Ero già cronista a Como quando, da lettore, mi imbattei in una notizia accattivante per il titolo e per il contenuto: presentava infatti i primissimi capitoli di una singolare vicenda di “nera”, quella dei “bravi ragazzi di Angera”, gang davvero sui generis di rapinatori che soprattutto delle buone maniere facevano un’arma per svaligiare le banche senza troppi stress. Lavoravano di lunedì, entravano nell’obiettivo di giornata non impacciati, sorridenti, con atteggiamento deciso ma non intimidatorio e invitavano tutti i presenti a stare calmi, a non avere paura perché nulla di male sarebbe loro accaduto.
E avevano pure la cortesia di ringraziare e salutare al momento di andarsene.
I rapinatori, perché espressione di una violenza che per un nonnulla può trasformarsi anche in ferocia, non raccolgono mai consensi anzi, ma all’inizio del boom economico del secolo scorso o come singoli protagonisti o come gang richiamarono una attenzione non tradizionale nell’opinione pubblica proprio per i comportamenti non disumani, la genialità dell’organizzazione dei loro colpi: i vecchi lombardi ricordano la rapina di via Osoppo a Milano o le imprese del “solista del mitra”.
Davvero tempi mitici anche per i cronisti che con racconti, ricchi di fantasia, trovarono il modo, quando era loro possibile, di sdrammatizzare e diversamente incanalare vicende che potevano portare a situazioni ancora più pericolose per la comunità.
Dovendo parlare di Angera avrei dovuto rifarmi a ben altre situazioni storiche , culturali, ambientali, artistiche senza dimenticare due grandi del Varesotto, Antonio Greppi primo sindaco di Milano, angerese, e il suo caro amico Antonio Ghiringhelli, da Brunello, che a tempo di record ci restituirono il tempio mondiale della musica e dell’opera, il Teatro di Santa Maria alla Scala, distrutto dai bombardamenti.
Il richiamo l’ho fatto anche per valutare meglio l’attuale caos sociale, le incertezze e le insicurezze quotidiane a nessuno negate da una patria solo dei doveri, anche i più strambi, e non più dei diritti,
Un’Italia che, stando alle notizie di cronaca vede i cittadini sconcertati anche da decisioni di collegi giudicanti o da magistrati monocratici.
Il riferimento ai bravi ragazzi di Angera non calza nemmeno se lo si accosta in qualche modo ai bravi cittadini della capitale del Sud del Verbano che oggi hanno dato l’avvio ai primi tentativi insurrezionali nei confronti di tecnici e politici – o presunti tali – che in ginocchio davanti ai poteri di Roma hanno ceduto loro importanti quote finanziarie della sanità lombarda determinando l’avvio di uno sfascio del quale non tutta la popolazione e la politica locale hanno avvertito la vastità e le pesantissime conseguenze.
Ecco, forse mi sembrava interessante il garbo come punto di contatto tra i bravi ragazzi e le vittime odierne di quel maledetto pasticcio chiamato riforma sanitaria. Pasticcio perché sostanzialmente consiste nel miniaturizzare i posti letto degli ospedali e trasferire, dopo le prime cure, gli ammalati in una filiera assistenziale che oggi non c’è mentre doveva essere realizzata ben prima di cancellare il potenziale ospedaliero, fatto di ricoveri e cure.
Potenziale oggi modesto, inadeguato e ben controllato dai privati, evidentemente beneficati dalla politica.
In apparenza la viltà delle scelte sociali in ambito sanitario sembra incontrastabile. Cresciuto professionalmente con un forte rispetto per la squadra di Temi confido sempre nella possibilità di azioni risarcitorie in ambito civilistico là dove vengono violati o comunque compromessi i diritti dei cittadini, tra i quali primeggiano quelli alla cura della salute, legati a una efficiente assistenza.
Assistenza che si presenta con preoccupanti picchi negativi.
Infatti oggi se c’è un grave problema in un luogo di cura è prassi legislativa chiamare subito in causa gli addetti ai lavori quando sarebbe opportuno verificare anche la portata degli ordini di chi ha disegnato e controlla l’ “impianto” della sanità.
Si offre così ai cittadini la possibilità di una loro giusta tutela anche con rapidi risarcimenti, magari anche a carico dello Stato.
Milano cerca di rabbonire i sindaci, ma a votare sono i cittadini. Varese, grazie anche ad Angera e a parecchi sindaci del Verbano ha mandato segnali precisi E ha fatto capire che al peggio si può mettere fine.
Salvini, Di Maio, il PD nazionale, la Destra regionale per decenni nulla hanno fatto per il nostro territorio. Oggi sono già passati 6 mesi dalle elezioni. La politica di casa nostra può essere raddrizzata dai cittadini, infatti di bella gente il mondo del lavoro ne ha molta ancora. È della stessa razza di quella che 80 anni or sono ha contribuito a fare grande Varese e a curarne la salute con rara generosità. La città ha il diritto di essere meglio rappresentata, di contare su un rassicurante rapporto con la politica.
E di essere trattata con garbo. Almeno quello dei bravi ragazzi di Angera? No, furono ragazzi diversi rispetto al mondo che si erano scelti, ma , ancora oggi e sempre, sono improponibili come esempio.
Per la politica serve invece una svolta verso la democrazia. Dove dovrebbero contare di più i valori dei partiti. E l’amore concreto per il prossimo. Ce lo ha insegnato il più bel comunista credibile che abbia incontrato nella mia vita.
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