Ai funerali del Cardinale Attilio Nicora, un anno e mezzo fa, il vescovo veronese Giuseppe Zenti pronunciò una frase che meglio di ogni altra lo tratteggia e lo racconta. Disse Don Zenti: “Il Cardinale Nicora era un galantuomo sensibile alle sofferenze sociali”. Galantuomo, un termine un po’ inconsueto se riferito a un uomo di Chiesa, sta però ad indicare come lealtà, rigore e sobrietà fossero qualità innate e assolutamente preminenti in Don Attilio – così preferiva essere chiamato – già quando negli anni giovanili, allora allievo del Liceo Cairoli, fu animatore instancabile del movimento studentesco cattolico di Varese dove era nato il 16 marzo 1937. Su queste caratteristiche di fondo si è poi articolato, nel corso degli anni, il suo straordinario percorso di crescita e di servizio all’interno della Chiesa cattolica. Laureato in giurisprudenza, dopo il seminario a Venegono si specializzò in diritto canonico all’Università Gregoriana iniziando un lungo cammino dentro le istituzioni ecclesiastiche.
Stimatissimo da tre Papi, alternò responsabilità pastorali (a Milano con il Cardinale Martini e a Verona dal ’92) a quelle istituzionali che lo portarono fra i vertici della Cei, Conferenza episcopale italiana, e successivamente a un ruolo di primissimo piano nelle delicatissime trattative tra il Vaticano e lo Stato italiano per la revisione delle leggi concordatarie (1984), per l’introduzione dell’8 per mille, di cui è considerato il padre a tutti gli effetti, e alle successive applicazioni sul delicato tema del sostentamento del clero e della riforma del complesso sistema degli enti ecclesiastici. Fino al ’95 fu poi copresidente della Commissione paritetica, Italia – Santa Sede, per l’attuazione pratica del nuovo Concordato. È in questa veste di altissima mediazione che l’opera del cardinale varesino venne consegnata alla storia degli ultimi decenni del novecento. Una dimensione che si coniugò peraltro armonicamente con quella pastorale espletata in particolare nella diocesi di Verona per un tempo, cinque anni, che lui stesso giudicò troppo breve e che lasciò nel suo animo un rammarico mai superato.
Dunque Attilio Nicora “Pastore e diplomatico” così come è stato ricordato a Varese sabato 12 maggio in un convegno nel corso del quale la sua figura e il suo lavoro sono stati rivisitati e analizzati avendo come sfondo la sua grande e riservata umanità. Ora il tema verrà ripreso e più a fondo sviluppato giovedì 25 ottobre a Roma, nella sala del Vasari all’ interno del Palazzo della Cancelleria vaticana, da un gruppo di studiosi di prima grandezza che, a vario titolo, furono anche umanamente vicini a Don Attilio. Come Carlo Cardia che svolse al Salone Estense la relazione centrale dal titolo emblematico: “ Un diplomatico speciale: Il Cardinale Nicora al centro delle relazioni tra Stato e Chiesa”. Insomma un passaggio di testimone che avverrà in una sede più alta e solenne come certificano del resto le presenze al convegno di Mario Enrico Delpini, Cardinale di Milano e quella del segretario di Stato della Santa Sede il Cardinale Pietro Parolin.
Dopo questo ulteriore grande riflessione a più voci sulla sua duplice veste di diplomatico e di pastore, ci auguriamo che in un futuro non troppo lontano possa anche essere fatta maggior luce sugli anni tormentati, difficili, non privi di amarezze e delusioni, in cui Nicora si impegnò a fondo nel tentativo di riportare ordine, correttezza e trasparenza nell’impervia realtà delle finanze vaticane. Dal 2002 al 30 gennaio 2014 quando lasciò ogni incarico ufficiale.
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