Se si parla oggi di sicurezza di solito ci si riferisce a problemi e situazioni che hanno a che fare con terrorismo, immigrazione incontrollata o quanto meno non bene gestita, oppure di violenza nei confronti delle donne, della scarsissima tutela dei cittadini e delle loro proprietà. Certamente nell’ immenso e dettagliato elenco dei mali, dei pericoli, degli agguati che ci aspettano nella giungla della società ci sono anche altri gravi problemi come la diffusione della droga e tutto l’apparato tentacolare dell’impero della malavita, vero cancro della nostra gioventù, ma è un fatto che la questione della viabilità da anni venga accettata senza reazioni particolari, quando sarebbe un dovere battersi con mezzi più adeguati anche sul piano sociale e culturale. La circolazione stradale, è un vero mostro al quale ogni anno vengono sacrificati migliaia di morti e feriti anche per la mancata formazione degli utenti, per la inadeguatezza della rete stradale, di uomini e mezzi da adibire ai controlli.
Il tutto avviene non essendo rallentate la fame e la gioia di autonomia, di libertà esplose nel Dopoguerra, più di 70 anni or sono, che cominciò con la diffusione dei motorini da applicare alle bici e gli acquisti di moto potenti e di auto di ogni tipo a seconda delle personali disponibilità finanziarie.
Qui da noi le gite da Milano ai laghi esplosero anche grazie all’autostrada, realizzata nel 1924 e prima al mondo, un record del quale si vantò anche l’Italia.
Da allora si ampliò la rete stradale di casa nostra, complice anche lo sviluppo industriale – altro record varesino e bustocco – ed è stato ed è ancora travolgente il numero dei mezzi in circolazione. E oggi i mezzi di comunicazione ogni giorno danno agghiaccianti notizie di incidenti perché se la rete delle strade è insufficiente, se appare inadeguato il sistema dei controlli, è vero che a monte degli incidenti ci sono spesso indisciplina e distrazione da parte degli utenti.
È indispensabile allora una serie di interventi sul piano culturale, soprattutto a livello scolastico mentre le autorità, soprattutto quelle comunali, non devono temere di ledere i diritti dei cittadini imponendo dei limiti severi, da far rispettare – rigorosamente – nell’ambito cittadino soprattutto lungo le grandi direttrici di accesso.
Alcuni lettori hanno fatto prove sul campo: dal semaforo di Masnago a quello di via Sacco rispettando rigorosamente i 30 chilometri all’ora hanno impiegato 3 minuti e 30 di più dei 50 orari I tecnici potranno essere più precisi e quindi più credibili, ma quello che può contare di questa singolare sperimentazione è la maggiore sicurezza per tutti gli utenti: chi va piano…
Ben aldilà andrebbero comunque le conseguenze di una fase di recupero, per il tramite della scuola e delle famiglie, della piena e rinnovata conoscenza delle leggi della viabilità e dell’importanza della loro applicazione.
Se c’è un record da inseguire oggi nella nostra zona è quello della diminuzione degli incidenti, di tante vite salvate perché c’è più rispetto per gli altri.
E in una città spesso gli altri sono i pedoni, tra i quali i più indifesi sono gli anziani, meno reattivi davanti a un’emergenza come quando sono sulle strisce e vedono arrivare uno sprinter a due o quattro ruote. Dai lettori masnaghesi mi è arrivata, in aggiunta a quanto ho esposto, anche una segnalazione interessante: se per una commissione si deve andare in centro città e si ha un’ora e mezzo di tempo, l’uso del pullman è particolarmente conveniente.
You must be logged in to post a comment Login