Ho recentemente trascorso alcuni giorni in Kenya in visita a padre Antonio Bianchi, missionario della Consolata e cittadino onorario di Verbania (dove è nato 96 anni fa) cui ho co-dedicato il mio ultimo libro sull’immigrazione (“L’INTEGRAZIONE (IM)POSSIBILE? Cosa non ci dicono su Islam, Africa e immigrazione).
Una visita – temo – di “fine vita”, ma che mi ha permesso di ritrovare amici carissimi e ovviamente discutere a lungo su Africa, immigrazione, problematiche mondiali.
Opinioni variegate e diverse, ma accumunate su alcuni aspetti che vengono sottovalutati in Europa e più in generale in Occidente sulla realtà africana di oggi.
Mi ha colpito l’unanime coro di proteste per la debordante e massiccia presenza cinese che a Nairobi si materializza in costruzioni imponenti e nel vedersi appaltate più o meno tutte le infrastrutture pubbliche con risultati di incerta qualità.
Nell’assoluta indifferenza europea – che in Africa sta perdendo ogni credibilità – vi sono state recentemente vere e proprie rivolte dell’opinione pubblica (perfino con alcuni cinesi assassinati) che comprende solo ora di essere oggetto da anni di un accanito sfruttamento ambientale ed economico, ma in un paese che si ritrova ora così indebitato con la Cina da non sapere più come uscirne.
Nairobi è intanto diventata una città di 5 milioni di abitanti con un traffico inquinato e folle, con pochi servizi e una periferia enorme e pericolosa.
Più ancora mi ha colpito Addis Abeba che sta diventando il cuore (cinese) dell’Africa, ma anche qui a prezzo di una gestione insostenibile delle risorse e dello sfruttamento di milioni di persone in una babele da infermo dantesco.
Un altro tema approfondito: quello della presenza della Chiesa cattolica nel mondo africano di oggi, sempre più diversa dalla nostra e da un mondo missionario di qualche decennio fa. La chiesa africana è cresciuta, vive con riti propri, ha interpretato secondo realtà locali molto diverse dalle nostre una propria evoluzione e si trova davanti a problemi enormi.
Queste nuove esperienze portano a culture, opinioni, principi di cui da noi si parla raramente e che invece laggiù sono i veri problemi del giorno, per esempio il celibato dei sacerdoti che viene visto come una assurdità che impedisce il radicamento nelle comunità.
Una chiesa economicamente più povera e che affronta la sfida di una miriade di sette, confraternite, gruppi spontanei spesso in lite tra di loro.
Una parentesi di riflessione profonda ma anche di inquietudine rendendomi conto che quanto ho scritto recentemente nel mio libro è confermato e vero, a dispetto di tante chiacchiere che girano in Italia.
Buonismi che non affrontano il tema principale di un continente purtroppo abbandonato nella corruzione di quasi tutti i suoi governanti, senza regole che non siano quello dello sfruttamento e del “dio denaro” e senza pensare al futuro, alla sostenibilità, a una pianificazione demografica. Tematiche più volte riprese da Papa Francesco di cui si privilegiano nei media piuttosto le dichiarazioni sull’immigrazione, ma raramente quelle che denunciano senza fronzoli le questioni “a monte” che la determinano, a cominciare dalla responsabilità immense delle multinazionali senza scrupoli.
Il problema dell’immigrazione verso l’Europa nell’Africa Orientale si concentra in Eritrea, pochi sono i migranti da altri paesi ma d’altronde sembra che proprio l’Europa non si sia mai posta il problema di un intervento politico, militare o diplomatico in Eritrea (vedi uno specifico capitolo del mio libro) dove in quel piccolo paese il locale dittatore Isaia da 25 anni terrorizza il paese, favorisce le migrazioni e incassa ufficialmente le tangenti sulle rimesse degli emigrati che tengono in piede il paese? Servirebbe ben poco per affrontare e risolvere il problema della conduzione di questo paese, ma manca ogni volontà politica!
Eppure proprio in questi giorni la DIA sottolineava – dati alla mano – che le mafie stavano guadagnando di più sul traffico di migranti africani che per il mercato degli stupefacenti, che viene poi finanziato proprio da questi proventi di questo traffico di carne umana: vogliamo finalmente rendercene conto?
(chi fosse interessato a leggere il libro può richiedermelo a: marco.zacchera@libero.it, i diritti d’autore sono devoluti al Verbania Center che opera in Africa da 36 anni)
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