Sono reduce da un ricovero ospedaliero presso l’Ospedale di Circolo nel reparto di Neurochirurgia diretto dal professor Locatelli, dove sono stato sottoposto ad un intervento chirurgico programmato, che è stato realizzato dal professor Sergio Balbi.
Non posso esimermi dal raccontare nella mia rubrica “Incontri” di questa mia esperienza ospedaliera vissuta in veste di paziente, in quanto si è trattato di un periodo breve, cinque giorni di ricovero, ma ricco appunto di incontri significativi.
A Sergio Balbi mi ero affidato per la stima che nutro nei suoi confronti, da quando l’avevo conosciuto come collega, negli anni in cui prestavo servizio presso il reparto di degenza breve del Pronto Soccorso. È quindi non avevo dubbi riguardo al fatto di essere in buone mani.
Quando sono arrivato al quarto piano dell’Ospedale, nell’ala che ospita la Neurochirurgia e l’Otorinolaringoiatria, la prima persona che ho visto è stato un bambino in età prescolare, con la testa rapata, che correva per il corridoio con la mamma che lo inseguiva, scongiurandolo di non cadere, cosa che è accaduta puntualmente, non appena terminata la frase. Mi sono chiesto: cosa ci fa qui questo frugolino?
Quel bambino era Mattia, di quattro anni, un paziente del professor Castelnuovo, che era in attesa di essere sottoposto ad un complesso intervento chirurgico. Scoprii quasi subito di conoscere già la mamma ed ho avuto la possibilità di incontrare più volte anche il papà.
Mattia è un vero “supereroe”, ma a differenza di quelli dei cartoni animati, a cui lui si ispira, è reale: un bambino che, nonostante la grave malattia che sta affrontando, ha una vivacità ed un desiderio di vivere, che lasciano stupefatti; i suoi genitori sono due persone che trasmettono una serenità ed una letizia, che sono, come avrebbero commentato Monsignor Manfredini e Don Giussani, una “cosa dell’altro mondo, ma in questo mondo”.
Oltre a Mattia e alla sua famiglia e a diversi amici che sono venuti a trovarmi, ho incontrato anche i miei due compagni di stanza, prima Camillo e poi Claudio, provati da problemi di salute più gravi del mio, ma pieni di speranza di ripresa.
Nel reparto di Neurochirurgia sono stato assistito in modo impeccabile da medici ed infermieri.
E poi c’è stato il giorno fatidico dell’intervento, quando sono stato condotto in un altra dimensione, in un mondo sotterraneo affascinante, il quartiere operatorio, abitato da operatori bardati che ti accolgono con gentilezza. Sapevo di trovare lì, oltre al mio neuro-chirurgo, anche la mia cara amica Caterina, anestesista della sala operatoria di Otorinolaringoiatria. Ed il caso ha voluto che la mia anestesia sia stata realizzata dalla stessa dottoressa, che due giorni prima era venuta a visitare il mio vicino di letto e si era ricordata di avermi conosciuto quando lavoravo nel reparto di Medicina generale dell’Ospedale di Cittiglio, che lei aveva frequentato da tirocinante. Erika Adale, questo è il suo nome, mi aveva detto che conservava un bellissimo ricordo di quel periodo, cosa che mi aveva fatto molto piacere. Ed ora anch’io conservo un bel ricordo della sua anestesia, così bello da non essermi accorto di nulla; dopo più di due ore di intervento mi hanno svegliato dicendomi “è finita” e sono uscito dal mondo dei sogni.
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