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Cara Varese

TESORO CULTURALE

PIERFAUSTO VEDANI - 16/11/2018

valzerValzer par Vares è il titolo di un libro di poesie dialettali accompagnate dalla loro traduzione e da brevi racconti, tutti in lingua. L’autore di questo accattivante volume è Carlo Zanzi, noto scrittore varesino, rimasto giovanissimo di cuore e mente pur avendo raggiunto da tempo l’età della pensione come insegnante; l’editore è Pietro Macchione, uomo del Sud con un rimarcabile passato di attenzione e servizio alla nostra città come assessore e come operatore culturale.

La loro è una strana coppia: si sono fatti strada nella comunità, andando molto avanti, accomunati da una singolare caratteristica, scontata in Pietro, ma non in Carlo: nessuno dei due conosceva il dialetto. Come storico del lavoro della provincia, poi dell’evoluzione urbanistica della nostra città e infine da anni come editore, Macchione coglie oggi anche le sfumature dialettali. Zanzi invece ha sempre avuto il cognome come passaporto per il mondo bosino, ma ne è diventato apprezzato e premiato poeta dopo accurati studi. Una scelta singolare, fatta in età matura e partendo da zero perché in famiglia si parlava solo in italiano.

Il suo bilinguismo perfetto ha avuto riconoscimenti nella scuola nazionale e in ambito locale dalla Famiglia Bosina, preziosa custode della cultura e della storia della nostra gente e sempre protagonista di momenti della vita cittadina, dal tempo del Carnevale a quello dell’edizione del “Calandari”. Farà piacere a molti sapere che uno dei fondatori della Famiglia Bosina è stato Mario Lodi, direttore della Prealpina. A me, quando lo ricordo, succede invece di rivivere il momento in cui mi comunicò che avrebbe scelto di lasciare il giornale il 15 ottobre perché era il giorno in cui cominciai a lavorare in Prealpina grazie alla sua chiamata.

Valzer par Vares” : al risveglio me lo sono ritrovato sul cuscino, Carlo me lo aveva portato a casa, mia moglie conoscendo i problemi di sonno per chi ha lavorato di notte per decenni ha preferito sorbirsi la mia disapprovazione per la mancata sveglia perché con Carlo avrei iniziato l’approfondimento di un fenomeno che non è solo varesino: l’arretramento dell’uso del dialetto.

Non voglio qui approfondire, ma ha certamente conseguenze il primo approdo della lingua nazionale su territori nuovi, come il web, frequentati da altri idiomi, in passato ospiti impensabili oggi legati a usi e costumi connessi agli scambi commerciali, alle relazioni industriali, ai giovani che per lavoro o studio vanno all’estero ; ma ci si può riferire anche alla galassia- è un fenomeno mondiale- delle migrazioni.

L’alba idiomatica della nuova generazione italiana può mettere all’angolo il tesoro culturale rappresentato dai dialetti che, in modi diversi a seconda delle regioni, sono parte del motore formidabile delle tradizioni e della storia nazionale …

Noi a Varese qualche pietra del muro dialettale che non deve crollare e rimanere un riferimento piccolo ma rispettabile, la possiamo offrire continuando ad avere fiducia nell’azione della Famiglia Bosina e prendendo in considerazione una attività anche di promozione per il tramite della mano pubblica là dove ci possono essere dei riferimenti alla storia civica della cultura.

Mi rendo conto che a Varese potrebbe essere un’impresa da leggenda dopo la devastazione leghista: davvero un errore di portata cosmica promettere un mondo nuovo con forti richiami a usi e costumi già stritolati dal progresso e dalla storia nazionale.

C’ è comunque un filo, sottile ma solido, che unisce l’Italia dei dialetti, è quello dei poeti, degli scrittori, della cultura teatrale e musicale che reggono al trascorrere tempo e che uniscono tutti.

Se si pensa a questi valori, agli uomini di cultura e agli attori che li hanno diffusi in Italia e nel mondo, si può guardare e agire con serenità in sede locale. E avere sempre attenzione a Zanzi che non solo ha studiato alla perfezione il nostro dialetto ma lo accosta, lo abbina con sensibilità e garbo alla lingua nazionale.

È molto e non è un errore farsi accompagnare nel “Valzer per Varese”. Che è un monito per il nostro vivere di corsa e una dichiarazione di amore alla città.

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