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Parole

FEMMINULLITA’

MARGHERITA GIROMINI - 09/11/2018

magliettaSenza volerlo nella mia memoria sono registrati alcuni episodi razzisti, tra i tanti letti o ascoltati che, non so se in automatico, ho catalogato come azioni “al femminile”.

Sono davvero colpita dal comportamento di donne che praticano riprovevoli forme di inqualificabile razzismo. Donne che hanno abdicato al tratto gentile e accogliente solitamente attribuito alla femminilità per trasformarsi in soggetti anaffettivi, duri e respingenti.

Ho scelto alcuni episodi.

Predappio

Selene Ticchi è una donna di 48 anni che, domenica 28 ottobre, durante la commemorazione della Marcia su Roma, a Predappio, ha indossato una maglietta con la scritta “Auschwitzland”, paragonando di fatto il più efferato campo di sterminio nazista a un parco divertimenti.

I social hanno diffuso il video della signora Selene allegra e sorridente con la scritta bene in vista.

La signora sa che cosa si è consumato ad Auschwitz? Forse sì forse no. Credo che a scuola, dove lei, Selene, deve essere stata almeno per gli anni dell’obbligo, ne abbiano anche parlato.

Senza scomporsi, all’intervistatore ha dichiarato con leggerezza: “Solo un po’ di humor nero, me l’hanno regalata, l’ho indossata per sbaglio”.

Certo: “Auschwitzland”, con logo e caratteri che richiamano la Disney ma con un “bel” campo di concentramento al posto del castello fiabesco!

Trento. La neo consigliera provinciale leghista Katia Rossato è una giovane donna di 39 anni che ogni mattina augura il buongiorno agli amici che la seguono su Facebook. Di recente ha lanciato una campagna contro “l’abuso di altalena”, reato ascrivibile ai bambini stranieri che frequentano i parchi pubblici della sua città.
In un’intervista rilasciata a L’Adige lamenta che le famiglie dei profughi «si piazzano al parco, utilizzano tutte le panchine e i loro bambini rimangono seduti sui giochi». Portano via il posto, questa volta sull’altalena, ai bambini italiani.
Nell’intervista la signora Rossato, commerciante, ragioniera, mamma di un bambino di 11anni, ha anche affermato di non leggere mai libri, ma solo i discorsi del suo leader.

Milano. Frecciarossa per Trieste. Una signora siede al proprio posto in attesa della partenza.

Ad occupare il posto accanto al suo arriva una ragazza “di colore” – precisazione solo all’apparenza ininfluente. La signora, pur non avendone diritto, le chiede se ha il biglietto e se sia proprio quello il suo posto.

“Se è così, io accanto a una negra non ci sto”. Si alza per cambiare posto e lo fa, nonostante le proteste di un giovane viaggiatore che le suggerisce di vergognarsi. Sentimento che evidentemente la signora, giovane o anziana non si sa, non conosce proprio.

Ancora Trento. Su un autobus della Flixbus Italia diretto da Trento a Roma una donna sui 40 anni ha impedito a un ragazzo senegalese di sedersi nel posto assegnatogli, che era accanto al suo. “Qui no, vai via, vai in fondo, sei di un altro colore e di un’altra religione”.
Il ragazzo si chiama Mamadou, ha 25 anni, da 15 anni vive a Bolzano dove lavora per un’azienda che monta forni. Il ragazzo, intimidito, ha provato a spiegare che non stava facendo nulla di male: “Non sono cattivo. Voglio solo sedermi e riposare perché sono stanco”.

La donna non recede. L’autista chiama la polizia che la identifica. Alla fine una soluzione viene trovata, ma non è quella che vorremmo noi “buonisti”: una studentessa che viaggiava con un’amica accetta di cambiare il posto con Mamadou.

Varese. Brutta storia in un locale supermercato. Una cliente, giovane donna bionda sulla quarantina, dopo aver insultato il commesso di colore che stava alle casse, ha abbandonato la spesa sul nastro trasportatore e se n’è andata urlando: ‘Non voglio essere servita da un cassiere negro’.

Il “negro”, che si chiama Emmanuel, ha commentato con le seguenti parole che dovrebbero suonare da lezione a tutti noi: “Non mi è mai capitata una cosa di questo tipo. A Varese mi trovo bene, ho diversi amici. Quanto è accaduto, sicuramente, non diminuisce la fiducia nel paese che mi ospita”.

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