Se vivere insieme è un’arte, un cammino paziente, bello e affascinante, nella vita di coppia e di famiglia tre sono le parole indispensabili per una vita felice e salda, dove amore reciproco e rispetto hanno la meglio sugli atteggiamenti che minano il rapporto.
Le parole giuste, dette al momento opportuno, alimentano l’amore giorno per giorno. Questo cammino di ogni giorno ha delle regole, riassunte in tre modi di dire: Permesso? Grazie! Scusa…
Sono considerazioni che riguardano la buona educazione in quanto tale. La intendiamo nei suoi termini autentici, dove lo stile dei buoni rapporti è saldamente radicato nell’amore del bene e nel rispetto dell’altro. La famiglia vive di questa finezza del voler bene.
Dire “permesso” vuol dire preoccuparsi di chiedere gentilmente anche quello che magari pensiamo di poter pretendere; in questo modo si pone un vero presidio per lo spirito della convivenza matrimoniale e famigliare.
Quando si entra nella vita dell’altro, anche se fa parte della nostra famiglia, ci vuole la delicatezza di un atteggiamento non invasivo, che rinnova la fiducia e il rispetto. La confidenza, insomma, non autorizza a dare tutto per scontato.
Dato che la nostra sta diventando una civiltà delle cattive maniere e delle cattive parole (chi ringrazia è considerato una persona debole ed è addirittura guardato con diffidenza), dobbiamo educare alla gratitudine e alla riconoscenza: la dignità della persona e la giustizia sociale passano entrambe di qui.
La gratitudine, poi, per un credente, è nel cuore stesso della fede: un cristiano che non sa ringraziare è uno che ha dimenticato la lingua di Dio.
Se mancano le scuse, si allargano le “piccole crepe” nel rapporto di coppia, e prima o poi diventano “fossati profondi”. Invece riconoscere di aver mancato, ed essere desiderosi di restituire ciò che si è tolto – rispetto, sincerità, amore – rende degni del perdono. E così si ferma l’infezione.
Ma “se non siamo capaci di scusarci, vuol dire che neppure siamo capaci di perdonare”. Il suggerimento del Papa è chiaro: “Se avete litigato non finite mai la giornata senza fare la pace in famiglia”. E come fare la pace? Basta anche solo un piccolo gesto, e l’armonia familiare torna! Anche solo una carezza, senza parole.
Ogni litigio è come la posa di un mattone; a forza di mattoni si edificano muri molto difficili da abbattere. Spiegarsi, chiedersi perdono, è il tentativo di demolire quelle porzioni di muro che, a causa della nostra debolezza, sappiamo così bene costruire.
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