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Attualità

ACQUA ALTA

SERGIO REDAELLI - 09/11/2018

Piazza san Marco allagata

Piazza san Marco allagata

L’ondata di maltempo che ha flagellato l’Italia dalle Alpi alle Madonie ha seminato morti, danni e paura e la prima reazione è prendersela con il Palazzo. Piove governo ladro, anzi, governi ladri. I cambiamenti climatici che sconvolgono il pianeta sono legati alla dissennatezza del genere umano che, ben oltre i confini dell’Italia, provoca danni epocali con scelte e comportamenti sbagliati. Le responsabilità dell’uomo sono evidenti, soprattutto di chi comanda e decide. L’aumento dei gas serra e dei livelli di anidride carbonica, di metano, di ossido di azoto fanno crescere il calore nell’atmosfera e le temperature. Le conseguenze sono le alluvioni, l’innalzamento del livello del mare, gli eventi meteo estremi.

Nel Belpaese nessuno è al sicuro. La strada per Portofino franata, il boschi del Trentino spazzati via come stecchini, il lago di Garda trasformato in palude, mezza Sicilia allagata dal fango, ponti ridotti a spaventose cascate d’acqua a Lecce. Ed è ancora fresco il ricordo dei nubifragi a Livorno, nelle Cinque Terre, a Genova, in Sardegna e altrove. L’Italia contadina sembra aver dimenticato la propria identità, complici i governi e i sindaci che si sono succeduti. La campagna prima del boom industriale di metà ‘900 era coltivata con criterio, oggi è abbandonata a sé stessa. Ecco così i letti dei fiumi non drenati, gli argini dei torrenti incontrollati, l’abusivismo edilizio sfrenato e miracolato dai condoni.

Il conto dell’incuria è impressionante. L’acqua alta a Venezia, salata e corrosiva, ha intaccato i marmi, i pavimenti e gli intonaci della basilica di San Marco rilanciando le polemiche sul Mose, il sistema di dighe mobili ideato per tenere a bada le maree. A quindici anni dalla posa della prima pietra, la discussa e controversa opera di contenimento non è ancora in funzione. Il provveditore alle opere pubbliche Roberto Linetti assicura che lo sarà la prossima primavera ma i veneziani non credono più alle promesse, camminano con i piedi nel fango e pensano che forse si stava meglio quando si stava peggio, al tempo dei dogi e di Marco Polo.

Il maltempo ha lasciato il segno anche a Varese. Una lettrice ha scritto al quotidiano locale segnalando la parziale inagibilità del museo Baroffio al Sacro Monte. Nella Sala dei Moderni, che espone capolavori di Matisse e Guttuso, il parquet è sollevato in più punti per le infiltrazioni d’acqua. La sala è transennata e visitabile dal pubblico accompagnato per ragioni di sicurezza. In ogni caso solo da gruppi non troppo numerosi e se non si devono condurre visitatori nella cripta, che ha la priorità. Nella sala accanto parti di pavimento sono rovinate e l’acqua ha scrostato i muri lungo le pareti della scala rossa tra i due piani, dove sono appesi dei quadri.

In novembre il museo resterà aperto mercoledì, giovedì e venerdì dalle 14 alle 18, nei weekend e festivi dalle 10 alle 18. Poi chiuderà per riaprire l’8 e 9 dicembre, da S. Stefano all’Epifania e di nuovo da marzo. Si poteva evitare lo sconquasso? Il Baroffio ha un equilibro fragile. Lodovico Pogliaghi che lo ideò non era architetto (infatti non poteva firmare i progetti, per lui presentò le carte in Comune l’architetto Ulderico Tononi) e diede all’edificio vizi di partenza difficili da correggere. Faticano a fungere da tetti il terrazzo d’ingresso sopra la Sala dei Moderni e l’altro sopra al primo piano.

Per questa ragione va garantita un’attenta cura quotidiana, soprattutto in autunno quando le foglie possono ostruire i tombini dei terrazzi. Marina Albeni di Archeologistics, la società che gestisce il museo, avverte che la parrocchia e la curia si sono già mosse per sistemare il pavimento e che fra le pratiche per l’assicurazione e la valutazione dei preventivi i tempi si allungano. Si approfitterà della pausa invernale per mettere le cose a posto. Certo spiace che per la canonizzazione di Paolo VI, che di tanti artisti della Sala dei Moderni fu amico anche attraverso don Pasquale Macchi, il museo abbia accolto i visitatori in questo stato.

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