Qui Haiti
MON BLANC
JANUSZ GAWRONSKI - 27/07/2018
Ho davanti il mio amico sorridente, sbarbato e allisciato, adorabile attempato ex animale da night club. L’uomo è di altezza media, robusto senza eccesso. La massa dei capelli estende il cranio verso il cielo, dandogli la forma di un trapezio da discoteca, invertito.
Parliamo a lungo. Del progetto, e di un problema serio.
- Nenè, so che tu non eri d’accordo.
- Non lo ero io, non lo erano altri.
- Come hanno potuto.
- Pensa che Noser ha offerto un terreno, per farle meglio, ma hanno rifiutato.
Il problema l’ho visto con i miei occhi, appena sbarcato sul molo, attraversato il villaggio. Una nuova costruzione, incompiuta, nella parte bassa della piazza. Alla mia domanda: che cos’è, mi hanno risposto: sono le nuove toilette. Sono andato su tutte le furie.
- Perché non hanno voluto il terreno di Noser?
- Hanno preso, come scusa, che poi un giorno Noser avrebbe potuto reclamare le toilette, dire che sono sue. Ti immagini. Noser che una mattina si sveglia e dice alla popolazione: non potete più fare la pipì, mi sono ricordato che il terreno è mio!
- Assurdo
- Senti, Nenè … voglio essere franco con te. Io ho dato duemila dollari per queste toilette, alla precisa condizione che fossero costruite lontano dal pozzo
- Invece, che hanno fatto? Hanno fatto due fosse biologiche, al termine delle quali il liquido dovrebbe perdersi nel terreno … a sei sette metri dal pozzo
- Tu una volta mi hai detto di aver esplorato il lago sotterraneo.
- Sì, è vero. Ero ragazzo.
- Mi dicesti che le grotte erano molto estese, si poteva proseguire per decine di metri, in diverse direzioni.
- È così.
- Ma è normale! Qui è tutta roccia, fondo marino … cinquanta centimetri di granito, cinquanta di fondo poroso, altri cinquanta di qualcos’altro … è ovvio che gli strati porosi spesso sono stati scavati dall’acqua, hanno formato delle caverne …
- Sì. Qui sotto sono tutte caverne.
- Il Trou Divinor con il suo lago sotterraneo si trova sette metri sotto la piazza. Sette, non settanta. Loro a pochi metri vogliono disperdere le acque nere nel terreno. Tu sai che cosa vuol dire, Nenè?
- Inizio a capire, mon blanc. È molto pericoloso.
- È più che pericoloso, Nenè. Qui c’è la certezza, ripeto: la certezza, che il pozzo sarebbe contaminato.
- Che vuoi che faccia?
- Senza fare casino in pubblico, devi andare dai due o tre che decidono. Devi farli ragionare.
- Ci riuscirò.
- Guarda che su questa cosa sono pronto a qualunque cosa. Sono pronto a lasciare il villaggio, pure.
- Lasciare il villaggio! Questo non può accadere, Anouch!
- Secondo te, posso lavarmi la faccia con un’acqua che so essere contaminata? Posso mettere a rischio le mie persone? Posso aspettare a contare i primi morti di dissenteria, colera?
- Hai ragione. Anche io quell’acqua la uso, non la bevo ma la uso. Mi ci lavo. Qualche volta addirittura ci cucino!
- Ti immagini. Gli animali che si abbeverano a un’acqua contaminata.
- Inizieremmo a perdere anche animali.
- Vedi!
- Fagli capire che Anouch chiederà i soldi indietro. Che sono pronto a trasferire la clinica a Sylvestre. Che sul mio cadavere toccheranno il sistema dei tubi per alimentare i wc.
Al rientro riferisco della faccenda ai miei ragazzi. Mi spiegano che avevano previsto la mia reazione, che per questo non avevano avuto il coraggio di avvertirmi. Il mio io imperturbabile li osserva, in difficoltà, impacciati, alle prese con la mia inevitabile collera.
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