Avrei voglia di scrivere di questa breve primavera. Della terra ritornata verde. Del sole che ci ha sfiancati. Del ritrovato silenzio. Dell’autunno tempo di raccolta. Delle cose buone della vita. Invece la televisione mi parla di un lungo elenco di violenza dell’uomo contro la donna, di violenza contro questo nostro meraviglioso mondo, di adolescenti che si credono onnipotenti (o fragili?) al punto tale da sfidare la morte, dello strapotere del potere che usa l’arma della parola per ingannare, degli stati che vogliono prevalere sugli altri, dei governi che compiono vendette di stato, di politici incoscienti, incoerenti, incompetenti.
Vorrei tacere, costringermi al silenzio, alla rinuncia, alla riluttanza, ma il mio silenzio potrebbe essere inteso come rassegnazione, vigliaccheria, inutilità. Tutto ciò porterebbe a far dilagare ancor di più la retorica bolsa di certi politici, la loro arroganza. No, non mi voglio accodare a tutti coloro che si limitano ad insultare l’avversario. Vorrei discernere ed aiutare chi mi legge ad avere una capacità critica. E lo farò con calma, con serenità proprio come l’autunno incipiente mi invita alla concentrazione densa, alla riflessione, alla lenta e faticosa pazienza dell’ascolto.
Vorrei oggi interloquire con i simpatizzanti del Movimento 5 Stelle. Non nascondo che ho avuto simpatia per la passione e l’entusiasmo di questi militanti, quasi tutti giovani, ma di cui non comprendo il significato della loro democrazia diretta connessa a Internet, la loro eccessiva attenzione alla diffusione mediatica con slogans e cori da stadio, il loro sarcasmo della politica dove il pensiero è assente, la loro arroganza decisionista piena di certezze irremovibili, la loro voglia di cambiare tutto e subito, mentre la Politica esige gradualità, confronto e mediazione.
Grazie al libero voto degli italiani e ad un contratto (non a un programma condiviso!) con la Lega, di cui un tempo erano acerrimi nemici, ora sono al governo. “Lasciamoli lavorare!..” mi dice un amico. D’accordo, ma i primi segnali del nuovo esecutivo non sono certo incoraggianti. Anzi, non ci sono per niente.
Come durante la campagna elettorale, anche i pentastellati continuano a parlare, a fare annunci, a promettere, ma poche sono le realizzazioni. Sembra che non abbiano il senso del limite, della finitudine, della non comprensibilità del reale. Si battono per un potere pubblico senza tasse (che equivarrebbe a un dolce senza zucchero!), ad un reddito di cittadinanza frutto non del lavoro, ma dell’assistenza statale, a proibire anche le scoperte scientifiche di immunologia, infettivologia e microbiologia, stordendo il mondo scientifico. Ci sembra che i politici di questo movimento manchino di discernimento, di coscienza politica, di competenza e di coerenza.
Mancano anzitutto di discernimento. Parlano prima di pensare, prima di ponderare la fattibilità dei loro progetti, come se nei bilanci dello Stato 2+2 non facesse 4. E oltretutto devono spartire la torta con la Lega! Non sanno distinguere tra ciò che è possibile e quello che non lo è. Non sanno separare tra ciò che è buono e ciò che è cattivo. Non sanno distinguere tra ciò che è bene conservare e ciò che deve essere perduto per sempre. Prima di parlare, dovrebbero pesare la parola perché la parola errata, una volta uscita dalle labbra, si spegne foneticamente ma inizia a vivere creando panzane, come ha fatto Di Maio che non ha atteso un attimo per annunciare a tutti che avrebbe messo sotto accusa per alto tradimento il Presidente della Repubblica, reo di aver usato le prerogative che gli assegna la Costituzione. Siano più prudenti gli uomini pentastellati perché da un cervello scollegato con la realtà non escono comandi o impulsi, ma chiacchiere vane o ingiurie o offese generate solo dalla collera, dalla stizza o irritazione.
