Diciamo la verità, provarci ci hanno provato.
Forse non hanno sufficientemente valutato inquietanti segnali di negato gradimento prima e suggerito gradimento poi, per un dicastero chiave qual è il MEF.
Forse non hanno sufficientemente valutato la pur sempre intrigante capacità, se non di voto, certamente di veto dell’inossidabile cavaliere, peraltro tornato in arcione.
Forse non hanno sufficientemente valutato che in Italia non è conseguente il portare una divisa, lo svolgere funzioni di difesa e polizia, anche per mare, con il dovere di obbedienza al Ministro dell’interno.
Forse non hanno sufficientemente valutato che il Ministero per lo sviluppo economico e quello del lavoro, e molti altri, sono di fatto subalterni al MEF, che, specie se ha le spalle ben protette ed è accreditato di gradimento, può stroncare voli pindarici, sogni di gloria e con essi legittime aspettative degli ingenui elettori. Forse infatti qualcosa delle nessune fatte, avrebbe potuto fatta, senza quinte colonne etero dirette.
Diciamoci la verità, ci hanno provato, pagando il prezzo di chi ha sperato che ogni manovra gestatoria del tipo quello no, questo sì, quello forse, fossero animate da “ amor di patria”.
Ma quando mai.
Il giorno che si è insediato questo strano ménage a trois, s’è iniziato il count down per la fine di questo esperimento di troika giallo verde.
Si tratta di capire chi resterà col cerino in mano, anche se le occasioni per sbattere la porta non mancano.
Peccato, all’inizio avevo pure creduto a questi novelli Carlo Verdone e Claudia Gerini, che con il terzo “comodo” volevano riproporci ‘O famo strano?
Ci toccherà vederci qualche nuovo film piatto e senza verve con regia franco-tedesca.
Il cinema comincia a non piacermi più.
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