Non è l’Europa a essere contro il popolo italiano. È il governo del popolo italiano a essere contro l’Europa. Per una scelta politico-elettorale: dare addosso all’establishment di Bruxelles, facendo intendere che non è supportato da alcuna legittimazione, nella speranza/certezza di volgere a proprio favore il voto del 26 maggio, quando si eleggerà il nuovo parlamento continentale. A quest’obiettivo tutto viene sacrificato, con cinica astuzia. Anche (principalmente) le sorti del Paese, al quale il progressivo discredito sta costando caro sul piano finanziario e gli costerà ancora di più, con ricadute economico-sociali destinate a colpire la povera gente. Cioè i deboli, nel nome dei quali si leva il vessillo d’un cambiamento che voci sagge indicano come peggiorativo della loro condizione. Non a caso Mattarella lancia un appello a Salvini-Di Maio: è il momento di ricucire con Juncker, Moscovici e compagnia.
Si va consumando un tradimento declinabile in modi svariati. Il tradimento dello spirito transfrontaliero, che significa pace, intesa, collaborazione, virtuosismo. Il tradimento delle regole firmate dall’Italia, Stato fondatore dell’Ue e sino ad oggi ligio a rispettarle, nonostante periodiche conflittualità. Il tradimento degl’impegni assunti con chi ha votato sperando di girare pagina: lo fece per migliorare le proprie condizioni di vita, e non immaginando il contrario, come purtroppo sta succedendo. Il tradimento degli anziani, una parte dei quali vedrà alleggerirsi l’assegno pensionistico a colpi di contributi solidali. Il tradimento dei giovani, che non beneficeranno d’alcun posto di lavoro sicuro, dovendosi contentare (solo una piccola quota di essi) d’un temporaneo sussidio assistenzialistico.
E ancora: il tradimento degli onesti, che andranno a scoprire quanto siano stati ingenui ad obbedire all’etica pubblica, a fronte del favore condonistico reso ai furbi. Il tradimento delle imprese, verso le quali la disattenzione è massima, senza un’idea d’efficace sostegno allo sviluppo, di cui anzi si mina ogni possibile articolarsi guardando con sospetto alle grandi opere. Il tradimento di scuola e cultura, due temi totalmente dimenticati dalla retorica gialloverde. Il tradimento del ceto medio, che in primis pagherà gli sconquassi della deriva già iniziatasi. Il tradimento dei fondamentali d’un civile atteggiamento di comprensione verso chi domanda d’essere accolto, portandoci forza lavoro che paga le tasse. Il tradimento del futuro, di ciò che attende le nuove generazioni, sulle quali ricadranno le conseguenze del propagandismo teso solo a conquistare un consenso demagogico e momentaneo.
Non c’è senso dello Stato nell’abborracciata proposta di cambiamento avanzata da due forze politiche, Lega e Cinquestelle, che la pensano all’opposto su quasi tutto, se ne son dette di ogni durante la campagna elettorale, seguitano ad annusarsi con sospetto, e solo la mediocre opzione d’una passeggera convenienza tiene insieme. C’è molto senso dell’interesse di bottega nel loro contratto, o forse ce n’è esclusivamente, senza lasciare spazio ad altro che non sia il nazionalismo evocatore talvolta del cupo passato ben noto alla storia. Forse meno alle cronache, come lascia trasparire l’indifferenza, e perfino l’ammiccamento, di un’ampia fascia di cittadini verso quanto li dovrebbe angosciare e invece sembra quasi non allertarne la sensibilità. Potrebbe riuscirvi lo shock che nessuno auspica, ma che nessuno ormai esclude. Teniamoci forte, facendo gli scongiuri.
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