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Cara Varese

IMPEGNO PULITO

PIERFAUSTO VEDANI - 12/10/2018

lago1Per quanto riguarda il nostro territorio ecco l’attesa prima grande iniziativa di Raffaele Cattaneo, assessore regionale all’ambiente: un ampio tavolo di lavoro di esperti e istituzionale allo scopo di trovare una accettabile e definitiva soluzione di un grave problema del nostro territorio: l’inquinamento del lago a Varese.

È un problema che venne clamorosamente alla ribalta negli anni 60 essendo sindaco Mario Ossola quando Giorgio Bocca, attendibile e schietto inviato del “Giorno” in un suo tour di città e province emergenti a livello nazionale, con pregi e difetti, scrisse che mentre Piacenza galleggiava nelle acque del fiume Po, cioè nella dissenteria, Varese invece si specchiava nel suo lago pure definito sempre ricorrendo alla parola che rese celebre il generale Cambronne. Non fu un colpo sotto la cintura, ma la fotografia veritiera di una situazione che non faceva onore alla città vincente in parecchie classifiche nazionali.

Fu un periodo duro per sindaco e giunta, io che sul problema ci avevo pure scherzato definendo il nostro lago un altro Titicaca venni consigliato di evitare Palazzo Estense per qualche giorno. Non ubbidii, ebbi molti sorrisi dalle minoranze e pure dalla truppa della maggioranza.

Ma chi comandava avrebbe dovuto fare i conti anche con un ambientalista e scienziato dell’infinito come Salvatore Furia che, riempiendo di acquaccia del lago la fontana di piazza Monte Grappa, ricordò il destino che attendeva uno dei nostri gioielli naturali se non ci si fosse mossi alla svelta.

Proprio con l’avvio delle iniziative per me ci furono esperienze nuove. Feci arrabbiare i giudici scrivendo un dato di fatto inoppugnabile: avevano censurato i sindaci democristiani dei paesi del lago, era sfuggita loro, davvero occhiuti, una preda socialista, quella che guidava l’ospedale di Circolo, ai tempi il maggior “affluente”, per qualità, micidiale, del nostro Titicaca. Si può pensare alle difficoltà di limitare l’attività del “Circolo”, ma era un dato di fatto che non poteva non essere citato.

Anche il mondo dell’industria aveva pensato a noi cronisti ma a scopi meno nobili. Capitò un giorno in Prealpina un tipo molto distinto che chiese e ottenne di conferire con Maniglio Botti, responsabile delle pagine della provincia : un seduta lunga, poi il tizio passò da me e lo ascoltai pazientemente, poche le mie parole, congedai l’interlocutore che sulla porta del box andandosene borbottò “Non mi era mai successo. ” Chiesi spiegazione e fu franca la risposta: “Non mi era mai successo di vedere respinte delle proposte così vantaggiose”.

Botti ed io infatti lo avevamo spedito senza che togliesse dal suo borsone tante mazzette. Era un pronto cassa ragguardevole quello che il tizio prometteva.

Noi anche per il lavoro eravamo invece cresciuti in ambienti sani, i nostri modelli e maestri erano stati direttori come Mario Lodi e Nino Miglierina e, per me a Como, Ferrario, Brusadelli, Tocchetti, Pozzali, Mella: ci avevano insegnato che il servizio da galantuomini alla città era il nostro primo dovere. E un principio inderogabile.

Il tempo ci avrebbe fatto scoprire quanto sia amata e praticata la corruzione in Italia.

E quanto sia grande e davvero impagabile la soddisfazione di essere sempre padroni di se stessi.

Raffaele Cattaneo partito in quarta e con un piano accurato per cercare di risolvere un problema molto difficile ci ha fatto molto piacere perché lo si era visto partecipare, a solo titolo di nostalgico ciellino, a vicende sanitarie, come quando a un convegno medico ha ricordato che la sanità lombarda va male perché non ha più Lucchina come direttore. Non ha raccontato bugie.

Certamente se ci fosse stato Lucchina il Circolo non sarebbe stato alla canna del gas come lo è oggi.

Cattaneo se ne deve fare una ragione e per di più oggi “reggono” solo i ciellini della vecchia scuola. Formigoni tra l’altro è finito sugli scogli perché non aveva capito che ci sono tempi e scadenze anche per il potere. Che poi oggi si parli di “riforma Maroni” della sanità è anche abbastanza divertente. I fatti dimostrano chi ancora sia “padrun de la melunera”, come diceva Genesia Bernasconi, la supernonna che inquadrò generazioni di Vedani.

Al posto di Maroni chiederei i danni a chi comanda ancora e fa e disfa, anzi non fa mai e sfascia tutto.

La gente è genericamente stufa di pagare le conseguenze dei danni causato da chi fa le leggi.

A livello regionale sembra possibile e meno complicato chiedere i danni a chi ha fatto leggi che visibilmente danneggiano l’assistenza ai cittadini sottraendo risorse essenziali per scopi meno urgenti e vitali. Legali esperti stanno riflettendo.

Oggi Cattaneo si presenta molto bene come assessore, gli ricordiamo allora che la Varese dei volontari tempo fa, sono passati molti anni, ripulì i percorsi delle funicolari. Oggi la situazione del Campo dei Fiori è pesante, l’assessorato regionale in collaborazione con i tanti volontari del verde può pensare a un progetto fattibile per ripulire la montagna e difenderla? E il primo colpo, simbolico di pala lo farei dare a Guido Bonoldi, candidato alla guida del Molina, un cittadino e un ciellino di rara trasparenza e competenza. Che ricorda a noi tutti l’impegno pulito, entusiasmante degli aderenti al movimento di don Giussani nei primi anni della loro azione politica.

A Guido Bonoldi in questi giorni Varese ha affidato non una azienda ma tanti cari anziani che vogliono anni quieti, di progresso assistenziale, di amore vero.

Sono desideri che chi ha sensibilità e cuore può esaudire, possono essere segnali importanti a chi ha scelto di servire la comunità e alla comunità deve sempre guardare. Soprattutto quando nel pianeta politico c’è molta confusione che lo rende a volte pure inaffidabile.

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