L’aeroporto della Malpensa ha festeggiato alle fine di ottobre i primi vent’anni dall’inaugurazione del grande Terminal 1. Nell’ottobre del 1998 infatti vennero spostati sull’aeroporto della Brughiera la maggior parte dei voli fino ad allora basati a Milano Linate e in particolar modo l’Alitalia tentò, anche se senza troppa convinzione, di creare un hub, cioè un centro si smistamento del traffico aereo proveniente dalle destinazioni nazionali e destinato alle rotte internazionali.
In questi vent’anni i destini della Malpensa si sono infatti incrociati con le scelte strategiche dell’ex-compagnia di bandiera, scelte altrettanto ondivaghe quanto negativamente segnate dai compromessi politici e dalle incertezze operative.
Fin dall’inizio, cioè dal 1998, l’Alitalia si è contraddistinta per un controverso equilibrismo. È vero, si sono spostati molti voli a Malpensa, ma le principali rotte (non solo Roma, ma anche Parigi e Londra) sono rimaste a Linate. È vero, si è realizzato un hub, ma l’Alitalia non ha mai dato l’impressione di crederci veramente tanto che è stato nello stesso tempo potenziato il ruolo di Fiumicino e si è fatta una clamorosa marcia indietro (il famoso de-hubbing) dieci anni dopo.
Dal 2008, abbandonata in gran parte da Alitalia, Malpensa ha iniziato forzatamente un nuova strategia di crescita aprendo le porte a piccole o grandi compagnie, ai voli low cost così come alla ricca clientela business che scelgono le compagnie del Golfo per trasvolare l’Atlantico.
Il cammino di Malpensa ha permesso quest’anno di ritornare a superare i 22 milioni di passeggeri, il livello più alto fatto registrare nel 2007 e superiore del 30% ai livelli minimi fatti segnare nel 2009.
Ma l’aeroporto ha ancora grandi possibilità di sviluppo. Lo dimostra la decisione di Air Italy (che una volta si chiamava Meridiana) di riprendere la logica dell’Hub con collegamenti nazionali in coincidenza con le rotte per gli Stati Uniti e l’Asia. Così come lo dimostra Easyjet che ha fatto di Malpensa una delle sue più importanti basi europee.
Uno sviluppo quello degli ultimi anni che è stato anche assecondato da una miglioramento delle indispensabili infrastrutture di collegamento: in particolare con il prolungamento fino al Terminal 2 della linea ferroviaria, e con l’apertura di collegamenti oltre che con Milano Cadorna e Centrale, anche, dall’agosto di quest’anno, con il Canton Ticino.
A questo proposito c’è una scelta che dimostra quanto sia maldestra la gestione di Alitalia. In primavera per una crisi aziendale sono stati soppressi i voli che collegavano l’aeroporto di Lugano con Ginevra. Data l’apertura del collegamento ferroviario diretto sarebbe stato naturale cercare di rispondere ad una domanda che non aveva più risposte aprendo uno o più collegamenti giornalieri con Ginevra. Alitalia lo ha fatto, ma facendo base non a Malpensa, ma a Linate. Si è in pratica fatto un passo giusto nella direzione sbagliata.
Nonostante il disinteresse da parte di Alitalia, Malpensa ha continuato a crescere negli ultimi anni e ci sono tutte le condizioni perché possa creare ancora in futuro. Sarebbe per esempio importante far proseguire la linea ferroviaria fino a Gallarate collegandola con la linea del Sempione, così come sarebbe molto utile razionalizzare il sistema dei posteggi con servizi più efficienti e controlli più efficaci.
La prossima estate Malpensa peraltro diventerà per tre mesi, dal 27 luglio al 27 ottobre, l’unico aeroporto milanese dato Linate sarà chiuso per un rifacimento completo della pista.
La crescita degli ultimi anni di Malpensa, dove attualmente operano 91 diverse compagnie aeree, fa quasi da contraltare alle crisi senza fine in cui si dibatte Alitalia. Un crisi che non appare destinata a risolversi anzi di aggraverà se si attuerà veramente quel progetto di riportare la società sotto il controllo pubblico attraverso le Ferrovie dello Stato. Le scorribande politiche sono state la causa principale delle difficoltà di gestione dell’ex-compagnia di bandiera. E tutto lascia credere che continueranno ad esserlo.
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