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In Confidenza

IL MISTERO DELL’ALTRO

Don ERMINIO VILLA - 28/09/2018

incarnazioneNe “Il sogno di un uomo ridicolo” di Dostoevskij il protagonista decide di uccidersi: non sa che farsene di una vita dove tutto gli è indifferente…

Sulla strada di casa, all’improvviso, una bambina l’afferra e lo chiama. “Non piangeva, ma strascicava le parole con una voce tremula… Non so perché, ma era terrorizzata e gridava: ‘Mammina, mammina”. Compresi che sua madre stava morendo chissà dove o che le era accaduto qualcosa, e che lei era scappata per cercare aiuto. Io però non la seguii e, al contrario, mi venne tutt’a un tratto l’idea di scacciarla”.

Una volta a casa, prende la pistola, ma ecco che, sul punto di spararsi, gli torna in mente il volto della bambina. “E certamente mi sarei sparato, se non ci fosse stata quella bambina”. Preso dal rimorso per non averla aiutata, non si dà pace. “Se avevo deciso di suicidarmi quella notte, allora tutto nel mondo mi doveva risultare indifferente, e in quel momento più che in qualsiasi altro.

Perché dunque, all’improvviso, avevo sentito pietà per la bambina?”. Poi si addormenta e sogna di un mondo dove la cosa più importante è fare quello che lui non aveva fatto: aiutare la bambina. Comprende che amare il prossimo è uscire dall’indifferenza e vivere.

Questo fa pensare! C’è sempre il mistero dell’altro nella nostra vita, come la bambina del racconto. E succede che non siamo noi a sceglierlo. È più facile che sia l’altro a scegliere noi, irrompendo nella nostra coscienza, beata o indifferente, e risvegliandola come coscienza che il senso del proprio esserci è di essere per l’altro, ospitandolo nella propria casa.

L’altro è una presenza senza la quale vivere non è più vivere: rivela che dando si riceve, condividendo ci si arricchisce, perdendosi ci si ritrova. Pensiamo al cielo e alla terra: sono l’estremità, la differenza per eccellenza. Così l’Io e l’altro: due entità, due differenze. È possibile incontrare l’altro o questo varco tra cielo e terra è destinato a rimanere chiuso per sempre?

È possibile, sì, nella misura in cui l’altro che incrocia la mia strada mi è fratello non perché condivide con me lo stesso sangue, la stessa terra, la stessa lingua o la stessa religione, ma solo perché irrompe nella mia vita, risvegliando la mia responsabilità e chiedendomi di essere accolto e ospitato nella sua differenza.

È il mistero dell’Incarnazione. L’Emmanuele arriva sempre come sconosciuto, rimane sempre Altro da noi!

Ma è anche misconosciuto, colui che non è accolto dai suoi. Succede quando ricevere il Signore è essere rimandati all’uomo, e non si sa riconoscere che il Dio nascosto lascia la traccia della sua presenza.

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