La testimonianza, attraverso la vita e l’opera.
Era questo che gli interessava soprattutto: usare la propria arte e la conoscenza per offrirle agli altri, rendendoli edotti di quella realtà, quel sacro che il connubio tra male e bene esprimono nel mondo. Un compito non facile, certo, ma di uomo vero, desideroso di guardare in faccia a sé stesso e a tutti senza dover mai abbassare lo sguardo.
L’artista Floriano Bodini, di lui stiamo scrivendo, oggi al centro dell’importante evento espositivo Zivilcourage tra Varese (Castello di Masnago), Gemonio (museo civico Bodini) e Milano (Palazzo Pirelli Spazio Eventi) firmato da Fabrizia Buzio Negri (con Sara Bodini e Renato Galbusera, di Bodini allievo) fu e rimane esempio della libertà e del coraggio civile che tanto gli stavano a cuore.
Quella stessa voglia di libertà lo indusse ad accettare di partecipare al concorso bandito dalla città di Hannover per ricordare in un monumento scultoreo, i sette di Gottinga, gli insegnanti universitari che nel 1837 seppero opporsi alla protervia del re Ernst August, voglioso di cancellare la costituzione. Persero il posto e subirono, alcuni, anche l’esilio. Il loro atteggiamento servì però a difendere la libertà di Hannover e le sue leggi, in seguito ripristinate.
Bodini partecipò con altri ventisei. E vinse. Così avrebbe raccontato di quella altissima esperienza : “Quando nel 1994 in Germania venne bandito un concorso internazionale per realizzare un monumento a memoria di quella vicenda di apprensione e di libertà che ho ricordata, da collocarsi nella piazza del Parlamento di Hannover, io avevo la cattedra di Scultura nella Università di Darmstadt. La cosa mi interessava. Perché mi interessa la Storia (se in un’idea, in una proposta, in un progetto di lavoro non c’è Storia non mi interessa). Mi interessa scoprire, cioè mettere allo scoperto davanti a tutti, nelle cose di ogni giorno, piccole o colossali, la dimensione del ‘sacro’ che è poi il reale, il vero esistenziale che mai è quello che subito appare”.
“Da quel fatto di Gottinga, a me fino ad allora sconosciuto, narratomi con passionale partecipazione dai miei colleghi di università, mi è pian piano venuta la convinzione di poter raccontare, con la mia scultura non tanto, o non solo, un accadimento storico (che di per sé potrebbe essere giudicato anche poco eclatante) ma piuttosto l’idea universale, grande e forte, della libertà, fatta di gesti concreti, di atteggiamenti, di scelte, piuttosto che di proclami. Mi era venuta l’idea di mettere al secolo che stava per finire come un sigillo pubblico nel nome della libertà. Quella libertà che proprio quel secolo ha visto al massimo della sua affermazione e insieme della sua feroce negazione.”
Fu proprio in grazia di quello spirito che Bodini, fatta la scelta del progetto, arrivò alla collocazione dell’opera scelta dalla giuria nella piazza di Hannover.
C’erano con lui autorità e amici e tra altri Francesco Riva, vicesindaco di Gemonio che così racconta oggi in catalogo, in occasione dell’ attuale mostra:
“Quel venerdì 20 marzo 1998 ad Hannover lo ricordo bene, anche se sono passati vent’anni: era una mattina grigia e fredda, riscaldata solo in seguito da qualche raggio di sole. Eravamo In tanti sugli scalini che dividevano la piazza, le autorità del Land della Bassa Sassonia, il sindaco di Gemonio Antonio Franzetti, il sindaco di Azzio Arturo Bodini, il sindaco di Cuveglio e Presidente della Comunità montana della Valcuvia Pietro Paglia, il vicepresidente della Comunità montana Guelfo Ravani, più molte autorità e amici venuti dall’Italia, dall’ Università di Darmstadt e anche diversi cittadini curiosi. Il monumento era già disposto nella piazza: Floriano Bodini aveva scelto di collocare le statue dei professori, estremi difensori dei diritti e delle libertà sociali, ad altezza d’uomo e a contatto fisico con la gente, per simboleggiare la loro necessità di stare dalla parte del popolo, a difendere le ragioni delle scelte costituzionali per il proprio paese”.
Ricorda ancora Riva che “…gli stati dell’Unione Europea stavano decidendo alcuni provvedimenti per una maggiore integrazione, e l’ opera di Bodini dedicata ai professori di Gottinga ne simboleggiava il percorso ideale: in quei momenti di intensa partecipazione mi sono sentito orgogliosamente cittadino dell’Europa. Nel discorso inaugurale, Horst Milde, Presidente del Land, citò un monito dello scrittore e storico Josefa Gorres: ‘Un popolo che si sbarazza del proprio passato mette a nudo i più sensibili nervi vitali e li espone alle tempeste imprevedibili del futuro. Guai se la nostra struttura fosse così nuova da fondare la sua esistenza solo sulle esigenze del presente’.
Oggi spiega Costante Portatadino, presidente dell’Associazione Amici del museo Bodini: “Il ‘Coraggio Civile’ del 2018 affronta sfide diverse, molte senza un volto preciso e spesso contraddittorie: il diverso, il populismo, l’integralismo, il razzismo, il mercato, la crisi economica e quella ambientale. Molte altre sorgeranno che oggi stentiamo ad immaginare. Si tratta di varcare una Porta, simbolica come quella di Gottinga, o come la porta Santa del Laterano, diretti sempre verso un Altrove, che rende al ‘qui ed ora’ il suo più vero significato”.
Ancora oggi Bodini e il suo monumento, elemento centrale attorno a cui ruota l’evento di vent’anni fa, raccontano una storia di entusiasmi e di coraggio civile cui bisogna continuare a guardare.
La mostra dalla quale siamo partiti illustra tutto questo -andate a vederla nelle sue tre distinte sedi- per incontrarvi con la grandezza di un artista da ricordare non solo per essere stato ottimo scultore, tra i protagonisti del Realismo Esistenziale e della Nuova Figurazione.
Floriano Bodini fu prima di tutto un maestro di libertà, quella da lui trasmessa al suo allievo Renato Galbusera, immortalato con altri visi a lui cari nel monumento di Hannover, e da quest’ultimo portata avanti nell’insegnamento che ancora continua.
Lo dimostrano le fresche opere dei giovani allievi di Brera e dell’ Accademia Albertina, presenti a palazzo Pirelli di Milano da inizio novembre.
Zivilcourage, dal realismo esistenziale alla nuova figurazione – Gli anni Cinquanta/Sessanta
Fino al 12 gennaio 2019: Castello di Masnago e Museo Bodini di Gemonio
Fino a novembre 2018: Palazzo Pirelli di Milano, via Filzi 22
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