Coll’empiriocriticismo (termine coniato da Richard Avenarius, 1843-1896) si delinea una visione fenomenista della scienza e non si istituisce più un confronto diretto col reale, bensì un processo di astrazione e di simbolizzazione. I fenomeni – oggetto della scienza- sono tutto ciò che si percepisce coi sensi; le sensazioni possono associarsi in modi differenti e formare differenti complessi, quali sono i corpi esterni e anche l’io. Che però non sono vere sostanze, bensì concetti o simboli del pensiero, utilizzati al fine di indicare complessi di sensazioni strettamente connesse tra loro. Nell’ambito del fenomenismo l’esperienza viene considerata come un flusso continuo di sensazioni Qualsivoglia dualità, come la dicotomia statica tra fisico e psichico, non rientra nell’esperienza pura. Quanto separa la cosa dal pensiero costituisce un limite meramente convenzionale.
Ufficio della scienza è quello di descrivere e classificare i fenomeni, non più di indagare e spiegare il reale. Per Ernst Mach (La meccanica nel suo sviluppo storico-critico, 1883) “ la scienza sostituisce all’esperienza rappresentazioni o immagini, mediante le quali diventa più facile maneggiare l’esperienza stessa”. La scienza è interpretata come mezzo e strumento, utile per l’adattamento della specie umana grazie all’opera di frammentazione e semplificazione del reale. Si associano i dati elementari, mettendone in chiaro uniformità e costanti. Mach ipotizza che le unità pratiche, per ragioni di carattere biologico ed evolutivo, si orientino al maggior numero di risultati col dispendio minore di energia. È il principio di economia,sostenuto anche da Avenarius col nome di “principio del minimo sforzo”(La filosofia come pensiero del mondo secondo il principio del minimo sforzo, 1876). In comune tra i due pensatori è l’interpretazione biologica dela scienza e che la distinzione tra corpo e mente, fisico e psichico, vada eliminata. Per Avenarius il dualismo è il risultato di una deformazione e falsificazione (introiezione) dell’esperienza. Nel Concetto umano di mondo (1891) è precisato che l’introiezione introduce uno scarto tra mondo interno (pensiero) ed esterno (essere), mentre l’esperienza attesta i rapporti sussistenti tra gli elementi degli individui e dell’ambiente.
Avenarius, prima docente a Lipsia, è chiamato nel 1887 ad insegnare presso l’Università di Zurigo filosofia induttiva. Nell’opera “Critica dell’esperienza pura,1888-1890) definisce la tendenza all’esemplificazione e unificazione il principio regolativo di tutti i fenomeni e per la stessa conoscenza; sottolinea il valore economico della scienza che organizza i dati di esperienza nelle forme più appropriate alle esigenze dell’organismo umano. La filosofia è critica dell’esperienza pura e va liberata dalle astrazioni filosofiche e scientifiche che ancora vi figurano. I concetti delle scienze che descrivono la realtà non ne riproducono la struttura ultima e non hanno valore di verità. Sono solo strumenti di riorganizzazione delle esperienze. Reale in senso assoluto è solo l’esperienza pura. L’io non è che un aggregato,relativamente stabile, di elementi di esperienza.
Fisico, fisiologo e psicologo austriaco, Mach è dal 1866 docente di fisica sperimentale a Graz, professore di fisica a Praga dal 1867, insegna a Vienna storia e teoria delle scienze induttive dal 1895 al 1901 e dà avvio all’empirismo critico del Circolo di Vienna. Si distingue anche per la sua attività di conferenziere e divulgatore scientifico in un clima di pensiero laico, antimetafisico e scientista. Già a 15 anni ha scoperto l’interesse alla filosofia grazie all’opera di Kant Prolegomeni ad ogni metafisica futura, capitatagli in mano nella biblioteca del padre. Muove dalla fisica avendone una concezione fenomenologica. Per lui la conoscenza scientifica risulta dall’accumulo dell’esperienza.
Mach elimina per un verso il concetto metafisico di sostanza e limita la fisica allo studio delle leggi dei fenomeni naturali. La fisica dell’Ottocento faticava a sbarazzarsi di sostanze imponderabili come l’etere. Ma tali imponderabili risultano soltanto ingenue rappresentazioni materiali, ipotizzate erroneamente allo scopo di conferire un senso all’insieme delle relazioni costanti,che la conoscenza scientifica mette in evidenza. L’errore consiste nel trasformare i fenomeni in sostanze. Oggetto della scienza è un insieme di relazioni e di reciproche dipendenze funzionali, non più causali. Tra i fenomeni non si ravvisano rapporti unilaterali di dipendenza, quanto di interdipendenza, ovvero funzionali. La legge non è più da concepire come regola inviolabile, che detta lo svolgimento del reale, bensì come strumento di previsione scientifica, fondata su schematizzazioni ed astrazioni. L’obiettivo della scienza è classificatorio e predittivo. Si tratta di costruzioni ideali, che non esistono in natura (v. il moto inerziale). Per l’epistemologia di Mach il solo grado di realtà è quello delle sensazioni. Le teorie sono adattamento ai fatti e si accettano solo ipotesi che ne siano copia, ovvero prodotti dall’interazione tra l’ambiente e i nostri organi di senso. Mach muove rilievi critici al concetto di atomo (metafisica celata).
