Tra Usa e Cina si stanno facendo conti a più riprese su dazi e contro dazi da applicarsi dopo la presa di posizione del Presidente a stelle e strisce.
Ma tra Cina e Milan non esistevano proprio ragioni conseguenti a detta presa di posizione e invece ecco che per colpa dei cinesi la bandiera senza stelle né strisce ma semplicemente in rosso-nero finisce – come è finita – con qualche rattoppo proprio made in Cina.
Tutto a seguito del dopo Berlusconi che mai si sarebbe potuto pensare così burrascoso.
Almeno tra Usa e Cina si è cercato di guerreggiare ad armi pari (se dazi tu, dazio anch’io) ma qui la batosta è piombata proprio tutta sulle chiome rossonere. Ma questi cinesi non dovevano essere plurimiliardari?
Se così doveva essere non può certo pensarsi che il primo approccio con la capitale lombarda (che di soldi pure si intende) dovesse rivelarsi più misero che danaroso e neppure all’altezza di finanziamento di una squadra di calcio.
Chi si era informato dello stato economico dei futuri padroni dagli occhi a mandorla?
Chi ha fornito garanzie e sicurezze?
Vien quasi la voglia di riabilitare il non sempre apprezzato super dirigente e più ancora super tifoso Galliani che di buchi, anche consistenti, ne ha pur fatti ma sostanzialmente tutti sul campo di gioco e non a danno delle casseforti.
Fatto sta che adesso si sentono i commenti sulla punizione arrivata come una tegola parlandosi di insulti al blasone, di danni economici di questo e di quest’altro.
Ma, in effetti, il tutto era solo da ricollegare ad un mancato impegno economico che non poteva certo essere lasciato passare; ma nessuno da dentro la società o da fuori non poteva avere sentito prima odore di bruciato?
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