Tema dominante del neokantismo è il rifiuto di una interpretazione psicologica di Kant. La filosofia critica non si basa su una ricognizione delle strutture psicologiche della mente umana, bensì sulla funzione che i principi a priori assolvono nel campo della conoscenza, della normatività etica, del giudizio estetico.
Il neokantismo si caratterizza come ben diverso dal ritorno a Kant e non si riduce a una teoria della conoscenza ancorata alle scienze della natura. Su questa impostazione si costituisce la scuola di Marburgo: Hermann Cohen , la figura di maggiore spicco nella prima fase (1842-1918), vi insegna dal 1872. Per lui (Teoria kantiana dell’esperienza, 1871) il nocciolo non è il supposto fondamento fisio-psicologico (radicamento dei processi cognitivi nella struttura della psiche), bensì la pura funzione dell’a priori come condizione dell’esperienza (non nel senso dell’empirismo di Locke e di Hume), ma di una esperienza consegnata alle opere degli scienziati , rinvenibile nel “fatto della scienza”.
Va sostanzialmente ridimensionata la distinzione tra i due tronchi della conoscenza umana (per Kant sensibilità e intelletto): le forme a priori dello spazio e del tempo non sono autonome, ma debbono essere riassorbite entro la compagine delle categorie attraverso cui l’intelletto compie la sintesi, che genera la conoscenza stessa.
Oggetto dela scienza per Cohen è il sapere costituito come oggettività pensata. Cohen è contrario all’interpretazione psicologistica, che vorrebbe ricondurre l’a priori ai processi psichici individuali. La conoscenza è contenuto oggettivo dato, cioè il sapere esistente (richiamo esplicito alla teoria platonica delle idee).
In polemica col positivismo per Cohen le scienze della natura non si fondano sui fatti, ma su leggi e teorie che non si ricavano dall’esperienza. Il dato è un prodotto e come tale deriva dall’a priori, non dall’esperienza, per cui perde significato la distinzione kantiana tra l’ambito della ragione pura e quello della ragion pratica o del giudizio estetico. Anche l’etica e l’estetica devono essere considerate a partire dal metodo valido per le scienze naturali.
La fondazione trascendentale è sostanzialmente unica per i diversi ambiti. Kant aveva preso le mosse per la propria riflessione dall’esistenza della matematica e della fisica come “saperi esistenti” per indagarne le condizioni di validità. Il procedimento per Cohen è applicabile anche all’etica: anche qui i principi, nel caso specifico le norme, come avviene per le leggi della natura , non derivano dai singoli individui, né dal piano empirico. Le leggi si pongono come costitutive, sono a fondamento del comportamento, ma non ne derivano.
Attraverso una evoluzione storica le norme sono passate dal piano dell’applicazione empirica a quello della definizione dei principi generali. E nel diritto le norme da individuali diventano universali, si fanno sapere oggettivo , che si pone di fronte al singolo come obbligazione o come dovere.
La Scuola di Marburgo non deve comunque essere considerata tale in senso stretto. Paul Natorp (1854-1924) ed Ernst Cassirer (1874- 1945) , pur rimanendo fedeli al metodo di Cohen, ne sviluppano gli esiti autonomamente. Natorp, allievo di Cohen, contrariamente al maestro, recupera una collocazione per la psicologia, non empirica o esplicativa; si tratta di un’indagine sul vissuto psichico rinvenuto risalendo dalla conoscenza oggettiva alla sua condizione soggettiva , non diversamente da quanto avverrà per la fenomenologia di Husserl.
Natorp sottolinea il carattere dinamico della conoscenza. Il dato ne è prodotto, ma con un procedimento di continua approssimazione , che non giunge ad una verità definitiva. È l’eterna x , che corrisponde al noumeno kantiano, spogliata d’ogni valenza ontologica. L’analisi trascendentale riguarda non tanto il sapere come prodotto, bensì come produzione. Le stesse scienze della natura sono suscettibili di sviluppo. La ricerca del fondamento trascendentale, se si intende il sapere come processo, non è limitata ai saperi oggettivi già costituiti , ma è allargata a quelli in fieri. Perciò si estende alla religione e tendenzialmente a ogni campo della riflessione umana.
