Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Zic & Zac

CAMBIAMENTO

MARCO ZACCHERA - 13/07/2018

????????????????????????????????Dicono che i primi cento giorni della vita di un governo siano il periodo migliore durante il quale i cittadini sperano in un effettivo rinnovamento e sono disposti a dare credito al nuovo esecutivo.

Siamo già a metà del periodo, ma mi pare che l’inedita formula Lega-Cinque Stelle stia dimostrando per ora compattezza ed effettivamente – almeno nel sentimento collettivo – c’è aria di ottimismo.

Un “Governo del buonsenso” è lo slogan adottato da Salvini e Di Maio, parole azzeccate per identificare un obiettivo di cui avrebbero bisogno tutti gli italiani.

Voglio esprimere giudizi equilibrati: alcuni dei primi provvedimenti mi sembrano centrati e personalmente approvo una linea più rigida sui migranti, il decreto sul lavoro e lo stop alla pubblicità sul gioco d’azzardo.

Temo però che alcune nuvole comincino ad addensarsi all’orizzonte sul piano economico dove vengono al pettine fastidiose responsabilità precedenti che però rischiano di lasciare il segno nell’immediato futuro.

Non parlo solo di promesse molto difficili da mantenere e diffuse con leggerezza prima e dopo la campagna elettorale, ma della situazione generale del paese che – in una Europa non certo amica – non è tra le migliori.

A fine anno la Banca Europea ridurrà e poi esaurirà gli acquisti di titoli di stato italiani, la produzione stenta a decollare, la spesa pubblica è inarrestabile e ogni cambiamento necessita di tempi troppo lunghi nell’ andare a regime per finanziare quei due o tre punti programmatici più importanti.

C’è molta carne al fuoco, ma è difficile capire dove ci sia la concretezza dell’arrosto o invece il fumo della propaganda.

Non credo tra l’altro che gli italiani abbiano capito che lo scorso quinquennio si è sprecata una occasione unica ed irripetibile – soprattutto a livello internazionale – di “pace” finanziaria in Europa, stabilità e di potenziale rilancio tra l’altro con basso costo del denaro e del petrolio e quindi minore incidenza degli interessi sul debito pubblico.

Altri paesi europei (la Spagna, il Portogallo, i paesi minori dell’Est europeo) hanno approfittato della congiunzione favorevole per uscire dalla crisi con cambiamenti strutturali, noi siamo rimasti ultimi in Europa sul piano dello sviluppo del PIL, non abbiamo fatto riforme sostanziali in tema di finanza pubblica o riorganizzazione dello stato e saremo i primi a soffrire del peso di un debito pubblico assolutamente peggiorato rispetto a cinque anni fa.

L’annunciato aumento dei tassi “peserà” a tagliare le possibilità di investimento anche se si riuscisse ad ottenere un allargamento delle maglie europee e se sarebbe giusto fare debiti per crescere, se le spese vanno in interventi non effettivamente produttive ci si morde la cosa…e si pagano comunque più interessi.

Draghi sta per lasciare la BCE, le pur legittime prese di posizione italiane in Europa sul bilancio comunitario ed i migranti non ci agevoleranno, il rischio di un aumento dei tassi è reale ed è ridicolo dare colpa ai dazi di Trump per la potenziale recessione: siamo noi ad essere deboli, per colpa nostra.

Cosa fare? Prima di tutto guardarsi intorno e cercare di trovare nuovi partner internazionali che possano aiutarci e siano di sbocco alle nostre produzioni.

La Russia di Putin – che può fornirci materie prime a prezzi convenienti e concordati – è, al di là, di ogni preconcetto, il primo contatto da riallacciare mentre in campo economico interno bisogna assolutamente rilanciare la produzione e quel consumo interno che all’estero – e soprattutto negli USA – è (pericolosamente) incentivato finanziando – perfino troppo – il credito al consumo.

Un altro aspetto è uno sguardo all’Europa dell’ est che noi stiamo sottovalutando: non fosse che per affinità ideologiche l’Italia deve in qualche modo trovare sponsor in Europa ed è più facile farlo con paesi che hanno problemi simili ai nostri che con Francia e Germania che più degli altri hanno la forza di pensare prima di tutto ai propri interessi.

Tra l’altro un’Italia più sicura, più pulita ed accogliente, finalmente cosciente delle proprie bellezze avrebbe davanti a sé una industria primaria eccellente “a costo zero” che si chiama TURISMO e che, rilanciata e incentivata, può da subito “tirare” l’economia ed il lavoro con tutti i mercati connessi che vanno dall’ambiente, ai monumenti e alla storia, al food, al “Made in Italy”. Questa è la vera vocazione italiana sottoutilizzata e spesso dimenticata: non sarà molto, ma almeno privilegiamola.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login