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Cultura

NUOVA PSICANALISI

LIVIO GHIRINGHELLI - 23/11/2018

reichWilhelm Reich (1887-1957), psicanalista austriaco, si distingue fra i dissidenti freudiani della seconda generazione. Il suo è un itinerario quasi opposto a quello di Jung. Con Freud è dapprima un incontro, poi uno scontro.

Reich è membro della Società psicanalitica di Vienna dal 1920. Dopo precoci studi di biologia, si laurea in medicina nel 1922. Di idee umanitarie e socialiste dopo il 1927 si avvicina a posizioni politiche rivoluzionarie, entrando in conflitto con l’ortodossia freudiana.

Si attiva a Vienna prima del 1930 in consultori psicanalitici popolari, quindi a Berlino si occupa dei problemi sessuali dei giovani, fondando la Sexpol (Associazione per una politica sessuale proletaria) all’interno del PC tedesco. L’Associazione raggiunge quasi cinquantamila iscritti. Nel 1933, in seguito alla pubblicazione dell’opera Psicologia di massa del fascismo è espulso dal partito e subisce le persecuzioni hitleriane, per cui è costretto all’esilio negli Stati Uniti nel 1939 e fonda nel Maine un Orgone Institute.

L’orgone è la manifestazione della libido intesa come energia cosmica primordiale, onnipresente in natura, quantificabile e misurabile.

Dal 1947 entra in conflitto con le autorità americane per le sue idee politiche e perché cerca di curare le malattie fisiche attraverso ricerche sulla natura bioelettrica dei fenomeni sessuali. Rifiuta di comparire in giudizio e nel 1956 è condannato a due anni di prigione. Muore nel novembre del 1957 nel penitenziario di Lewisburg.

Il suo pensiero è dominato dalla centralità della componente sessuale, che anzi accentua rispetto a Freud. Interpreta la sua rimozione in termini di repressione operata dalla società, più che in termini di dinamica propria dell’individuo.

Il processo che Freud ricollega allo sviluppo dell’umanità nel suo complesso viene storicizzato da Reich come uno strumento di dominio delle classi egemoni, riferendosi esplicitamente a Marx. Ne risultano pertanto personalità remissive e conservatrici. Attraverso l’analisi dei discorsi e della pubblicistica di regime coglie nel nazismo una componente sadico-aggressiva, che deriva dalla repressione sul piano della personalità, ma soprattutto sessuale, operata dalla società capitalistica. Ecco che la rivoluzione sessuale diventa allora un recupero della naturale socialità umana, rivolta antiautoritaria d’emancipazione politica.

Come nell’opera coeva Analisi del carattere Reich distingue tre strati nella struttura biopsichica: 1) superficiale, tipico dell’uomo medio moderato, cortese, caritatevole, conscio del proprio dovere, strato che non rivela alcun contatto con il profondo nucleo biologico dell’uomo ; 2) caratteriale intermedio, composto di impulsi crudeli, sadici, sessualmente lascivi, rapaci, dettati dall’invidia (è l’inconscio, il rimosso di Freud); in termini sessuo-economici si tratta della somma di tutte le pulsioni secondarie. L’inconscio di Freud, l’aspetto antisociale dell’uomo non era che il risultato secondario della repressione delle pulsioni biologiche primarie. 3) Il terzo e più profondo strato è dato dal nucleo biologico, in cui l’uomo, in circostanze sociali favorevoli, è visto come un animale onesto, cooperativo, capace di amare o di odiare razionalmente. Per arrivarci è necessario eliminare la falsa superficie apparentemente sociale, fare cadere la maschera dell’educazione. La socialità naturale non appare però immediatamente, appare soltanto lo strato caratteriale sadico-pervertito, che è una deviazione inibitoria di qualsiasi autentica espressione vitale.

Gli ideali etici e sociali del liberalismo si ritrovano come autocontrollo, tolleranza, ma gli è sconosciuta la naturale socialità del terzo strato. La lotta delle norme etiche contro lo strato delle pulsioni secondarie dà scarso risultato. Il fascismo non rappresenta né lo strato superficiale, né quello più profondo, bensì le pulsioni secondarie. Lo caratterizza l’atteggiamento emozionale fondamentale dell’uomo represso autoritariamente dalla civiltà delle macchine e dalla concezione meccanicistico-mistica della vita.

L’Es freudiano, l’inconscio biologico naturale, per Reich è fondamentalmente positivo. Il comunismo primitivo, contrassegnato dalla collaborazione e dall’amore verso gli altri, è stato poi sommerso e soffocato dallo sviluppo della personalità basato sulla proprietà provata e sull’egocentrismo; ma quella struttura emerge nelle manifestazioni dell’arte, della scienza, della rivoluzione. La rivoluzione politica e quella sessuale si intrecciano strettamente. La funzione dell’orgasmo, opera pubblicata nel 1942, chiarisce che la libido ha una manifestazione energetica denominata orgone. Si tratta di un’energia che si autoregola in modo fisiologico, ma il processo sovente è interrotto dalla repressione sessuale di origine sociale, che determina impotenza.

Dal blocco dell’energia discendono le nevrosi, ingorghi che determinano deformazioni del carattere, intolleranze, aggressività fine a se stessa. La salute psichica dipende dalla potenza orgastica, dalla capacità di abbandono. Si privilegia l’atteggiamento caratteriale non nevrotico della capacità di amare.

Dall’angoscia nevrotica invece dipendono le Weltanschauungen, che negano la vita e sono la base delle dittature, che soffocano la democrazia.

Nella Rivoluzione sessuale (1936), opera ampiamente diffusa soltanto nel secondo dopoguerra, sono propugnati da Reich la necessità dei diritti sessuali degli adolescenti, il superamento della famiglia chiusa, coattiva, un’educazione gestita dallo Stato, l’abolizione delle strutture sessuo-repressive e moralistiche della società occidentale. Felicità individuale e liberazione sociale vengono a identificarsi. Mentre con Freud Reich riconosce il ruolo predominante della sessualità nell’eziologia delle nevrosi, rifiuta però le interpretazioni metapsicologiche volte all’affermazione di una pulsione di morte.

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