È bello da Velate immergersi in un bosco tagliato dal corso del Vellone e seguire il sentiero Fiorella che sbuca ad Avigno. Doveva essere l’antico collegamento tra le due castellanze varesine, prima della costruzione della strada d’asfalto e quando l’hanno riaperto, vent’anni or sono facendone un percorso-vita attrezzato di spalliere e pedane, lo hanno intitolato a lei, la sfortunata campionessa schiacciata dalle ruote di un camion mentre si allenava in bicicletta.
È accaduto rare volte un evento di immediata partecipazione civica a una tragedia costata l’esistenza a una donna di 40. Ed è questa la cifra dell’amore che circondava Fiorella Noseda, a sua volta portatrice sana della misteriosa miscela umana di affetto e impegno. Nella scuola, dove era insegnante di educazione fisica, nella famiglia dove era il punto di riferimento per sua figlia Elisa oggi medico, nello sport, dove vinceva sempre.
Straordinaria sugli sci che abbinava al tiro con l’arco, grintosa in bicicletta, Fiorella è stata una piccola grande atleta di provincia che aveva le foto sui giornali dopo il trionfo in una gara e la libreria affollata di medaglie e di coppe. I segni del successo alcuni dei quali oggi stanno sulla sua tomba, sempre fiorita, nel panoramico cimitero di Velate, ultima dimora, tra l’altro, della scrittrice Liala.
Fiorella è morta il 9 settembre del 1998, lo stesso giorno in cui se ne andava Lucio Battisti. Perché la ricordiamo ancora vent’anni dopo? Perché anche il suo canto libero sopravvive al mistero della morte. Perché c’è questo sentiero tra Velate e Avigno che fa pensare a lei e perché sempre alla ragazza forte nello sport, dolce nella vita, è dedicata la pista ciclabile che s’allunga dalla Schiranna verso il giro completo del lago di Varese. Ne hanno vandalizzato il cippo ultimamente: ce l’avevano con Fiorella? No, impossibile, nemmeno l’hanno conosciuta. Ce l’avevano con se stessi. Per i credenti saper vivere bene nell’intimo e con il prossimo è un dono divino. Un’altra Fiorella, Mannoia, canta così: “Per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è perfetta. Per quanto sembri incoerente e testarda, se cadi ti aspetta E siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta. Tenersela stretta”. Ciò che faceva la Noseda, risorsa preziosa nella comunità che frequentava. Uno stimolo eccezionale usciva dalla sue corde in qualsiasi campo s’impegnasse.
Quando s’è congedata in un incidente stupido – ferma al semaforo accanto a un camion, il veicolo s’è mosso, scattato il verde, mentre lei perdeva l’equilibrio e cadeva tra le ruote anteriori e posteriori- Fiorella coltivava una speranza confidata agli amici: aprire una palestra sociale aperta anche alle persone fragili. In vent’anni iniziative di questo genere ne sono sorte parecchio. Forse le pilota lei da lassù.
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