Diceva Benedetto Croce nell’Idea liberale, parlando contro le confusioni e gli ’ibridismi, a proposito di patria: “L’amore di patria è un concetto morale. Nel segno della patria i nostri più nobili ideali e i nostri più austeri doveri prendono una forma particolare e più a noi vicina, una forma che rappresenta l’umanità tutta e attraverso alla quale si lavora effettualmente per l’umanità tutta”.
Poco più oltre afferma: ”E poiché la patria è un’idea morale, essa ha in ciò il suo intimo legame con l’idea della libertà”.
L’amore di Croce per l’Italia risente di questa sua disposizione d’animo, in cui traspare con eleganza, l’dea di una patria super partes, che definisce la natura di un’entità, cogliendone la sua parte interiore, quella che si realizza nel rispetto delle leggi, nell’adesione a gesti e comportamenti rispettosi di un’etica comune.
Afferma Croce: “Risuona oggi, alta su tutto, la parola libertà; ma non un’altra che un tempo andava a questa strettamente congiunta: la patria, l’amore della patria, l’amore, per noi italiani, dell’Italia. Perché? Perché quell’amore della patria non fu tanto pervertito quanto piuttosto soppiantato dal cosiddetto nazionalismo, che accusava i suoi avversari, non già di essere “antipatriottici”, ma, come diceva, “antinazionali”; e tuttavia una certa confusione rimase tra i due diversi concetti e i due diversi sentimenti, cosicché la ripugnanza sempre crescente contro il nazionalismo si è tirata dietro una sorta di esitazione e di ritrosia a parlare di “patria” e di “amor di patria”. Ma se ne deve riparlare, e l’amor di patria deve tornare in onore appunto contro il cinico e stolido nazionalismo, perché esso non è affine al nazionalismo, ma è il suo contrario”.
Dunque anche il grande filosofo napoletano, principale ideologo del liberalismo del Novecento, pone l’accento sul termine patria, una parola che ha tutto il sapore di una gioia e di un entusiasmo, di qualcosa che nasce da una consapevolezza etica, che riguarda il comportamento di ciascuno, il modo corretto di amare, di rispettare, di godere, di agire, di comportarsi, un modo che va ben oltre le forme di assolutismo e di nazionalismo esasperato.
C’è nell’identità patriottica lo spirito di chi sa esattamente posizionare i propri valori, senza nulla togliere e senza nulla aggiungere, ma con lo sguardo sereno di chi conosce il limite entro il quale far vivere e decantare la fertilità umana e sociale in cui abbiamo il dovere di vivere e di ben operare.
Nel concetto di patria convivono l’amore e la passione, la moralità e la compattezza, l’identità e la dignità, ma tutto si colora di sapienza distributiva, di vocazione al potenziamento di una bellezza da far vivere e apprezzare. Nel patriottismo quello vero non c’è nulla di nazionalistico in senso stretto, c’è solo la limpida volontà di essere attenti protettori e difensori di una realtà costruita e potenziata per attivare la spinta morale verso la conservazione di un bene che ha richiesto e richiede doti di umanità e di intelligenza pratica per essere conosciuto, amato e protetto.
Anche nel nazionalismo ci sono diverse anime, ed è in questo senso che il filosofo interagisce semplificando l’idea per farla meglio comprendere. Una dose di nazionalismo è necessaria per non permettere di dimenticare che siamo figli di una nazione amata e costruita per dare coraggio e distribuire onestà, per mettere in guardia contro quelle forme di nazionalismo estremo che non permettono di vedere oltre, raggomitolando la realtà in personalismi senza uscita di sicurezza, dove tutto rimane vittima di un’esaltazione che tende a perdere di vista il senso vero e profondo di una nazione vincolata agli articoli della Costituzione italiana.
Certo le regole vanno insegnate e vanno imparate alla luce di una chiara coscienza individuale e sociale, la nazione è una somma di comportamenti che devono avere una radice comune, valori comuni, identità nelle quali posizionare la fiducia e la speranza. Nei momenti difficili è chi sta vicino che ci può ascoltare e che può rispondere in modo adeguato, è chi ha capito l’importanza di essere comunità che trasmette volontà e servizio anche oltre quel quotidiano stato delle cose su cui si perde spesso la capacità di volare.
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