La citazione dal Vangelo di Matteo – capitolo 25, versetti 31-40 – è piuttosto lunga, ma soprattutto di questi tempi merita di essere riletta e, se del caso, meditata: “Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà nel trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalla capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: ‘Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi’. Allora i giusti gli risponderanno: ‘Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?’ E il re risponderà loro: ‘In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi fratelli più piccoli, l’avete fatto a me’”.
Ora ci si può girare intorno fin che si vuole ma queste parole sembrano, sono molto chiare. Lo sono sia per coloro che hanno la ventura di credere che esse siano state annunciate dal Figlio di Dio sia da coloro che conducono una vita senza fede ma improntata su valori umani e di solidarietà. Comunque vadano le cose, quando si tratterà di fare un bilancio, con il Padreterno o con sé stessi, perché prima o poi – e tutti naturalmente sperano giustamente poi – sarà proprio il momento di decidere se, nella vita, ci è potuti annoverare tra le pecore o tra le capre. Non vogliamo scomodare un poeta. Ma anch’egli lo dice: Ognuno è solo sul cuore della Terra trafitto da un raggio sole… Ed è subito sera. La domanda è questa: si tratta di vedere che cosa significhi essere trafitti da quel raggio di sole.
Ora, passi pure il fatto che qualcuno ambisca a rimanere per sempre capra, scontando così la sua pena vivendo, ma è sperabile che soprattutto coloro i quali si fanno ritrarre con una coroncina del rosario tra le mani, che difendono a spada sguainata l’immagine del Crocifisso nelle aule delle scuole non siano insensibili e refrattari a queste parole.
Non è così. Noi che scriviamo e che ci consideriamo laici, pur valutando con concretezza il fatto di non poterci non considerare cristiani, con tutto il fardello di storia e di tradizioni che ci portiamo addosso, siamo rimasti esterrefatti nel leggere le risposte ricevute dal cardinale Gianfranco Ravasi – che è appunto un cardinale e tra più attenti –, il quale s’è permesso di porre (o porre di nuovo) le parole del Vangelo all’attenzione delle migliaia (milioni?) dei frequentatori di Facebook. Gli hanno vomitato addosso tanti di quegli insulti da seppellirlo.
È chiaro che nel richiamo al Vangelo del cardinale Ravasi gli “oppositori” non hanno voluto vedere un invito alla riflessione e all’umanità ma una sorta di programma politico contrario al famoso “contratto li di governo” redatto dai leader di due movimenti o partiti incontratisi sulla strada del nuovo potere emergente approvato dalla “maggioranza” (?) degli italiani.
Una scappatoia giustificazionista, forse. Tuttavia smentita da qualche messaggio letto alcuni giorni dopo, in seguito alla notizia di alcuni bambini che speravano di essere accolti come stranieri, sfamati, dissetati, vestiti, ma morti affogati durante il “trasferimento” nel mare Mediterraneo, il mare che gli antichi romani – i nostri progenitori (in buona parte ) – avevano avuto l’ardire di definire Nostrum: “Buon appetito ai pesci!”.
C’è qualcosa che non va. Che abbia preso il sopravvento il partito delle capre?
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