Il boccalone o persico trota è un pesce delle nostre acque, che fornisce delicatissimi filetti molto gustosi in tante ricette, caratterizzato dall’avere una bocca molto ampia dando al pescatore l’impressione d’essere una preda facile in quanto si lascia attirare da esche molto semplici, anche un filo di lana rossa annodata sull’amo. Da qui il detto “sei proprio un boccalone” riferito ai creduloni, agli ingenui che credono a tutto quello che viene loro raccontato, quindi facili vittime di bugie, balle, fake news per cui semplice coinvolgerli e convincerli a idee fatue, illogiche, addirittura assurde.
“Sei un boccalone” è detto spesso con simpatia, con bonomia ad amici e conoscenti quando cascano vittime dei furbetti, ossia “soggetti che si comportano in modo fraudolento violando le regole (vocabolario Treccani)”.
Tra i boccaloni è possibile annoverare anche certi governanti europei che credono possibile risolvere il grave problema delle migrazioni chiudendo i confini dei loro Stati con reti metalliche. La disperazione fa affrontare con maggior determinazione i sacrifici imposti e nulla si risolve.
In Europa annullare le frontiere fu una grande idea che diede la possibilità di liberi scambi, di libera circolazione facendo fare un grande balzo positivo alle economie. La libertà di transito ha aperto grande possibilità d’accesso, ma ciò non voleva dire abolire un controllo intelligente.
Noi varesini abbiamo vissuto in prima persona i problemi della frontiera, della dogana proprio perché confinanti con la Svizzera. Quando andavamo in Svizzera mostravamo i documenti, ma principalmente la carta verde che garantiva l’assicurazione per l’estero. Gli agenti svizzeri chiedevano “el gà de dichiarà un quai coss?” Al ritorno si doveva mostrare ai nostri doganieri sigarette e tavolette di cioccolato che se in eccesso dovevano essere sdoganate.
Tutti sappiamo che durante l’ultimo conflitto la frontiera ha salvato molti ebrei ma anche tanti ragazzi che volevano sfuggire alla leva di Salò. Per molti non fu una fuga passiva, ma un momento di resistenza perché agirono dalla Svizzera contro il nazifascismo in modo diverso rispetto alla guerriglia partigiana. Ma molti altri rientrarono in Italia clandestinamente da confini diversi per raggiungere la repubblica dell’Ossola.
Torniamo a meditare sui boccaloni umani: l’esperienza ci mostra che i pescatori di queste figure sono spietatamente abili ed agiscono prevalentemente sui social con abilissime fake neus, ma anche sui giornali e su certe TV. Il boccalone umano è classificabile tra i così detti “sempliciotti”, dotati di scarso senso critico, assolutamente non diffidenti. I boccaloni sono inesorabilmente vittime delle campagne pubblicitarie della varie “grandi marche” che si servono non di piccoli ami con la lana rossa, ma di sottili, finissime, suadenti, affascinanti reti che manovrate dagli abili esperti della scienza della comunicazione sono capaci di catturare sciami di prede.
I boccaloni credono sincere le espressioni di apparente passione che i politici dei nostri giorni sparano in ogni momento. Espressioni cariche di volgarità, di parole spesso insultanti, false, ingiuste, ciniche. Espressioni costruite con fine strategia che confondono e seducono molti. Questa tecnica suadente è possibile appunto grazie alle trasmissioni televisive, alle comunicazioni tramite i social. Sui giornali, sul cartaceo il loro fascino si ridurrebbe e spiccherebbe la loro malafede, evidenziando addirittura un ‘eventuale reato di diffamazione, che resta occulto nelle convulse parole e frasi che vengono scaricate nella comunicazione tecnologica. Nella stampa le parole sono lì fisse, chiare, ineluttabili; le vedi quasi scolpite. Sullo schermo scivolano via, fluide assieme alle immagini, che ti prendono emotivamente con i loro movimenti, colori, magari anche con musiche.
Avete mai giocato con una goccia di mercurio? Il così detto argento vivo? Ebbene ho sempre l’impressione d’avere a che fare con una situazione analoga quando mi ritrovo con in mano certe odierne nuove metodiche. È veramente difficile cercare d’afferare la verità: dove è finita, dove è scivolata?
“Io mi arrabbio e si arrabbiano i sessanta milioni di Italiani che … ” Frase grave, pronunciata con studiata foga, che fa diventare gli italiani un popolo di gonzi, incapaci di decisioni critiche, pericolosissime perché trascinano gli inesperti a dare giudizi, a prendere decisioni di cui non hanno la facoltà di realizzare le conseguenze. Non viene spiegato tutto il problema, i positivi ed i negativi dell’oggetto, ma lui è i sessanta milioni di italiani che con lui esprimono rabbia. Se quelle parole fossero stampate ci sarebbe il tempo di pensarci su, invece sullo schermo sono comparse immagini che possono maggiormente trascinare in un’unica direzione, ledere subdolamente la libertà di pensiero anche perché non sempre viene messa in uguale evidenza una opinione contraria.
Non si è al limite del lecito? Sia da parte del parolaio, sia da parte della regia, che c’è in TV, ma non sui tablet e sugli smart phone dove la rabbia diventata anonima va a confluire nel calderone delle fake news.
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