Ha detto San Giovanni Paolo II ai giovani: “Nella realtà della vita quotidiana, divenite testimoni intrepidi dell’amore più forte della morte. Tocca a voi raccogliere questa sfida! Mettete i vostri talenti e il vostro ardore giovanile al servizio dell’annuncio della buona novella. Siate gli amici entusiasti di Gesù, che lo presentano a quanti desiderano vederlo, soprattutto a quanti sono da lui più lontani”.
La nostra è una fede che cerca insieme ad ogni uomo! Ci fa universali, aperti. Uomini e donne capaci di armonia, di rispetto e di incontro, cercatori di unità non come parzialità e chiusura, ma come ricchezza. La svolta epocale che viviamo comporta un nuovo tipo di missione. Una missione che non dice: ‘venite‘, ma che privilegia il ‘veniamo… vengo io in mezzo a voi‘. Una fede e una chiesa che diventano autentiche se hanno il coraggio di attraversare la città.
Sei cristiano quanto più vivi dentro l’uomo. Sei missionario quanto più cammini con l’uomo e a passo d’uomo. Una fede così è rischiosa, perché sarebbe più facile starsene isolati e ben protetti tra quattro mura domestiche o fra stupende pareti di chiese amorfe.
Il nostro Dio è sempre ancora da scoprire! Ricomincio da capo ogni mattina. Non sono un adulto arrivato, ma un bambino che ricomincia con gli altri, ogni volta. Ricomincio con quanti cominciano, con quanti balbettano, con quanti ignorano Dio o anche lo negano. Dio è sempre ancora da scoprire e da cercare. Per questo siamo degli eterni cercatori, uomini e donne che continuamente scoprono il volto di Cristo, i suoi passi, la sua presenza.
Dove abita? Su quali strade possiamo incontrarlo? Fino alla fine del mondo Cristo rimane nascosto, da scoprire, è straniero. Incontrare Gesù negli altri, scoprirlo negli ultimi, amarlo nei poveri. Ecco la vera anima della missione!
La nostra è una chiamata a farsi dono! È la condizione dell’autentico discepolo di Gesù. Molte sono le modalità di questo farsi dono. Qualcuno intravede tra la propria gente i destinatari del suo dono… Altri avvertono da Dio l’esigenza di superare i confini della propria terra e di mescolarsi con altri popoli per scoprire con loro il volto paterno di Dio e i semi del Regno che avanza.
Ma resta vero questo: “Tutta la nostra vita, per quanto muta, dev’essere una predicazione del Vangelo fatta con l’esempio. La nostra intera esistenza, tutto il nostro essere deve gridare il Vangelo sui tetti. Tutta la nostra persona deve traspirare Gesù. Tutti i nostri atti devono gridare che noi apparteniamo a Gesù. Tutto il nostro essere deve diventare una predicazione viva, un riflesso di Gesù, un profumo di Lui, qualcosa che gridi Gesù, che Lo faccia vedere, che risplenda come un’immagine di Lui” (Charles De Foucauld).
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