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Politica

PROMESSE DI MARINAI

MANIGLIO BOTTI - 26/10/2018

marinaioSpero promitto e juro vogliono l’infinito futuro. In questa formuletta latina che si mandava a memoria alle medie, a parte lo spero, dovremmo soffermarci sul promitto e sullo juro, e sull’infinito futuro legato alla frase richiamata: cioè mai. Ogni promessa e ogni giuramento – il Berlusca nei suoi tempi d’oro è stato un professionista – specie e soprattutto in politica sono due sostantivi destinati a evaporare.

Tutti ricorderanno, nel 1994, quando Silvio Berlusconi diede vita al suo primo governo grazie a una mossa astuta quanto inusitata (ma vincente) sulla scacchiera: l’alleanza al Nord con la Lega e al Sud con i rimasugli del Movimento sociale-Fiamma tricolore-Alleanza nazionale, partito di destra d’origine neo-fascista ormai mutato e definitivamente sdoganato dal tycoon televisivo di Arcore.

Fu poi il senatùr Umberto Bossi, sei mesi più tardi, a tiragliela nel fiocco, come si dice in Romagna. E il primo governo Berlusconi cadde miseramente. Complotto, come si volle anche fare credere, o non complotto, la cosa – almeno per qualche annetto – sembrò irritare oltremodo il Cavaliere, mentre sinistri e centrosinistri si avvicendavano a Palazzo Chigi; e il Cavaliere se ne uscì dicendo: mai e poi mai rifarò un’alleanza con il Bossi, anzi con lui non andrò mai nemmeno a prendere un caffè.

Tipico della promessa e del giuramento di marinaio, assimiliamo il detto al verbo juro. Una decina di anni dopo – mica qualche era geologica – il Berlusconi si trovava di nuovo a braccetto con il Bossi, il quale non solo andava a Arcore a prendere il caffè ma anche a cenare e talvolta a pernottare. E, dunque, al verbo juro si può aggiungere anche il promitto. Si parla della trovata spettacolare in cui Silvio Berlusconi, ospite di Bruno Vespa in tv, sottoscrisse pubblicamente un “contratto con gli italiani”, da cui qualcuno ha imparato, manco si fosse trovato nello studio di un notaio: una decina di punti; e la promessa era che se non fosse riuscito a realizzarne buona parte se ne sarebbe andato dal governo, anzi forse si sarebbe addirittura ritirato dalla politica, dedicando sé stesso e le proprie ingenti sostanze a realizzare – che so – un ospedale per bambini in Africa. Altre promesse di marinaio.

Come la stragrande maggioranza degli italiani ricorderanno di quei punti non ne fu compiutamente realizzato nemmeno uno ma Berlusconi rimase al suo posto, fino a che svegliandosi una mattina e facendo passare i ruolini di Borsa scoprì che lo spread era salito a 500; fu il Berlusconi stesso – magari sulla spinta di Giorgio Napolitano presidente – a caldeggiare un nuovo inquilino di Palazzo, quel Mario Monti già capo dell’Università Bocconi e guru dell’economia seria cui – la cosa è stata ricordata poche sera fa ancora nel salotto televisivo del giornalista Bruno Vespa – prometteva (o giurava) infinita lealtà, lui e il suo partito di seguaci, salvo poi – di nuovo – gridare allo scherzetto, alla truffa, al complotto. Come volevasi dimostrare.

Si potrà dire a ‘sto punto che in politica è sempre così – mai dire mai –, e che dai tempi di Machiavelli, che dava consigli al suo signore, poco o nulla è cambiato. Oggi non vince più chi è più bravo e capace e competente ma chi è più furbo, più attento alle dinamiche del web e della comunicazione…

L’Espresso dell’altra settimana ha dedicato un’inchiesta molto interessante sulle dichiarazioni politiche perentorie, dogmatiche… E false o rivelatesi poi menzognere: niente di più.

Soprattutto raccolte dal cesto inesauribile del vicepremier Luigi Di Maio e premier (?) del Movimento 5 Stelle. Ne citiamo qualcuna: “Noi non pensiamo ad alleanze con la Lega Nord o altri… Sono persone inaffidabili”. “Salvini è un traditore politico. Salvini fa più schifo di Renzi e Berlusconi insieme”. Dichiarazioni rilasciate, più o meno, sei mesi prima di fare il governo giallo-verde. Chi ha curiosità può sfogliare l’Espresso, che ne presenta diverse in tre o quattro pagine, ma anche – se vuole – fare ricerche personali su Internet.

La politica – la più recente – ha anche delle mosse strane che non si spiegano, o forse si spiegano con un po’ di immaginazione. L’estate scorsa Forza Italia (e anche le opposizioni di centrosinistra) bocciarono in riunione ufficiale la candidatura del neo-presidente Rai Marcello Foa. Niente di personale ma Foa, proposto da Matteo Salvini senza che dicesse niente a “Zio Berlusca”, non era considerato utile allo scopo. Si ricordano, del luglio scorso, dichiarazioni infuocate di Berlusconi stesso, di Tajani, Gelmini ecc.ecc. Il solito mai e poi mai, insomma.

Nel corrente mese di ottobre il nome di Marcello Foa, giornalista conosciuto, almeno dal Berlusca, giacché era un inviato proprio del suo Giornale, viene ripresentato (dopo una cenetta con quel “discolo” di Salvini) e passa in tromba. Non sono trascorsi che due mesi dalla bocciatura.

Non siamo degli esperti di diritto amministrativo, quindi non interessa sapere se la ricandidatura di Foa sia legittima o no. Ma è come se un ragazzino – qui si parla per esperienza vissuta – bocciato in sede di scrutinio in quarta ginnasio nel mese di giugno viene promosso a pieni voti nel mese di agosto. Honni soit qui mal y pense: vergogna ai malvagi sospettosi. Ma proprio di un miracolo s’è trattato e sarebbe curioso conoscere quali sono state le ragioni del cambiamento. Per intanto, in queste settimane, non si sente più parlare di “conflitto di interessi”, il sempiterno randello contro il Berlusca spesso sfoderato e poi in tutta fretta rinfoderato.

Il fatto che stupisce – sempre prendendo nota dei sondaggi elettorali – è che tutti questi eventi passano in secondo piano, anzi nemmeno vengono presi in considerazione dal “popolo alle urne”. Oltre al miracolo si aggiunge anche il mistero.

Come se nel 1940 si fossero visti Churchill e Hitler prendere l’aperitivo insieme e sghignazzare in Piccadilly Circus. Inspiegabile o spiegabile… Forse un complotto contro Stalin?

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