È il maltempo di questa prima disastrosa metà di novembre a portare di nuovo alla ribalta il nodo del parcheggio pubblico di via Verdi, situato all’interno del perimetro dei Giardini Estense e letteralmente arato e scavato dalle recenti piogge. Un’area di sosta a pagamento che andrebbe quanto prima ricondotta alla sua originaria funzione di spazio libero per tre ragioni fondamentali: 1. è un vulnus inflitto all’integrità del parco simbolo della città che la giunta Galimberti non dovrebbe più tollerare e sul quale sarebbe opportuno facesse sentire la sua voce anche la Sovrintendenza. 2. si tratta di un’area ampia da restituire alla libera fruizione di bambini e ragazzini come accadeva in un ormai remoto passato. 3. rappresenta un intralcio e un pericolo per la circolazione del traffico veicolare lungo via Verdi.
Gestito da Avt, il parcheggio di via Verdi fu una risposta parziale e provvisoria dell’amministrazione dell’epoca (fine anni ‘70 se la memoria non ci inganna) all’ endemica assenza di aree di sosta che allora affliggeva la città giardino. Secondo il più classico dei copioni nazionali il provvisorio è diventato definitivo e nel 2014 ha rischiato addirittura di trasformarsi in perenne se fosse stata accolta la richiesta di Avt di rifare in toto la pavimentazione con le opere idrauliche relative, per un investimento complessivo di 100 mila euro.
Richiesta legittima e coerente con il ruolo del gestore, ma irricevibile per le tre ragioni sopra esposte. A corollario della prima ragione si può aggiungere che un eventuale diniego della Giunta a cancellare il parcheggio risulterebbe del tutto incoerente rispetto a quanto promesso e promosso, nei primi due anni di governo cittadino, con l’iniziativa Nature urbane. Come dire che da un lato si esalta, a ragione, lo straordinario patrimonio di parchi pubblici e privati in dotazione alla città e dall’altro si continuerebbe invece a tollerare la sciatteria del parcheggio inserito nel parco storico per antonomasia.
A sostegno della seconda ragione risulta altresì evidente come la spostamento dei giochi per i bambini (da rivedere e potenziare) restituirebbe maggiore unità e decoro a tutta l’area del parco adiacente il laghetto dei cigni. Infine (terza ragione) l’afflusso e il deflusso dal parcheggio di via Verdi – in spazi limitati – causa spesso code, sul lato sinistro dell’arteria, che determinano fastidiosi tamponamenti fra auto in transito e conseguenti imbottigliamenti al semaforo Sacco- Staurenghi- Verdi-Sanvito.
Lo sfratto del parcheggio dal Parco Estense, caldeggiato dal movimento civico Varese 2.0, dovrebbe diventare esecutivo non appena sarà ultimato il multipiano, finalmente in costruzione, di via Sempione. Con una disponibilità di più o meno 250 posti auto potrà facilmente assorbire le sessanta – settanta vetture attualmente ospitate in via Verdi, fermo restando che i mezzi di servizio del Comune – le macchine bianche ben inteso- dovranno continuare a usufruire degli stalli posti a ridosso della ex palazzina della cultura, uno spazio delimitato da una fila di alberi e quindi già ben distinto dal restante sedime.
Insomma non esistono motivazioni razionali valide per perpetuare la situazione attuale. Dall’autosilo di via Sempione a Palazzo Estense a piedi ci si impiega meno di cinque minuti e altrettanti per raggiungere il telone estivo di Filmstudio. Tra l’altro con l’espulsione del parcheggio “provvisorio”, aperto fino a mezzanotte, ma assolutamente sottoutilizzato nelle ore serali tornerebbe d’attualità l’ipotesi di chiudere per l’intera nottata tutto il complesso Estense – Mirabello oggi esposto a ricorrenti vandalismi.
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