Ho scritto al Presidente e all’assessore all’Ecologia della Regione Lombardia e per conoscenza ai Sindaci dei comuni rivieraschi del lago di Varese, per protestare per non essere stato invitato a partecipare alla riunione tenutasi in Regione a proposito di insediare un tavolo tecnico per poter addivenire ad un progetto per riportare il Lago di Varese in una condizione di salute. Riguardo le opere necessarie, i punti fermi raggiunti dai Sindaci riguardo il risanamento del lago (prelievo ipolimnico delle acque; controllo perché vengano acquisite dal depuratore fognario circumlacuale tutte le acque nere provenienti dai 21 comuni del bacino imbrifero del lago) avevo scritto al Presidente della Regione Lombardia perché si potesse assumere il compito di predisporre un progetto completo da potersi portare a finanziamento in Italia ovvero in Europa. Avevo quindi reso palese l’interesse dell’associazione che rappresento con lettera in data 01 giugno 2018. Il fatto che si sia fatta una riunione in Regione Lombardia tra la Regione e i Sindaci del Lago trova pertanto la mia contentezza.
Constatiamo, però, con dispiacere che ancora una volta le Associazioni ambientaliste varesine non siano state invitate in Regione, almeno come uditrici. Come è contemplato soprattutto nelle leggi che vengono ultimamente emanate in Italia in adesione a Convenzioni, il corpo sociale (chiaramente nel pieno rispetto dei diritti derivanti dalle elezioni) sulle questioni di suo interesse, ha diritto di partecipare principalmente presso gli enti pubblici, soprattutto quando renda palese il proprio interesse. Possiamo far riferimento al Testo unico in materia ambientale primi tre articoli subalterni compresi, ma ora, anche, alla nuova Legge che regolamenta il dibattito pubblico.
L’articolo 3 ter del TU sui beni ambientali, riprende proprio i principi codificati, quali quelli di “precauzione, dell’azione preventiva, della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente, nonché al principio “chi inquina paga” che, ai sensi dell’articolo 174, comma 2, del Trattato delle Unioni Europee, regolano la politica della Comunità in materia ambientale”.
Che dire del Testo Unico Ambientale oggi?
Sicuramente che se gli obiettivi principali erano quelli della semplificazione e riorganizzazione normativa ambientale, quelli non sono stati raggiunti. Mancano in particolare tantissimi indispensabili provvedimenti attuativi che renderebbero “effettivamente” applicabili alcune norme che rischiano di restare lettera morta ed inoltre è di tutta evidenza che la gran parte della normativa “speciale” di settore è ancora fondamentalmente estranea al contenuto del TUA.
Ci sono all’interno del D. Lvo 152/2011 molti istituti e opportunità (tutte di derivazione europea) che potrebbero-dovrebbero trovare ben più attenzione ed applicazione da parte di tutti gli operatori del settore, ancor più in tempi come questi di estrema difficoltà economica mondiale. Con questo dico che intervenire per poter rendere espliciti dei doveri che gli enti pubblici hanno nei confronti della collettività rappresenta un qualcosa che deve essere codificato e non solo interpretato.
Trovo assolutamente irragionevole che il Presidente della Regione sia stato Presidente dell’Anci Lombardia, che ha fatto pubblicare un volume con tutta una lunga serie di commentatori giuridici, che hanno stabilito le regole essenziali perché gli Enti pubblici potessero rispettare le regole in campo ambientale. Tra questi c’è stato anche il Prof. Leonardo Salvemini che ha affrontato il tema dell’Art. 3 comma 3 del TU in materia ambientale di cui ho detto sopra e che costituisce il fondamento perché gli interessati possano poter partecipare alle riunioni che gli enti pubblici dedicano alla materia ambientale.
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