Due treni a idrogeno girano sulle rotaie in Germania. E In Italia?
Con i primi due treni elettrici a idrogeno entrati in servizio sulla linea ferrata di circa 100 km (con molte salite e discese) che collega le cittadine di Cuxhaven, Bremerhaven, Bremervörde e Buxtehude in Germania, l’economia solare ha compiuto un decisivo passo in avanti.
Composto da due vagoni, ognuno di questi piccoli treni regionali può trasportare 300 persone, di cui 150 sedute. L’idrogeno alimenta tutte le esigenze energetiche: inclusi raffrescamento estivo e riscaldamento invernale. Prodotto per elettrolisi dell’acqua utilizzando la corrente elettrica prelevata dalla rete elettrica della Bassa Sassonia (da solo, il Land ospita 7.800 MW di potenza eolica), l’idrogeno viene convertito reagendo con l’ossigeno dell’aria in elettricità ed acqua all’interno delle celle a combustibile a bordo dei due vagoni del treno.
Nel complesso, il motore elettrico a bordo di ognuno dei due vagoni è alimentato con 200 kW di potenza provenienti dalle celle a combustibile e altri 225 kW dalle batterie agli ioni di litio. Sono proprio le batterie agli ioni di litio insieme alle celle a combustibile ad idrogeno che ci stanno permettendo e ci consentiranno in tempi rapidi di cessare l’uso dei combustibili fossili anche nei trasporti.
L’idrogeno è contenuto in modo sicuro in 24 bombole installate sul tetto dei due vagoni. In tutto, due set di bombole da 94 kg. Dal punto di vista energetico, i 188 kg di idrogeno equivalgono a circa 624 litri di gasolio: ma adesso l’unica emissione di questi treni capaci di raggiungere i 140 km/h nel più totale silenzio è il vapore acqueo. Sono 1000 i km di autonomia prima di fare il pieno di idrogeno in 15 minuti presso l’impianto di rifornimento mobile installato lungo i binari della stazione di Bremervörde.
Gran parte dell’energia usata per produrre idrogeno viene da fonti rinnovabili che ormai, in Germania, raggiungono una quota ormai superiore al 40 per cento dei consumi elettrici.
I due treni, interamente costruiti in Europa, da soli, consentiranno di evitare ogni anno la combustione di centinaia di tonnellate di gasolio raffinato. E poiché sono già decine i treni elettrici a idrogeno già ordinati da varie aziende ferroviarie in Germania, Austria e Regno Unito, non passerà molto prima che Cina, Corea e Giappone mettano in funzione i loro, seguite da Russia, India, Usa e Canada.
In breve, nessun Paese industriale avanzato potrà restare fuori da questa (idrogeno) e dall’altra (batterie a litio) tecnologia per l’accumulo e l’uso distribuito dell’elettricità, ormai ottenuta a costi bassissimi da sole e vento, riducendo grazie a questa sinergia i costi ancora elevati e la reperibilità ancora critica dei due processi di produzione e immagazzinamento di energia presi ciascuno a sé.
C’è da chiedersi: perché da noi la notizia dei treni a idrogeno è rimasta al palo e si continua a parlare solo di quel tanto o poco che interessa ossessivamente giornali e TV (migranti a grappoli incontenibili, quota 100 di pensioni anche se dimezzate, tasse irrisorie ma che produrranno deficit insostenibili, ponti da ricostruire solo quando si saprà quanto e chi ci possa di nuovo guadagnare)? Forse perché, semplicemente, si nega l’esistenza di problemi climatici anche dopo il Settembre più caldo della storia recente e perché si tace sul fatto che per ogni due migranti che il Governo respinge un giovane nato e cresciuto in Italia, laureato e preparato, se ne va all’estero a occuparsi delle tecnologie e delle soluzioni che miglioreranno davvero la qualità della nostra esperienza di vita.
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