“Quattro pezzi facili” viene da dire parafrasando il titolo di un film, bello e dolente, di Bob Rafelson targato 1970, dove “i pezzi facili” erano in verità cinque e facevano riferimento a un libro di lezioni di musica per principianti. Passando dal grande schermo a quello più modesto, ma stringente per i varesini, della realtà politica e amministrativa c’è da registrare che la giunta Galimberti, in meno di un mese, ha messo a bilancio, fra le attività, quattro “pezzi” per nulla facili diversamente da quelli della fortunata pellicola americana.
Vediamoli in rapida sequenza: 1. L’avvio del completo rifacimento degli impianti di illuminazione ormai giunti al punto di non ritorno dopo lunghi anni di abbandono e insufficiente manutenzione 2. L’annunciata prossima disponibilità dei primi sessanta posti auto nel sospirato multipiano di via Sempione 3. La chiusura della gara d’appalto per la sistemazione urbanistica dell’area delle stazioni ferroviarie – sul piatto 18 milioni di lire – rimasta in forse per alcuni mesi in seguito ai continui dai e vai del governo Conte sul bando per le periferie varato dall’esecutivo Renzi 4. Il via libera al cantiere per il parcheggio di Giubiano dopo scontri e polemiche politiche e culturali durate oltre un decennio.
Va subito detto che la paternità dei primi due “pezzi” è della giunta Fontana bis e che ai suoi successori va riconosciuto il merito, per quanto riguarda l’autosilo di via Sempione, di aver trovato le risorse finanziarie per sbloccare un progetto che sembrava destinato al binario morto. I tempi biblici della giustizia amministrativa – causa il ricorso del secondo classificato nella gara d’appalto – avevano invece confinato in un limbo la patata bollente della illuminazione pubblica che vede da anni la città accesa/ spenta a macchia di leopardo con strade e brani di interi quartieri al buio o quanto meno relegati in una assai poco promettente penombra.
Gli ultimi due “pezzi” della composizione realizzativa vanno invece tutti ascritti alla giunta di centrosinistra che ha puntato forte sull’intervento urbanistico nell’ormai impresentabile area ferroviaria. Accantonati i progetti faraonici precedenti, si è passati in tempi brevi dalla parole ai fatti, ovvero a un progetto articolato confezionato da mano esperte, di cui tutti i varesini possono farsi un’idea dando un’occhiata attenta agli elaborati in mostra sotto il portico di Palazzo Estense, a sinistra dell’ingresso principale ai giardini.
Stando alle dichiarazioni dell’attivissimo assessore ai lavori pubblici Andrea Civati tutti gli elementi del puzzle sembrerebbero combaciare (il condizionale è tuttavia una cautela d’obbligo alle italiche latitudini …) con i soldi disponibili da gennaio e avvio dei lavori – con priorità alle piazze delle stazioni- in primavera. Complementare al maxi intervento delle stazioni è la costruzione del parcheggio di Giubiano al servizio della castellanza congestionata fino all’indecenza, e dell’ex Ospedale Del Ponte trasformato in polo pediatrico con una scelta urbanistica miope e sbagliata. IL Parking (317 posti auto) costruito da un privato in convenzione col Comune, sarà collegato con un sottopassaggio alla stazione Fs e quindi al centro. Lenirà le ferite viabilistiche e mette una croce definitiva sull’insensato tentativo delle giunte Fontana di costruirlo sotto il parco di Villa Augusta. Un’opzione sventata grazie soprattutto all’impegno dei movimenti civici cittadini (Floreat, ambientalisti, Varese 2.0) e alla battaglia in prima persona (2013) di Daniele Zanzi, allora presidente della Commissione del paesaggio, destituito dal sindaco per pretese incompatibilità professionali dichiarate poi del tutto infondate in sede giudiziale. A due anni e mezzo dal successo elettorale del giugno 2016, la giunta Galimberti, in tema di maxi interventi – tra ereditati e promossi in proprio – è di sicuro in attivo. Bisognerà vedere come si svilupperanno in concreto, per qualità, tempi e rigore esecutivo. Sarà bene in ogni caso restare coi piedi per terra e giocare le carte a disposizione con grande avvedutezza, rammentando comunque l’intramontabile massima trapattoniana: “Mai dire gatto se non ce l’hai nel sacco”.
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