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Opinioni

“NON SIAMO LA SERIE B”

ARTURO BORTOLUZZI - 17/03/2012

Colgo l’occasione fornita dai Venerdì di Bruno Belli, per dare il mio contributo in materia di gestione culturale nel Varesotto.

Prima di tutto: andiamo a esaminare la potenzialità del territorio varesino. Questo ha luoghi di cultura? Questi, se esistessero, sono attrezzati per richiamare un turismo sia interno sia esterno?

La risposta che posso dare alla prima domanda è positiva. Lo posso affermare con estrema facilità essendo il territorio varesino un’eccellenza planetaria potendo vantare ben quattro siti Unesco nel giro di pochi chilometri l’uno dall’altro.

Varese, certamente non gode di una concentrazione culturale di altissimo livello ma, invece, di una pluralità di piccole presenze che per realizzare un unicum vanno legate tra loro a rete. A loro volta, queste, così riunite, vanno legate a due sistemi: uno di accoglienza (alberghi e ristoranti), uno di trasporto.

Il piano turistico varesino attualmente in discussione segue questa metodologia?

Rispondo anche alla seconda domanda.

Ho paura di no: temo che il fatto d’avere sbagliato in precedenza (con il passato piano turistico, che puntava unicamente sul turismo congressuale e sullo sport ma non sulla cultura), costituisca un precedente che la politica non ha coraggio di toccare completamente. Va costituito un sistema e questo deve imporsi sulle gelosie e sui protagonismi localistici.

In secondo luogo, affrontiamo il tema spettacoli: ho trovato scritto giustamente che gli organizzatori dei singoli spettacoli nei comuni della provincia di Varese mostrano unicamente una soddisfazione nel realizzare una manifestazione che abbia successo e non hanno, invece, una attenzione alla visibilità del sistema.

Un esempio lampante è fornito di Flavio Caroli che ha voluto annunciare una prossima mostra di Bernard solo al MAGA di Gallarate senza che vi sia alcuna condivisione nel territorio.

Allo stesso modo si comportano gli enti locali, più preoccupati a fare per sé, che a guardare a collegamenti sia al proprio interno (verso altri enti pubblici e/o verso altri enti privati), sia all’esterno (verso altri enti pubblici e/o verso altri enti privati).

Per esempio: quante sono le iniziative culturali in cui vi è una collaborazione intercomunale? Quanti varesini, per iniziativa pubblica, frequentano Villa Panza, il suo giardino, il suo ristorante? Quanti varesini sanno che Varese è conosciuta in America, soprattutto, per la presenza della villa in cui ha abitato Giuseppe Panza, che per questa nazione è un punto di riferimento? Perché Varese non pianifica con l’America, proprio facendosi forza della presenza di villa Panza, un piano di sviluppo a vantaggio di tutto il territorio ?

Varese poi ospita la Scuola europea.

Quali iniziative pubbliche vi sono per esaltare questa particolare presenza? La Scuola europea ha delle ragioni per essere stata costituita, ha degli scopi propri e precisi e fa parte di una rete comunitaria.

Perché Varese non pianifica con questa rete un piano di sviluppo a vantaggio di tutto il territorio? Lo stesso si potrebbe chiederlo a Busto Arsizio e a Gallarate.

C’è un senso per cui è stato costituito un MAGA, certamente interessante dal punto di vista spaziale ma inadeguato ai costi di gestione e per cui questo non pianifichi norme in accordo con le altre istituzioni pubbliche e private a livello provinciale?

C’è anche una caserma NATO a Solbiate.

Anche per questa presenza può farsi la stessa domanda di cui sopra: come viene vissuta sia da parte degli enti pubblici sia degli enti privati che hanno sede nella provincia di Varese?

Perché questi non mettono insieme le nazioni appartenenti alla NATO per realizzare iniziative di sviluppo di tutto il territorio? Perché gli Uffici a capo del Land of Tourism non operano anche in quest’ottica?

 Proposte:

 – Realizzare un incontro tra Assessori alla cultura delle più importanti città del territorio varesino insieme ai direttori dei musei come delle sale teatrali e musicali; far capire che il motto: l’unione fa la forza debba essere alla base delle scelte da intraprendersi per la valorizzazione del territorio.

- Stabilire un piano di lavoro congiunto tra gli enti pubblici varesini e quelli privati e far sì che questo venga pubblicizzato da parte degli uffici che sovraintendono il Land of tourism.

 – Creare un simbolo della creatività varesina che debba essere simbolo di qualità.

 – Partecipare ai bandi e raccogliere i fondi per sostenere i costi delle iniziative culturali.

 – Coinvolgere in questa attività di unificazione le scuole partendo dalle più piccole fino alle università.

- Nei PGT deve essere riservato, per quanto riguarda le nuove abitazioni, spazi riservati a ospitare gli studenti universitari e devono essere create relazioni esterne.

 – Creare relazioni e scambi di giovani con le città estere, per aumentare gli stimoli locali e far capire quanto il nostro territorio costituisca un unicum a livello internazionale che può fornire suggestioni ai forestieri e che deve essere riconosciuto da noi tutti.

- Fare in modo che le scuole varesine possano partecipare alla ideazione degli eventi culturali ed anche alla loro visione; i teatri come i musei devono lasciare ampi spazi a tariffe agevolate per gli studenti varesini di ogni livello fino alla università.

- Realizzare un biglietto unico per vedere più manifestazioni contemporaneamente nel territorio varesino.

Un’azione similare, in piccolo, era stata unicamente fatta nel Comune di Varese quando furono messe in relazione Villa Panza e il Museo del Castello di Masnago del Comune, che avevano fatto mostre sul ritratto.

Il collegamento era stato realizzato anche attraverso il trasporto pubblico. Un coordinamento proprio ben fatto e che dovrebbe essere ripetuto.

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