In questi ultimi anni si è fatto un gran parlare di attivismo tecnologico, di conquiste fatte sul piano industriale, di riconversioni, di sviluppo sociale, di conquista di diritti e doveri paritari, in realtà si è dimenticato lui, l’essere umano, il perno di tutta la questione, quella straordinaria mescolanza di intelligenza e di umanità che ha bisogno di essere conosciuta, amata e fatta amare.
Ci si è dimenticati che la persona ha bisogno di sentirsi prima di tutto persona, di stabilire quali siano esattamente i confini dentro i quali sia possibile esprimere con gioia ed entusiasmo la propria personalità. Sono anni, questi, in cui si utilizza l’intelligenza per fini e scopi esterni, che vanno oltre la necessità umana, che stimolano il risultato eclatante, quello che produce effetto, che fa urlare al primato, che dimostra chi è il più bravo e chi è il più forte, ma senza consentire alla coscienza di prendersi cura adeguatamente della sua identità, quell’identità che permetterebbe di pensare e di agire con una convinzione adeguata e con un campo visivo molto più ampio di quello attuale e, forse, molto più equilibrato.
Purtroppo abbiamo ridotto al minimo il campo educativo, lo abbiamo ristretto in un ambito in cui la libertà non sa più in quale direzione posizionare i propri confini. Quando l’educazione perde il controllo e si frantuma anche la libertà cade in un vuoto profondo, in cui si dibatte senza avere ben chiaro cosa debba fare e come debba muoversi per riconquistare quell’identità che la rende riconoscibile e quindi accessibile al genere umano. Ritrovare l’educazione significa mettersi in pace con la propria coscienza, ripristinare quel filo che ha il suo punto luce nella capacità di stabilire distanze e reciprocità.
Esiste un rapporto vincolante tra educazione e coscienza, un rapporto che va rinnovato con somma cura, per fare in modo che non si perda mai di vista l’armonia dell’esistenza. Equilibrio e armonia, in questi anni, hanno perso molto della loro consistenza etica, sono stati spogliati, ridotti all’osso, buttati in mezzo alla strada, lasciando alla volontà individuale di cibarsene in quantità illimitate. L’essere umano si è sentito così meno umano, si è lasciato prendere la mano, si è maldestramente convinto di essere diventato lui il padrone dell’universo, approdando a lidi sconosciuti dai quali risultava molto complicato se non impossibile ritornare. Ha avuto per un attimo il sentore che non ci fosse più un Dio e che tutto fosse soggetto a una volontà arbitraria dentro la quale posizionare la sua voglia di rendersi autonomo.
Un’educazione spogliata della sua sostanza etica e morale è diventata oggetto di diritti illimitati, dove tutto è diventato possibile e controvertibile. Siamo al punto in cui, caduti i confini, annullate le regole e sradicati i piani esistenziali tradizionali, sul terreno restano verità senza contorni. I problemi di oggi hanno radici lontanissime, nulla avviene per caso, tutto ha una sua causa iniziale.
Sull’educazione si è lavorato pochissimo, non si è cercato di scavare con sufficiente coralità nella storia, nei suoi errori, nelle difficoltà che ne hanno determinato i disastri e le incongruenze, ciascuno ha inseguito un primato, pensando che potesse essere quello risolutivo, capace di far gridare alla vittoria. Oggi il mondo manca di una convinzione educativa di base, viaggia su categorie inventate al momento per soddisfare varie forme di egoismo, ma la frammentarietà educativa produce disorientamento. Tra assolutismo e libertarismo esiste una via di mezzo, quella che consente di visualizzare realtà di cui potersi fidare, in cui la libertà abbia una sua precisa connotazione costituzionale. Tutto quello che sta succedendo è il richiamo secco di un mondo che vuole vedere riconosciuto il proprio diritto alla chiarezza educativa.
Si va verso nuove forme di riconoscimento che hanno bisogno di strategie rinnovabili, di modalità consenzienti per trovare nuove forme convincenti di autodeterminazione. L’educazione si muove in spazi molto più ampi, ha bisogno di certezze, di sapere che può essere la formula per ridare un assetto umanitario a un mondo piuttosto disunito nel suo profilo storico e politico. Sono pochi i capi di stato che sono stati capaci di far coincidere l’evoluzione civile con l’assunzione di impianti culturali validi, la cultura resta infatti la chiave per ricostituire ciò che spesso gli esseri umani hanno scomposto.
Dunque il mondo, sia quello nazionale sia quello continentale, ha bisogno di educazione, di processi integrativi, di indicazioni utili per ampliare positivamente la sua azione, il suo modo di essere, quella volontà che per troppo tempo è stata vittima predestinata di assolutismi impropri.
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