Occorreva un battage pubblicitario per rilanciare il Battistero di San Giovanni, il monumento più antico della città di Varese, che secondo alcuni è sempre chiuso, per ragioni di sicurezza, e ora anche ‘soffocato’ dai “ripari” che circondano per necessità il campanile del Bernascone, in attesa di un intervento di consolidamento.
Con grande sensibilità culturale, l’attuale prevosto di Varese, monsignor Luigi Panighetti ha aderito alla proposta avanzata da Italia Nostra di consentire l’apertura del monumento contando sulla disponibilità di alcuni volontari dell’Associazione; l’apertura pomeridiana del mercoledì e del venerdì si aggiungono a quelle operate in occasioni particolari: celebrazioni liturgiche, matrimoni, battesimi, riti della settimana santa,, oltre a mostre ed esposizioni di rilievo.
L’operazione ‘apertura’ si coniuga con un’altra interessante iniziativa svoltasi al Castello di Masnago il 14 settembre: un allestimento fotografico riguardante una serie di scatti aventi per oggetto il Battistero medesimo e la presentazione di un dvd dal titolo ‘Varese, il Battistero di San Giovanni’; la realizzazione è sponsorizzata da Italia Nostra, con la collaborazione di Foto Club Varese e dell’ingegner Massimo Propersi, illustra la preziosità dell’edificio e degli affreschi in esso contenuti narrandone la millenaria storia.
Il timore che il battistero di San Giovanni, il monumento più antico ed interessante della città di Varese potesse essere ‘oscurato’ dalle recinzioni protettive del campanile ha consentito un passo avanti nel percorso di valorizzazione; grazie al dvd a livello fotografico, ora, è possibile ammirare gli affreschi collocati nel matroneo che resta, per motivi di sicurezza, assolutamente inaccessibile; e l’obiettivo di illustrare la preziosità dell’edificio e degli affreschi in esso contenuti narrandone la millenaria storia è stato raggiunto.
Il Battistero di San Giovanni, nel corso della sua storia iniziata molti secoli fa, ha subito vari interventi di trasformazione e restauro: durante uno di essi è avvenuta la scoperta di una vasca battesimale esagonale, costruita in muratura, con le pareti a imbuto, posta sotto al fonte battesimale monolitico visibile al centro dell’edificio, che ha consentito di retro-datarne le origini tra l’VIII e il IX secolo.
La realizzazione di edifici in cui venisse amministrato il sacramento del Battesimo fa data a partire dal IV secolo d.C., quando la Chiesa, ottenuta la libertà a seguito dell’Editto di Costantino, fissò nella giornata della Pasqua come momento del Battesimo, cioè dell’ingresso dei catecumeni e della loro accoglienza nella Chiesa, istituendo una precisa disciplina battesimale. Ogni battistero aveva al centro l’elemento che lo contraddistingueva: la vasca battesimale con dei gradini a scendere che permettevano l’immersione nell’acqua purificatrice e la riemersione dell’’uomo nuovo’ purificato dal peccato originale, che, pronto finalmente a entrare nella ‘vita cristiana’, ora poteva entrare in chiesa, edificio, per lo più posto accanto al battistero.
A Varese, il battistero sorse accanto a San Vittore, sede della Pieve: nelle pergamene dell’Archivio prepositurale di San Vittore datate XIII appaiono infatti le testimonianze documentarie dell’esistenza della chiesa di S. Vittore e del Battistero, cuore della Pieve di Varese.
L’edificio attuale ha linee essenziali ed eleganti, la muratura è costituita da conci squadrati; è alto e stretto con fronte a capanna, due lesene con semi capitelli a decorazione vegetale, il portale centrale, strombato con fregi, è sormontato da una lunetta decorata e ha ai lati due monofore anch’esse strombate; al colmo della facciata una edicola accoglie una statua raffigurante San Giovanni Battista.
L’edificio in pianta è costituito da due aule: una era destinata al rito battesimale, l’altra, di dimensioni più piccole, è il presbiterio; la copertura è data da ampie volte a crociera con sottili costoloni in laterizio, a sesto acuto.
Al centro dell’aula principale il fonte battesimale di forma ottagonale, scolpito in un blocco monolito di pietra di Viggiù tra il XIII e il XIV secolo, consente di osservare nei suoi spicchi le varie fasi della lavorazione da parte dello scultore, con la raffigurazione del Battesimo di Cristo e con varie figure di santi, perché il lavoro è rimasto incompiuto.
L’interno è arricchito da numerosi affreschi, tra i dipinti più antichi sulla parete sinistra del presbiterio è la ‘Madonna del latte’: i tratti duri, schematici delle figure contrastano con la cura dell’artista per i dettagli come la rondine appoggiata sulla mano del Bambino Gesù.
Nella zona del presbiterio si possono ammirare più di una trentina di affreschi che appartengono ad epoche diverse-sono databili tra il 1320 e l’inizio del secolo seguente-; si nota la mancanza di uno schema, di un progetto decorativo unitario: lo stile e la qualità sono eterogenee infatti nei secoli si sono accumulati progressivamente, a volte sovrapponendosi. Hanno valore storico e sociale: i committenti facevano eseguire figure di Madonne o di Santi, specie i santi ‘ausiliatori’ come san Ludovico di Tolosa, san Leonardo protettore dei prigionieri, sant’ Antonio abate, che proteggeva dalle malattie uomini e animali domestici, san Dionigi e sant’ Eligio, celebrati come patroni dei commerci. A volte i committenti si facevano ritrarre accanto ai santi, per sottolineare il loro ruolo sociale, come nel caso del Sant’Andrea che ha accanto un membro della famiglia Perabò, come attestato dallo stemma di famigli posto in alto nell’affresco.
Desta curiosità l’affresco che raffigura San Giacomo a cavallo che porta sull’arcione, seduto dietro di lui un pellegrino: l’affresco è stato probabilmente commissionato dal chirurgo Giacomo Codebò, devoto dell’apostolo e iscritto alla schola.
Di grande intensità i due Vescovi di mano del Maestro della Tomba Fissiraga: il linguaggio pittorico di scuola giottesca rende con plasticità le figure, come la Madonna della misericordia dipinta nel presbiterio, e l’intensa, drammatica Crocifissione a destra dell’arco che delimita il presbiterio; sulla parete destra, appaiono in due sequenze sovrapposte figure di Apostoli e di Santi. Della scuola di Martino Spanzotti è invece la delicata intensa materna Madonna che allatta con a fianco Giovanni Battista e San Vittore, che è posta sopra l’altare del presbiterio.
Al matroneo l’accesso è consentito oggi da una scala esterna, poiché nel 1880 durante lavori di restauro e consolidamento si provvide a ‘raddrizzare’ la parete di sinistra dell’edificio, sulla quale era appoggiata la scala d’accesso al matroneo stesso, ignorando che il lato ‘bombato’ apparteneva all’edificio originario. Lungo le pareti della vecchia scala d’accesso sono altri affreschi, come pure nel piano superiore.
È doveroso un ringraziamento ai volontari che ogni mercoledì e venerdì dalle 16 alle 18,30 e ogni terza domenica del mese dalle 15 alle 17,30 consentiranno di ammirare un cosi ricco complesso di storia ed arte presente a Varese. Il video, che è stato presentato in anteprima il 14 settembre al Castello di Masnago, è stato realizzato con la collaborazione del Foto Club Varese, sotto la direzione artistica della professoressa Paola Viotto. La voce narrante è dell’attrice Luisa Oneto. Nel portico del Castello è stata allestita contestualmente una mostra fotografica che illustra il lavoro di preparazione del video.
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