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Cara Varese

IL NOSTRO ANTIDEPRESSIVO

PIERFAUSTO VEDANI - 28/09/2018

morgioneC’è un intellettuale  emiliano che correttamente interpreta  la scuola anche come osservatorio sociale e non solo come riferimento per una vita migliore nella quale la cultura, fatta di conoscenze e riflessioni, abbia un ruolo di primo piano.

Di questo suo sentire, delle problematiche sulle quali la società non più oggi si sofferma a meditare, il nostro prof  ogni tanto lancia  dei messaggi destinati a essere testimonianza  di un presente che il nostro vivere di corsa  rapidamente trasforma in passato. Un passato che  la comunità modella,  spesso   non con la dovuta cautela,   lanciandosi nel turbine dell’approfondimento, dello studio.

Il vivere di corsa alla  fine è scarsamente produttivo perché non ha radici solide in epoche, più o meno recenti,  che in qualche misura di saggezza ne possono  ancora  distribuire.

Il dilagare  della comunicazione odierna  priva di tempo per la riflessione  oggi  è capace di  presentare più facce della stessa realtà  ma senza  rassicuranti indicazioni.

Il nostro simpatico filosofo della vita,  analizza, dà indicazioni, non si rassegna, spera e vuole che di come egli interpreta la vita  ci sia la possibilità di una futura  e anche occasionale lettura per il tramite di uno dei primi mezzi di comunicazione globale  ritenuti  efficaci dall’uomo: i  messaggi in  bottiglia.

Un tempo affidati a oceani e fiumi   in situazioni e luoghi estremi dove l’acqua con la sua instabilità,   con un suo moto    lentissimo pur sempre si presentava  come possibilità  di un futuro a chi riteneva di non averne più.

I messaggi in bottiglia odierni possono essere un curioso sistema di verifica, ma  nel tempo, di valutazioni, appelli, sondaggi, notizie  relativi alla vita di una comunità,.

I messaggi come una segnalazione aldilà dei canali ufficiali relative a realtà non considerate  degne degli archivi.

Può sembrare oggi un gioco quello dei messaggi in bottiglia, in realtà è la possibilità di essere ancora  individui e non numeri  in grado di pungere e magari offrire  chiavi di lettura idonee a controbattere la massificazione, preda e orgoglio del web.

Proviamo  a calarci  nei panni di chi vuole sperimentare, non per sfizio personale, ma come   utile servizio collettivo il lancio di una bottiglia. In una comunità come la nostra, più ricca di passato  di quanto si creda, ma più incline alla conquista dell’oggi, del futuro.  Molto  allora ci sarebbe da lanciare con una bottiglia nella speranza  che, chissà quando, il messaggio, rinvenuto occasionalmente come vuole la storia  di questi ritrovamenti   diventi stimolo per esempio per un recupero importante.

Anche io la mia bottiglia   la lancerò sperando che qualcuno  la trovi e renda noto l’appello. Già, perché sono  ormai trascorsi  tre anni dalla scomparsa  di Gaspare Morgione  e sono tre anni di silenzio istituzionale per un umorista, uno scrittore, una montagna di amore per  i più deboli, una valanga del sorriso,  un innovatore nel mondo nazionale dell’editoria. Un grande che ha amato la e onorato la nostra città.

Noi operai del  giornalismo – tali siamo considerati perché  periferici, di provincia – nella tranquilla Varese  abbiamo avuto un leader silenzioso che ha avuto il merito  di far crescere  città e territorio con le sue coinvolgenti vignette, con battute al fulmicotone, con  osservazioni brevi che valevano più di un “fondo”  in  prima pagina.

Oggi  le desolanti liti  nella nuova maggioranza comunale, la monotonia dell’incapacità della nuova opposizione  sarebbero state un  divertente bersaglio  per Gaspare, amato e rispettato da tutti per la sua autorevolezza culturale, per la sua capacità di avviare con il sorriso  la soluzione di problemi  anche delicati.

Non averlo più è una sofferenza per chi lo ha stimato.

Ma al momento è anche una fatica o un fastidio in meno  per le istituzioni, in particolare quelle che  dovrebbero far crescere, il culto della memoria   di una comunità e del suo territorio.

Rendere  oggi di nuovo presente tra noi Morgione sarebbe pure una gran bella medicina. Il miglior farmaco antidepressivo.

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