Se non sappiamo superare i vecchi errori e non sappiamo creare nuove idee che interpretino in modo nuovo la sempre più nuova realtà, non sapremo essere d’aiuto alla nostra società.
Nuova realtà che appare volubile, volatile, drammatica ma anche affascinante, coinvolgente, intrigante. Ricca di eventi, di avventure, di disgrazie, di eroismi, di bellezze, di follie.
Ma giusto anche domandarci: è la realtà che continua a mutare o è l’uomo il volubile? O lui è sempre lo stesso con qualità immobili, mentre gli eventi evolvono, cambiano? O tutto è sempre uguale, l’uomo sempre lo stesso, la realtà la stessa, mentre è la sua scarsa memoria unita all’ignoranza la causa che gli fa credere tutto in mutazione? E’ lui che trova nuovo ciò che è vecchio e ripetitivo?
L’umanità vede la presenza di grandi scienziati, di studiosi, di artisti con nuove manifestazioni d’arte, di speculatori, di geniali imprenditori, di spietati tiranni, di feroci criminali, di generosi santi, di veri profeti, di ciarlatani, di arroccati egoisti, di inerti parassiti, di inconciliabili e inconvertibili ignoranti, ma sopratutto vede folle immense di disgraziati, vede tanti infanti trucidati da perversi adulti.
Vede la comparsa di nuove culture (o sono vecchie con abiti nuovi?), di invadenti tecnologie positive ma nello stesso tempo devastanti che creano nuovi modelli di schiavitù, capaci di togliere libertà illudendolo d’essere libero, mentre invece è vittima di sottili seduzioni, di modelli di vita decadenti, di brucianti ideologie, di politiche convulse, incongruenti, fatue, arruffate, brevi, incapaci, inconcludenti.
Non è facile capire dove c’è l’errore, dove invece esiste il giusto, il vero. Considerando questo, appare saggio mantenere nella nostra vita un atteggiamento di giusto relativismo mentre grandi sofferenze sono create da un integralismo intollerante, che a molti invece sembra giusto.
E’il nostro cervello l’incapace di interpretare, di vedere dove e come avvengono le apparenti mutazioni, e ripete stupidamente i soliti errori con gli occhi velati da stolide paure, emotività? Sono le paure e le emotività il punto debole dell’uomo? La causa degli errori? Le paure che giustificano l’egoismo, la violenza, la crudeltà dell’uomo? Non è che, restando razionale, saprebbe essere coraggioso e trovare la via giusta per superare le difficoltà? Col raziocinio riuscirebbe a vedere l’origine degli errori e evitarne le conseguenze? Di fronte ai drammi poi mormora: “Perché Dio permette queste cose?” Ma è lui , l’uomo che le commette!
L’uomo, felice di essere nel mondo, ne ha anche tanta paura perché lo vede sì colmo di bellezze, ma anche di tante minacce da cui deve difendersi e per far questo sta rifacendo o rinforzando i confini, che già furono cause di guerre. Per prevenire le minacce diventa minaccioso. Deve essere lui ad agire per primo, così si crede previdente e quindi più sicuro. Lui sa che l’attacco è la miglior difesa. Per paura della paura diventa lui la causa, la fonte della paura. Cosi si precipita nella paranoia. La storia è piena di sanguinari paranoici.
Nel nostro piccolo si ha paura di tutto e si diffida di tutti: dei vicini di casa, dei compagni di lavoro, del titolare della ditta, degli insegnanti dei figli; s’arriva a diffidare di chi si dovrebbe amare, si diventa gelosi. Si cade appunto nella paranoia, subdolo difetto, addirittura vizio, che benda gli occhi. Allora? Ci domandiamo nuovamente: la realtà quale è? E’possibile vederla obiettivamente nonostante l’azione di abili falsi profeti?
Le grandi opere non le fanno i paurosi, gli emotivi, ma i coraggiosi. Nella storia italiana fece miglior politica l’umile, povero (mitico il prestito di un cappotto che gli dovettero fare quando, finita la guerra persa, dovette andare a trattare con i vincitori), ma coraggioso De Gasperi o il paranoico tiranno che lo precedette, che fece precipitare l’Italia nel sangue?
Di figure razionali e coraggiose ce ne sono tra di noi. Hanno cultura profonda ed obiettiva e non parlano alle emotività nostre, ma cercano di motivarci razionalmente, e tuttavia vengono spenti dai divulgatori di notizie, che danno spazio solo a chi dà loro la certezza d’ottenere la necessaria “audience” per gestire la propria azienda, se stessi.
Dobbiamo noi avere la forza di non avere paura per superare i vecchi orrori.
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