioni che assume il Comune. Tutti devono avere la possibilità di trovare un’adeguata risposta alle proprie istanze e magari di avere una risposta contraria, ma questa deve sempre esserci.
La Giunta comunale l’abbiamo trovata non particolarmente interessata alla questione. In generale da questo piede zoppicano tutte le istituzioni che in Italia ho cercato di contattare ovvero con le quali si è cercato di attivare una partecipazione se non altro allo scopo di poter fornire un parere alle iniziative che venivano prese.
Citiamo a questo proposito sia la Convenzione di Aarhus sia il Testo unico in materia ambientale. Abbiamo tristemente constatato come venga sempre cercato, da parte degli enti pubblici, il sistema (con inauditi garbugli) per eludere questo tipo di possibilità.
Adesso il Comune di Varese, attraverso l’opera alla commissione affari generali, cerca di soddisfare con nuovi strumenti questa necessità.
Cittadini, associazioni e realtà che operano a vario titolo, comprese quelle giovanili, saranno, infatti, chiamate a interessarsi all’argomento, ma non c’è alcuna nostalgia delle vecchie circoscrizioni, considerate un appesantimento burocratico, con le quali quest’idea non avrà nulla a che vedere. Il progetto consta di un regolamento articolato.
Il principio ispiratore è la sussidiarietà e si guarda anche a modelli di altre città. In particolare si è analizzato quanto realizzato da Parma dove sono stati introdotti e diffusi i Ccv, Consigli cittadini volontari.
Come sono fatti i Consigli di quartiere? Nel regolamento in costruzione presso il Comune di Varese. Questo sta fissando le linee guida, individuando ruoli, sedi, tempistiche e modalità operative.
Alla loro base è posta la partecipazione dei cittadini e il dialogo con il Comune.
I consigli di quartiere saranno in tutto dodici, con 140 consiglieri e 65mila cittadini potenzialmente coinvolti, visto che potranno partecipare i varesini dai sedici anni in su.
Saranno costituiti da un numero variabile di persone, a seconda della dimensione demografica dei diversi ambiti cittadini: i consigli di quartieri sotto i 4000 abitanti avranno sette consiglieri, quelli che hanno una popolazione tra 4000 e 8000 persone avranno undici consiglieri, mentre quindici consiglieri saranno previsti solo per quelli oltre gli ottomila cittadini. Di fatto questi ultimi saranno costituiti solo dal centro e dalle Bustecche.
I consiglieri verranno eletti con un metodo che prevede che il 70% siano indicati dal consiglio comunale secondo un sistema di liste tra consiglieri, e per il 30% sorteggiati da liste di cittadini. Ogni consigliere durerà in carica cinque anni. Tra loro verrà nominato un coordinatore che dura invece 30 mesi, e un coordinatore vicario che dura anch’esso 30 mesi. Unica richiesta per tutti è che i consiglieri di quartiere siano residenti nel quartiere stesso.
I consigli di quartiere possono essere convocati da sindaco, presidente consiglio, presidenti di commissione, oppure da un quinto consigliere di quartiere o, infine, da 50 cittadini. Il consiglio può fare segnalazioni all’assessore competente, o istanze proposte alla commissione competente. Un’assemblea di quartiere aperta ai cittadini, dovrebbe essere convocata almeno una volta all’anno.
Suggestiva è l’idea emergente nella bozza di regolamento che istituisce, una volta all’anno la “Camminata di Quartiere”: questa iniziativa è proprio tratta dal regolamento di Parma. Può sembrare folcloristico, ma è un modo, una volta all’anno, di approfondire la conoscenza delle diverse zone comunali e di esporre, a sindaco e assessori che vi partecipano, le istanze del quartiere.
Morale: le ragioni alla base di questa proposta sono condivisibili. Il palazzo deve dimostrarsi all’altezza di una simile decisione. In molti casi, ora, il comune di Varese non ha risposto alle lettere da me inviate e quasi mai è nato un dialogo costruttivo tra Terzo settore e Comune per risolvere problemi che sono legati alla qualità della vita dei cittadini che non vengono presi in carico dagli amministratori. Questo è quanto vorrei.
La partecipazione popolare e si fa attraverso la risposta alle domande poste e al coinvolgimento sociale nelle decisioni assunte dagli enti istituzionali. Deve essere stabilito un tempo contenuto per rispondere e deve essere stabilita anche una casistica precisa delle modalità necessarie perché possa aversi una partecipazione dei cittadini alle decisioni del palazzo. Partecipazione volta solo ad esprimere un semplice parere.
Il regolamento deve normare tutto questo e inoltre deve essere stabilito un tetto in danaro che il palazzo concede perché possa essere attivato quanto proposto dai Consigli di zona.
Non deve essere fatto, per mancanza di volontà, un finto regalo ai cittadini. Occorre evitare ci possa essere anche la partitocrazia a bloccare un simile sforzo. Il popolo deve essere difeso davanti a politici senza scrupoli che possono tramutare delle utopie in illusioni.
Potrebbe essere magari, più semplice, tenere aperta una finestra attraverso la quale i cittadini singoli possano segnalare le problematiche che vivono o che vedono, e responsabilizzare le diverse associazioni già esistenti in Comune, perché indichino gli argomenti che l’ente pubblico deve affrontare per venire incontro alle esigenze della socialità.
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