Mancano di coscienza politica. Cioè di capacità di guidare un Paese nella giustizia, ma anche nella concordia, nella democrazia che è rispetto delle istituzioni e non solo degli elettori, nella libertà, ma che è anche responsabilità, nel rispetto della Costituzione e non solo del contratto di governo. È vero, l’Italia ha bisogno di affrancarsi dalla corruzione, dalla mafia, dall’avidità di certe multinazionali o grandi imprese, dalla tentazione di evadere le tasse. Non basta. Occorre presentare delle proposte fattibili che ridistribuisca meglio non solo le poche risorse, ma anche il potere, le responsabilità. Si tratta di pensare un nuovo modello di società, non di tappezzare con toppe un vestito lacero e consunto. Non basta dire no: alla TAP, alla TAV, ai vaccini, alle privatizzazioni: occorrono proposte. Nel poema teatrale “Faust”, Goethe fa dire a Mefistofele: “Sono lo spirito che eternamente nega”. Questo spirito nefasto sta dissestando l’Italia e istigando gli animi, mentre essa avrebbe bisogno di un atteggiamento più attento e più responsabile.
Mancano di coscienza politica. Dopo il berlusconismo e il renzismo, anche l’attuale governo usa la logica perversa dell’utilitarismo a scopi elettorali. Alla base del contratto di governo ci sono tornaconti che sono spudoratamente divisi tra Lega (combattere – non governare! – l’immigrazione, flax tax, riforma della Fornero) e 5 Stelle (reddito di cittadinanza, alzamento della pensione minima), mentre sono assenti del tutto i valori fondanti la nostra Costituzione: la dignità e il rispetto dei diritti di tutti. Questa composizione di interessi diversi divide ancor di più il Nord dal Sud del Paese e si svuota il senso di una politica di coalizione.
Mancano di competenza e di esperienza. A sentir parlare gli esponenti del movimento – quei soliti tre, quattro – sembra che la loro sia approssimazione, impreparazione vengano rispettate e considerate dai loro fans come segno di decisionismo e di acutezza. La “tuttologia,” di cui sembrano dotati il ministro Grillo e il suo collega Toninelli, non può essere finita, mentre sembra essere infinita la loro ignoranza che giunge al punto tale di fidarsi solo di “tecnici” che condividono l’una la sua ideologia e l’altro che nomina membri della commissione d’inchiesta sul crollo del ponte Morandi quegli esperti che potrebbero risultare i responsabili della sciagura!
Mancano di coerenza. Che senso ha gridare alla Camera il loro dissenso contro coloro che protestano per un voto di fiducia posto dal governo quando essi stessi sbraitavano, esponevano cartelli di protesta, protestavano urlando senza pudore contro il governo che ora è all’opposizione? E vi sembra coerente il ministro Di Maio che, dopo aver promesso in campagna elettorale che l’Ilva sarebbe stata chiusa, ora al governo firma un accordo meno vantaggioso di quello proposto dal suo predecessore Calenda, che accusa di aver compiuto un delitto perfetto sull’Ilva? (Ma allora aveva ragione Calenda!) E vi sembra coerente o codardo o bugiardo il ministro Toninelli che alla Camera denuncia di aver subito pressioni interne ed esterne per non pubblicare il contenuto di un accordo delle concessioni autostradali (e di essere stato, pertanto, vittima di un reato), salvo alcuni giorni dopo, durante una trasmissione televisiva, dimostrare la falsità di quanto detto?
Come il lettore avrà capito ci sono dissonanze nelle priorità programmatiche tra Salvini e Di Maio, ma c’è un’infida assonanza che li unisce: dire quello che al popolo piace per ottenere in cambio consensi.
Ma stiano attenti i due dioscuri che affiancano il Presidente del Consiglio. Secondo la mitologia greca, i dioscuri erano gemelli concepiti da Giove e, separatamente, uno da Leda e l’altro da Elena. Castore, auriga e atleta, era mortale, mentre Polluce, pugile, era immortale. Fuor di metafora, quale sarà l’immortale dei nostri due vice – presidenti del Consiglio?
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