L’ampliamento e l’estensione dell’analisi trascendentale a tutti gli ambiti della conoscenza è realizzata da Ernst Cassirer. Tra il 1906 e il 1907 (Il problema della conoscenza nella filosofia e nella scienza dell’età moderna) si occupa della conoscenza scientifica nel suo sviluppo storico. In Sostanza e funzione (1910) affronta la struttura dei concetti scientifici, mettendone in luce la natura funzionale in contrapposizione alla tradizionale teoria dell’astrazione come generalizzazione del dato empirico.
Nel Concetto di sostanza e funzione Cassirer applica alla natura una progressiva “aritmetizzazione”. Così la natura non viene semplicemente interpretata o compresa, bensì ricostruita.
La matematica consta essenzialmente di simboli. È importante considerare non ciò che sono, bensì la funzione che svolgono nella costituzione della realtà. La matematica è dunque la trasposizione di eventi naturali in un sistema di simboli , così il mondo diventa manipolabile , riorganizzabile. Questo vale per ogni ambito della conoscenza. L’uomo è un animale simbolico , produce un mondo di simboli , che sovrappone e sostituisce al mondo reale e che costituisce per lui la realtà autentica.
Si configura in Cassirer una filosofia della cultura che allarga la tematica kantiana al carattere storico-processuale dell’agire umano e trova nel mondo dei fini e dei valori, nel mondo della cultura, il suo autentico oggetto di indagine. Nei tre volumi della Filosofia delle forme simboliche (1923-1929) Cassirer si interroga su quelle produzioni dello spirito, quali il linguaggio e il mito, che erano rimaste ai margini o erano state ignorate dalle filosofie neokantiane.
Nel ripensare al Kant della Critica del giudizio coinvolge la figura di Goethe, da cui riprende l’idea della morfologia, di una teoria delle forme , che non sono soltanto le forme viventi, bensì le forme stesse della cultura, le oggettivazioni in cui lo spirito si esprime e si realizza nel mondo dell’uomo (sapere scientifico, normatività etica, arte, religione, linguaggio, mito).
Con l’audace progetto di trasformare la critica della ragione kantiana in una critica della cultura si introduce la nozione di forma simbolica. Il simbolo è un segno sensibile, portatore di un significato come nel caso del linguaggio , grazie al quale l’uomo non solo comunica con i suoi simili, ma costruisce una visione del mondo e rende possibile la stessa percezione della realtà.
In questa energia si radica anche il mondo del mito, che soggiace a una sua logica specifica. La stessa conoscenza scientifica è una forma simbolica , che si stacca sempre più dalla realtà immediata o dalla visione mitica del mondo, per costruire una pura compagine di segni , che compendiano infine, nel livello più astratto, il significato delle operazioni matematiche.
Le forme simboliche sono i veri elementi a priori della conoscenza umana. La filosofia di Cassirer si caratterizza pertanto come critica in senso kantiano non solo della ragione, ma della cultura. Così prosegue l’unificazione metodologica dei diversi ambiti conoscitivi tipica di Natorp. Le forme simboliche si costituiscono storicamente e mutano nel tempo. Sono strumenti di adattamento all’ambiente secondo un’organica legge di evoluzione.
L’autore propone una completa rassegna del linguaggio, del mito, della religione, della scienza come sistemi simbolici; di particolare rilievo l’analisi del totemismo, visto non come espressione di un modo illusorio od errato di considerare la realtà , bensì come strumento per organizzarla,per strutturare le relazioni sociali , pr definire il posto dell’uomo nel mondo e dell’individuo nella comunità.
Nel Saggio sull’uomo, pubblicato poco prima della morte, il sistema simbolico figura come un processo adattativo dell’umanità. L’universo simbolico, una volta costituito, ha vita autonoma e condiziona e forma l’individuo. L’uomo è storicamente il soggetto che produce la cultura, ma il singolo la trova già organizzata , la assimila e ne viene formato anche a livello di strutture mentali. I simboli equivalgono nelle funzioni alle categorie kantiane, avendone però a differenza origine storica. Lo sviluppo è condizionato dalla logica interna del relativo sistema. Nel progresso non v’è subordinazione dell’uno all’altro dei diversi ambiti del simbolico. Il sistema culturale è comunque caratterizzato da una sintesi dinamica.
Rappresentante di un analogo processo d’allargamento d’orizzonte del neokantismo in Francia è Léon Brunschvicg (1869-1944). In lui il kantismo si trasforma in un idealismo, che vede al centro l’attività dello spirito , dell’intelligenza dinamicamente rivolta al mondo dell’esperienza, orizzonte in cui si colloca anche la conoscenza scientifica , specie la matematica. Del 1912 Le tappe della filosofia matematica.
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