(O) Da molto tempo giriamo intorno al tema del populismo e più in generale della condiscendenza, da parte di chi dovrebbe reggere e indirizzare il popolo con autorità, verso i desideri, gli interessi, direi persino le pulsioni più particolari fino all’individualismo, di modo che si pensa che il bene comune, il bene del popolo, sia soltanto la somma delle soddisfazioni individuali. Quindici giorni fa parlavamo di ‘assecondamento dell’elettorato’ come di una malattia epocale della democrazia. Voglio provocarvi ad un livello ancora più alto, quello della morale. Penso infatti che l’impossibilità di trovare un contenuto al ‘bene comune’ sia conseguenza del misconoscimento del bene come tale, la sua riduzione al bene ‘mio’. Tuttavia, in questo arretramento della morale comune, potrebbe esserci un effetto benefico; quello di far nascere il rispetto della norma non da un comandamento che venga dal di fuori ma dalla coincidenza di desiderio e norma, fin dall’intimo dell’individuo.
(S) Ah! Ah! Autocomandamenti, una bella utopia. Anzi, nemmeno una utopia, perché a ben guardare,ci siamo già sottomessi liberamente e volentieri ad una serie di ‘comandamenti’ che sembrano nascere dal nostro Io più profondo, ma in realtà provengono da altrettanto rigorosi ‘ dettati sociali’.
(O) Certo, oggi i Comandamenti di Dio e quelli dell’Io sembrano divergere, totalmente. Te ne farò un elenco provvisorio, che ti sembrerà una parodia di quelli veri, ma non fissarti sui particolari, pensali come una provocazione in vista di una discussione.
1) Non avrò altro io al di fuori di me.
2) Cercherò di far nominare il nome del mio io sempre e dovunque.
3) Festeggerò le mie feste con tutte le mie forze.
4) Correggerò il padre e la madre.
5) Difenderò il mio Io con tutti mezzi.
6) Godrò del sesso in ogni modo, purché consensuale.
7) Arricchirò il mio Io con tutti i mezzi.
8) La mia testimonianza interpreterà i fatti secondo il mio Io.
9) e 10) Non porrò limiti ai desideri del mio Io
(C) Detti così, sembrano proprio il frutto di una parodia di liceali a danno dell’insegnante dell’ora di religione. Mi sembra particolarmente difficile farne nascere una coincidenza tra desiderio e norma, come tu, Onirio, hai affermato poc’anzi.
(O) Non intendevo affermare che bastasse rovesciare i comandamenti ebraico-cristiani per conseguire un livello più alto di spiritualità. Tutt’altro, tanto meno desidero essere sospettato di blasfemia. Però prendete atto che i comandamenti della società occidentale attuale sono questi. Non aspettatevi che li discuta tutti in una sola apologia, forse nemmeno ci torneremo sopra nelle prossime. Lasciatemi solo accennare qualcosa del primo, che anche in questo caso è quello fondante. Sul Sinai Mosè ascolta e trasmette al popolo e alle generazioni future l’essenza della religione: il monoteismo è il distacco assoluto e definitivo dall’idolatria e dalla superstizione, l’alleanza del Sinai costituirà Israele come popolo e ogni suo singolo componente in una nuova e precisa identità. Quella compagnia ad Israele che Dio ha mostrato a partire dall’Esodo diventa così intima da essere prevalente su ogni altro legame umano. Con Gesù la possibilità dell’identità tra Dio e l’uomo, prima mediata dalla Legge, diventa carnale e spirituale insieme, lo spiega in modo potente s. Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”.
La cultura dominante in Occidente oggi è, come noto, areligiosa. Chiarisco che per ‘cultura dominante’ non intendo principalmente gli intellettuali, i filosofi e gli artisti, piuttosto gli autori cinematografici e televisivi, i giornalisti, i blogger, i follower dei social network, eccetera. Tutti costoro hanno contribuito a privare le identità dei popoli e degli individui del legame religioso, senza offrire un degno sostituto. Così nel corso di un secolo e più i surrogati dell’identità religiosa la fanno da padroni, lo Stato la classe operaia, la razza il denaro, il potere, fino all’ultimo: la libertà, intesa come autodeterminazione.
Questo è il primo autocomandamento, da cui discendono tutti gli altri. Ora sta voi capire se questo centrarsi sull’Io sia la definitiva eliminazione dell’identità cristiana o la più pertinente critica della sua insufficienza.
(S) Non ci sono dubbi che il cristianesimo sia sotto attacco, in modo diverso rispetto alle antiche persecuzioni e a quelle dell’epoca sovietica. Non lo Stato con le minacce, ma tutti gli altri poteri reali con le lusinghe del peccato, di cui la più insidiosa è proprio quella dell’autodeterminazione, la stessa del peccato originale: sarete come Dio, cioè avrete il potere di autodeterminarvi. Superbia e narcisismo sono i frutti di questa pretesa. Paradossalmente le persecuzioni in ogni tempo hanno rafforzato l’identità del popolo e la consapevolezza dei singoli, tanto quanto i privilegi sociali e politici le hanno indebolite. Spero proprio che teologi e vescovi non ammorbidiscano dottrina e morale per andare incontro al mondo, in nome di questo sfuggente ‘discernimento’, che potrebbe legittimare qualsivoglia deviazione dal giusto giudizio.
(C) Oggi mi avete lasciato poco spazio, ma non voglio prenderlo ora, allargandomi oltre quanto normalmente concessomi. Non so nemmeno se non sia meglio lasciare questo tema dell’identità alle conclusioni finali, dopo aver percorso tutto l’itinerario critico dei dieci ‘autocomandamenti’. Anticipo solo il mio sospetto più vivo: vero che la cultura dominante oggi in Occidente, sottolineo oggi,(perché la sua tradizione secolare è molto più ricca,) vuole scardinare tutte le identità comunitarie, non solo quella cristiana, ma non sono affatto sicuro che proprio dalla spinta sull’individualismo non debba scaturire la reazione contraria: un Io caricato di responsabilità scoprirebbe la propria insufficienza a sostenere da solo il confronto con la dura realtà e potrebbe aprirsi nuovamente alla dimensione religiosa comunitaria.
(O) Onirio Desti (S) Sebastiano Conformi (C) Costante
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