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Economia

COME AL CIRCO

GIANFRANCO FABI - 30/11/2018

equilibristaCome un equilibrista che si muove su di un filo teso nel tendone di un circo. Senza rete, ondeggiando pericolosamente tra gli applausi e l’ammirazione del pubblico. Ecco, l’Italia è così. Ha iniziato una nuova strada, con nuovi partiti, nuovi obiettivi politici, nuovi rapporti con gli altri paesi dell’Unione europea. Il Governo del cambiamento, come si è autodefinito, ha per ora dimostrato di avere tre obiettivi: 1) dimostrare che tutto quanto fatto dai precedenti governi era sbagliato; 2) affermare che le colpe dei problemi italiani sono in gran parte da attribuire all’Europa; 3) vincere la battaglia del consenso muovendosi come in un campagna elettorale permanente. E ha raccolto grandi consensi giocando con il fuoco.

La manovra finanziaria ne è un esempio. Per attuare gli impegni presi Lega e 5stelle hanno scoperto che ci vogliono tanti soldi, almeno venti miliardi di euro per avviare reddito di cittadinanza e contro-riforma delle pensioni. Ecco allora la grande decisione strategica: se i soldi non ci sono li prendiamo a prestito, aumentiamo il deficit e speriamo che le maggiori spese portino ad una crescita economica capace di aumentare il gettito fiscale e quindi le entrate dello Stato.

Alzare il deficit dell’1,5% (dallo 0,9 promesso a maggio al 2,4 deciso a settembre) vuol dire chiedere 30 miliardi in più ai risparmiatori. In più perché il prossimo anno lo Stato dovrà trovare 70 miliardi per gli interessi sul debito e 400 miliardi per rinnovare i titoli in scadenza. In pratica le riforme che il Governo intende fare, dal reddito di cittadinanza alla quota cento per le pensioni, dovranno essere pagate con il soldi degli altri perché il gettito fiscale e le altre entrate dello Stato non bastano a coprire le nuove spese.

Ebbene nelle scorse settimane è arrivato un pessimo segnale con la mancata risposta dei cittadini-risparmiatori alla nuova offerta di titoli di Stato, di quei BTp Italia che tanto successo avevano costantemente avuto nelle emissioni precedenti. Nell’offerta pubblica sono stati raccolti 860 milioni, poca cosa, rispetto ai quattro/cinque miliardi attesi.

Il segnale è particolarmente negativo perché questa offerta non era diretta, nei giorni iniziali, alla generalità dei mercati finanziari, ai fondi di investimenti, ai cosiddetti “poteri forti”. Ma era un collocamento riservato al pubblico cosiddetto “retail”, cioè ai piccoli risparmiatori, alle famiglie, alle imprese. Ebbene a fronte di una disponibilità finanziaria, cioè un risparmio teoricamente disponibile, di oltre 1.500 miliardi gli italiani ne hanno affidato meno di uno al finanziamento dei conti pubblici. Si potrebbe dire che mentre il livello di consenso verso il Governo appare, secondo i sondaggi, ancora molto alto, il livello di fiducia finanziaria è sceso invece ai minimi termini. Gli italiani hanno votato con il portafoglio e non si sono fidati di prestare anche solo una piccola parte dei loro risparmi all’attuale Governo.

E le prospettive a queste punto sono preoccupanti se i mercati non torneranno ad avere fiducia nell’Italia. Che cosa succederà per le nuove emissioni di titoli pubblici da collocare sul mercato? Per il BTp Italia non è bastato un tasso di interesse particolarmente favorevole, un punto in più rispetto all’emissione dello scorso anno, e neppure le tradizionali agevolazioni fiscali, l’indicizzazione all’inflazione e il piccolo premio per chi mantiene i titoli fino alla scadenza. Ha pesato di più la prospettiva di un nuovo aumento dei tassi di interesse oltre che il rischio per la sostenibilità complessiva del debito pubblico.

Anche perché, come ha rilevato la Banca d’Italia, in sei mesi la ricchezza degli italiani è diminuita di 85 miliardi a causa dell’aumento dei tassi di interesse e del conseguente crollo del valore dei titoli pubblici e del mercato azionario. Valori che sono semplicemente andati in fumo con effetti sicuramente depressivi a medio termine sull’economia. Dietro ai numerini c’è il risparmio e le speranze delle famiglia per il futuro. Forse l’equilibrista dovrebbe pensare che vanno bene gli applausi del pubblico, ma ancora meglio sarebbe arrivare alla fine della corda senza cadere.

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