La tristezza di Lucia. Non la Mondella, di manzoniana memoria, la Bosetti: le promesse e gli sposi non hanno nulla da spartire. O meglio, le promesse forse sì: quelle di una squadra – di addirittura gentile identificazione (Villa Cortese) e di notevole consolidato valore – che pretendeva di rafforzarlo rispetto a tutte le altre.
Non solo speranze, quindi, ma anche promesse. Se, poi, non si avverano in tutto e per tutto brucia e brucia ancor più se a far sì che non prendano forma concreta è proprio la rivale di sempre. La nemica, insomma, quella cui vorresti eternamente mostrare la schiena pur apprezzabile fin che si vuole ma che gli avversari non gradiscono mai trovarsi dinnanzi. Insomma la schiena della nemica Yamamay.
Nemica si fa per dire, è chiaro. Ma è altrettanto chiaro che quando c’è di mezzo il campanile e le campane che da Busto suonano a festa quasi a spargere nell’aria sensazioni di gioia non risuonano ma rimbombano con un sottofondo tra l’ironico ed il sinistro dalla parte opposta.
E può anche capitare che il tutto concili l’apparire di una certa umidità dalle parti di occhi belli e degni, certo, di ben altro utilizzo. Altro che gioia! Anche perché, pur con tutti gli sforzi, non si riuscirebbe a interpretare il loro suono come fuori posto. Non solo ma pur su un fronte opposto, non si può far a meno di ammettere che quel suono festoso, quella gioia nell’aria ci stia proprio ma proprio tutti.
Gioia per una squadra che, nell’ambito di valori ben noti, si è ampiamente superata grazie ad una forma superba, interminabile, strepitosa, al di là di ogni previsione e che ha fatto in modo che quel suono di campane assumesse quasi toni di una marcia trionfale.
Che Lucia (quale immagine di Villa Cortese, è ovvio) da un trionfo della Yamamay non possa trarre motivi di giubilo è pacifico.
Un po’ di tristezza è, dunque, logico che rimanga ma è altrettanto logico che, man mano, svanisca, quando Lucia (e compagne), volgendo lo sguardo a distanza – superando, cioè, i limiti del campionato, in cui, peraltro, il secondo posto di Villa è pur apprezzabilissimo – prendano atto, viaggiando verso Baku, del loro ottimo comportamento in Champions League senza dubbio degno di pieni consensi.
Torna, allora, il sorriso mentre anche le campane di Villa hanno sacrosanto diritto di suonare gioiose.
Che è come dire che, da qualunque parte si voglia guardare, il Varesotto, nella pallavolo femminile, meriti la libera docenza. Con Yamamay e Villa Cortese a spartirsi le cattedre.
You must be logged in to post a comment Login