Qualcuno fuori dai gangheri per le occasioni mancate da Vettel sempre ed esclusivamente per errori del tutto personali avrebbe preferito l’allontanamento del tedesco. Ma tutto sommato la Ferrari non poteva fare diversamente di quel che ha fatto confermando il pilota capace di perdere ma anche di vincere a quello che alla vittoria non può mai arrivare.
È andata a pennello, insomma, l’ennesima valutazione fatta dal sempre presente inviato della Gazzetta dello Sport. Dopo, Monza si pronunciò a ritratto della situazione con una frase più che precisa che diceva “insomma lodi o errori senza Vettel la Ferrari non vince”.
La pacifica e sempre “pacifica” conduzione della vettura da parte di Raikkonen gli assicura l’assenza di errori di guida ma anche l’assoluta inesistenza di “osare” che nel finlandese assolutamente non esiste e che non può mancare in qualsiasi pilota.
Senza ovvie imitazioni dei guerriglieri in merito a sorpassi possibili anche se rischiosi vanno fatti e via di questo passo. Contro l’assoluta esistenza al momento della chiamata a Maranello di Raikkonen avevamo espresso un giudizio poco simpatico ma convinto circa la valutazione della sua guida come quella di un campione ma al momento pre-pensionato, senza svalutare le sue capacità ma individuandolo solo ed esclusivamente in una guida pari al valore della macchina.
Facendo i conti, dunque, è il caso di dire che l’ultimo pilota “completo” alla guida delle Ferrari è stato Alonso, capace non solo di vincere anche con perizia di guida ma di ottenere dei piazzamenti quasi impossibili nel momento disgraziato del cavallino del “prima Marchionne”.
Valuteremo poi il nuovo, quel Leclerc di cui si dice un gran bene che avrà sicuramente il compito di seconda guida.
Ma nessuno si offenderebbe se ad eventuali “distrazioni” dell’altro ponesse un graditissimo rimedio.
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