Questa manovra economica è sbagliata, iniqua, pericolosa. In arrivo, se non corretta, devastanti conseguenze. Non c’è bisogno d’essere iscritti al Pd o sodali di Berlusconi per affermarlo. Basta avere la tessera del buonsenso. Molti ne usciranno bastonati: gli anziani, i giovani, il ceto medio. Gli anziani (1): il contributo pensionistico di solidarietà, dopo il passaggio parlamentare, sarà verosimilmente imposto ben al di sotto della vociferata soglia d’oro di 4.500 euro. Gli anziani (2): chi sta per diventarlo e vorrà lasciare il lavoro in anticipo, andrà incontro a una riduzione sensibile, s’ipotizza il 20 per cento, dell’assegno mensile. I giovani (1): non sta scritto in alcuna legge che i posti lasciati liberi saranno occupati da loro: nessun automatismo è capace di sostituirsi al mercato. I giovani (2): il reddito di cittadinanza, peraltro confuso e annacquato, non li aiuterà a trovare un’occupazione stabile, e invece li illuderà con il disinganno d’un momentaneo sussidio. Quanto al ceto medio, la spina dorsale del Paese che rispetta le regole, scopre l’incredibile beffa: chi le ha infrante riceverà l’omaggio d’un condono. Vecchie pendenze con l’erario cancellate, altre passibili di sconto, indulgenza verso gli habituè del “nero”: un premio agli evasori, e un incentivo a imitarli. Riassumendo: il dispiacere dell’onestà.
Poi, a proposito di regole. Dichiarare di fregarsene degl’impegni assunti con l’Europa non è un acrimonioso dispetto a Bruxelles, ma un aggravio di ciniche conseguenze per gl’italiani. Ci viene proposta ogni giorno la narrazione d’una guerra: i cattivi ce l’hanno con noi e stanno oltreconfine, i buoni siamo noi e finalmente abbiamo il coraggio di difenderci. Una linea di pensiero non priva di fascino incantatore, ma confliggente col realismo. Ne sa qualcosa chiunque debba fare i conti con la vita reale anziché con la fantasia politica: lo spread in salita fa scendere i soldi nelle tasche del cittadino comune. Prestiti bancari più difficili, mutui più cari, valore dei titoli di Stato più debole. Eccetera. E le tasse? Sempre le stesse: 41,7 per cento di pressione fiscale nel triennio a venire. Risultato: una moltitudine di fregati.
Il populismo gode però di singolare fortuna: gl’inciampi plurali dei suoi avversari. Il tizio di turno della Commissione europea che muove rilievi, acconci nella sostanza e però sbagliati nella forma, al governo di Roma fa il gioco di Conte-Di Maio-Salvini. Idem il Macron, non di turno ma di routine, che predica bene sugl’immigrati e si comporta male, scaricandoceli a Claviere e altrove e confermando la maestria francese nella moda sempre in auge del pret-à-deportér. Episodi utili a consolidare la strategia demagogica dell’accerchiamento continentale, il vittimismo giustificatore degli sforamenti di bilancio, la favolistica concordia M5S-Lega apparsa nel suo discorde declinarsi durante il recente tira e molla finanziario. A ciò si aggiunge l’indeterminatezza delle opposizioni alla maggioranza gialloverde: Forza Italia divisa tra l’idea di rompere con il capo della Lega e quella di rimanervi nemica un po’ sì e un po’ no; e il Pd ancora ostile all’unità vera, tutt’impegnato a combattersi in una lotta interna non comprensibile all’esterno. Forti delle debolezze altrui, i sovranisti aumentano nei sondaggi nonostante continui ad abbassarsi la soglia della loro credibilità, con lo speciale impegno del vicepremier e ministro dello Sviluppo economico, protagonista di surreali gaffe. Un paradosso in tutto il mondo, tranne che dalle nostre parti.
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