Nel 1886 pubblica Analisi delle sensazioni e il rapporto tra fisico e psichico e nel 1905 Conoscenza ed errore. Abbozzi per una psicologia della ricerca. In precedenza nel 1883 ha scritto La meccanica nel suo sviluppo storico-critico. Con quest’opera intende far luce sulle nozioni più comuni della meccanica di Newton, per svelarvi la presenza di elementi metafisici su influenza della filosofia medioevale. Di particolae interesse la discussione sul concetto di massa. I pregiudizi di assolutezza newtoniani vanno smantellati, riconoscendo la relatività di spazi e tempi riconducibili a una radice pratica e ad una dimensione intrinsecamente evolutiva in un processo conoscitivo, che denota una tendenza all’economia (si manipolano fenomeni scomponibili in un piccolo gruppo di elementi omogenei numerabili, quali sono appunto gli spazi, i tempi, le masse).Anche il linguaggio, strumento della comunicazione, è uno strumento economico.
L’analisi delle sensazioni e il rapporto tra fisico e psichico (1886) contempla la sensazione come dato irriducibile e ci orienta nella ricerca dell’interazione tra fenomeni fisici e psichici, concepiti nella loro traducibilità reciproca.Mach nega che la realtà ci si presenti in forme assolute e a partire da essenze eterne. Nella realtà non si sono che persistenze relative più o meno complesse, che chiamiamo corpi. E i corpi sono complessi di elementi coordinati in modo funzionale, la cui reciproca dipendenza non implica la categoria della causalità, bensì il concetto matematico di funzione. Anche l’io è un complesso legato a un determinato corpo. È un concetto comunque ausiliario e provvisorio. La nozione di cosa in sé è soltanto un’astrazione mostruosa. Non sono i corpi a generare le sensazioni, bensì sono i complessi di elementi o di sensazioni a formare i corpi, che risultano soltanto simboli mentali. Mach mantiene l’ipotesi preliminare di un parallelismo tra ambito fisico e psichico e applica in forma critica e senza assolutismo la teoria dell’evoluzione alla fisiologia. La connessione di ambiti scientifici così diversi è considerata l’esito maturo di un adattamento evolutivo a contesti sempre più complessi di esperienza. Negli elementi è da ravvisare l’unità delle strutture del reale (costruzione unitaria monistica della scienza). Lungi da ogni metafisica Mach riorienta in modo empirico l’attività della scienza.
In Conoscenza ed errore si imposta il problema della ricerca scientifica a partire dai suoi aspetti biologici e psicologici, non da quelli logici. Questi ultimi non presentano alcuna autonomia rispetto alla dimensione psicologica, onde le critiche di Husserl. Data la concezione olistica della conoscenza il controllo sperimentale non si produce sui singoli fatti osservati, è invece richiesto il confronto tra connessioni di osservazioni e di enunciati teorici. È valorizzata la fecondità delle ipotesi all’interno delle procedure scientifiche. Il metodo delle variazioni è inteso come procedura scientifica di grande fertilità. Le leggi di natura si configurano come limiti pratici delle aspettative umane in fase di raffinamento progressivo. La funzione adattativa, insieme biologica e culturale, vede nella capacità di semplificazione e di precisione di una teoria rispetto al complesso dei fatti esaminati la prova più evidente della sua correttezza.
Pierre Duhem (1861-1916) attacca Mach perla sua posizione antimetafisica, in quanto ritiene che la religione possa cogliere la realtà ultima. Jules Henri Poincaré (1845-1912) condivide la natura non ontologica delle costruzioni della scienza, ma non sembra negare l’esistenza di una realtà costituita da corpi solidi, mentre gli assiomi geometrici rimangono enunciati convenzionali (La scienza e l’ipotesi, 1902). Per lui gli enunciati scientifici permettono di fare previsioni corrette e non mancano di oggettività. Seguiranno sovvertimenti profondi costituiti dalla relatività einsteiniana e dalla rivoluzione quantistica. In Materialismo ed empiriocriticismo. Note critiche su una filosofia reazionaria (1909) Lenin manifesta invece una concezione realistica e oggettivistica della conoscenza.
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