“Il Sindaco? No, non lo trova qui. Vada più avanti fino alla Chiesa, di fronte c’è una via che sbuca in una piazzetta. Lo trova lì. Sicuramente”. Comincia così la mia visita di fine agosto a Riace, piccolo centro della provincia di Reggio Calabria che deve la sua notorietà al ritrovamento, nelle acque del mare, dei famosi Bronzi. Ma le due statue di straordinaria bellezza possono essere ammirate al Museo di Reggio Calabria, qui invece potete vedere i risultati del progetto di accoglienza e integrazione avviato circa vent’anni fa all’indomani del primo sbarco di curdi sulle spiagge di Riace. Il principale ideatore e animatore del progetto si chiama Mimmo Lucano. Lo trovo nel Villaggio Globale in quella piazzetta Donna Rosa diventata per tutti luogo di ritrovo e simbolo della volontà di resistere ai mille tentativi messi in atto da varie parti per cancellare una esperienza straordinaria. Qui all’inizio di agosto è partito lo sciopero della fame indetto dal Sindaco per ottenere dal Governo lo sblocco dei finanziamenti dovuti e la cui mancata erogazione, che dura da oltre due anni, rischia di far fallire tutto.
Mimmo Lucano, amichevolmente definito Mimì capatosta (per la determinazione che ci mette nel suo impegno), seduto su un muretto, mi accoglie con una stretta di mano e un sorriso. Ci scambiamo alcune opinioni su quanto sta accadendo e sul possibile esito del braccio di ferro con il Governo. D’altronde agosto è stato un mese duro. Lo sciopero della fame, le proteste dei volontari e degli animatori delle botteghe artigianali hanno richiamato l’attenzione di mezzo mondo e la partecipazione solidale di persone note e meno note. In questo clima e nonostante fosse chiaro che la critica andava ben oltre l’attuale Governo, il Ministro dell’Interno ha definito il Sindaco “uno zero”, uno con il quale non avrebbe mai voluto incontrarsi. Anche se il Ministro non perde occasione per esibire i suoi toni sprezzanti e arroganti è facile immaginare che il “fastidio” principale fosse provocato in lui non tanto dal Sindaco o da una realtà che neppure conosce, ma dalla forza e dalla carica simbolica del progetto attuato a Riace. Una esperienza concreta capace di indicare la “politica della speranza” che è opposta a quella della “paura”. Una idea fatta di crescita comune, solidarietà, integrazione. Altro che buonismo.
Qui è in atto un progetto concreto, una grande ispirazione, una utopia che si fa realtà, una dimensione sociale il cui pilastro fondamentale è costituito dai rapporti umani. Qui si rende visibile l’idea di una “globalizzazione” equa e umana, alternativa a quella ingiusta e selvaggia imposta dai nuovi padroni del mondo. Il Ministro dell’Interno tutto proiettato nella sua campagna elettorale permanente non sa, né gli interessa sapere, che i grandi fenomeni migratori odierni per essere affrontati e governati seriamente richiedono risposte socialmente e umanamente sostenibili. Continuare a eccitare gli animi, facendo leva sulle paure reali o percepite della gente, consente di raccogliere consensi e voti ma certamente non aiuta a risolvere i problemi.
Il modello Riace dà fastidio perché, nel suo piccolo, dimostra che un altro modo di essere e di fare è possibile. Un esempio di come nell’Italia di oggi, attraversata da enormi lacerazioni e divisioni, gravemente contagiata da intolleranza e razzismo, sono ancora tanti, per fortuna, impegnati a costruire legami di solidarietà e partecipazione consapevole. Una idea che dal particolare e dal locale investe l’idea stessa di sviluppo.
Infatti per Mimmo Lucano l’ospitalità agli stranieri non è solo un fatto di civiltà, ma una necessità per far ri/vivere la sua Riace e, in particolare, il suo borgo antico svuotato dalle incessanti e massicce emigrazioni del dopoguerra e, dagli anni settanta in avanti dalla fuga verso la “marina”. La sua è stata una scommessa anche contro l’indifferenza e l’apatia che a volte sembrano dominare in una Calabria che si sente abbandonata dallo Stato e soggiogata dal potere criminale della ndrangheta.
Il suo amore per Riace e l’attenzione verso gli ultimi sono la costante di un impegno sociale e politico tra la sua gente cominciato alcuni decenni fa. Egli diventa Sindaco di Riace nel 2004. Quasi per caso. Grazie cioè ad una spaccatura che si produce all’interno del centrodestra. Vince con il 35,4% dei consensi, che diventeranno poi il 51,7% nel 2009 e il 54,5% nel 2014.
Tre volte Sindaco e con voti crescenti (nei Comuni con meno di tremila abitanti non c’è il limite dei mandati) grazie alla qualità e alla tenacia di un uomo che ha saputo affrontare gli eterni nodi irrisolti del suo paese (acqua, fognature, illuminazione, strade) e coniugare i problemi della sua gente con quelli degli stranieri approdati sulle nostre coste in cerca di futuro. Non solo solidarietà, dunque, ma progetto di rinascita per un paese in declino. Nel vecchio borgo l’integrazione diventa lavoro comune per recuperare le case abbandonate, per avviare attività artigianali e botteghe di vicinato, per coltivare i campi e mettere in sicurezza il territorio, per rifare la pavimentazione stradale, per rianimare e riqualificare servizi pubblici ormai in decadenza anche per scarsità di utenti. Per i rifiuti si sperimenta persino l’utilizzo del “ciuccio” (asino) con “a bordo” ceste diversamente colorate; un “mezzo” decisamente pratico per attuare, nelle vie strettissime, la raccolta differenziata.
Il progetto di accoglienza e sviluppo di Mimmo Lucano ha ripreso e sviluppato esperimenti fatti in precedenza da altri comuni calabresi a partire dagli anni novanta. Per tutti cito Acquaformosa (CS) e Badolato (CZ) due comuni calabresi che sperimentarono per primi l’accoglienza volontaria, integrazione in loco, rinascita dei borghi abbandonati.
Da ormai vent’anni Mimmo Lucano continua a coltivare con la determinazione di sempre una impresa che sembrava impossibile. Ha dovuto vincere opposizioni, incomprensioni e maldicenze, provenienti da più parti e, a volte, anche da forze “amiche”. Più volte dunque ha dovuto fare i conti con lo sconforto e le amarezze che l’impegno politico spesso riserva anche ai più tenaci. Per queste ragioni nel 2009 aveva manifestato l’intenzione di non ricandidarsi, ma la stima e il sostegno di cui godeva sono riassunti in un aneddoto: nei giorni in cui non ha ancora deciso se ricandidarsi Lucano incontra per strada un operaio che, asciugandosi il sudore, lo affronta dicendogli “Mimì a te anche se non ti candidi ti votano lo stesso. Fai un po’ tu”.
Ecco, la speranza è che oggi come allora il Sindaco trovi nell’energia e nelle motivazioni che gli sono proprie le ragioni per continuare nella realizzazione della sua utopia concreta. D’altronde questa è anche la patria di Tommaso Campanella l’autore de “La città del sole” nato a Stilo, a due passi da Riace.
You must be logged in to post a comment Login