Negli ultimi 15 anni gli sbarchi di migranti in Sicilia sono stati quasi 874.000. Di essi, fino al 2013, si ha “ trascrizione certa” per 298.931; Dal 2014 si procede “per stima” del 65%degli sbarchi in Italia, e quindi oltre 575.000. Il totale è pari al 17% dell’intera popolazione siciliana.
Il grosso degli sbarchi è avvenuto sulle coste e nei porti della sicilia orientale, Catania, Pozzallo ed Augusta. Quasi tutti gli sbarcati confluiscono al Cara (centro di accoglienza richiedenti asilo) di Mineo, un paese a circa 40 km da Catania, dove dovrebbero permanere il tempo strettamente necessario per accertare se abbiano i requisiti per richiedere “asilo”.
Così non è avvenuto e così non avviene.
Il Cara è stato al centro di gravi scandali, anche collegati alle note indagini romane sui migranti, e si è trasformato in una fabbrica di denaro, stipendificio, trampolino di carriere politiche locali ed infine di inevitabili crolli di posizioni parlamentari, anche di rilievo nazionale.
Nonostante le norme sempre più stringenti nessun termine di permanenza è stato rispettato e, tutto al più, ogni tanto i migranti vengono spostati a gruppi, ma è un turn over che non convince nessuno.
I cali dei flussi (pre elettorali?) dell’ultimo anno hanno messo in agitazione i volontari delle ONLUS umanitarie che mandano avanti il Cara, e che, alla faccia del volontariato comunque “tengono famiglia”.
874.000 in 15/16 anni sono numeri da invasione; neanche gli arabi, che pure istituirono nel 948 l’Emirato autonomo di Sicilia, arrivarono a tali numeri; eppure, a differenza delle città del nord, questi numeri non hanno finora creato un vero allarme sociale, ovviamente al netto delle campagne elettorali.
Pochi Sindaci hanno rifiutato le assegnazioni, quasi sempre con motivazioni valide e nessuno scontro istituzionale ne è mai derivato.
Non si registrano casi di razzismo conclamato e i reati commessi dagli sbarcati rientrano nelle percentuali fisiologiche, al di là di eventi particolarmente efferati.
Forse ciò dipende dalla abitudine dei Siciliani ad avere sempre “gente dentro casa” o dalla capacità di segnare con fermezza la linea di demarcazione oltre la quale “te la sei andata a cercare”.
Omettendo le invasioni di epoca romanica la Sicilia ha visto passare di tutto: Vandali, Ostrogoti, Longobardi, Arabi, Normanni, Svevo, Angioini, Aragonesi, Castigliani, Spagnoli, Borboni, riuscendo però a mantenere la propria indipendenza, almeno formale, assicurata dal Parlamento Siciliano, il più antico del mondo, che tenne la sua prima assise legislativa nel 1097 a Mazzara del Vallo.
Ciò non toglie che vi sia la consapevolezza in chi è più attento alle possibili evoluzioni in peius, che tali sbarcati, che in realtà non si sa come definire, perché rifugiati non sono, richiedenti asilo nemmeno, e quindi immigrati di fatto con procedure irregolari, siano decisamente troppi e potenzialmente pericolosi.
Ciò determina una situazione di calma apparente e un diffuso apprezzamento per il nuovo Governo che sta affrontando il problema con procedure un po’ più ruvide che nel passato.
Credo che la situazione del già esistente dovrebbe però preoccupare tanto quanto quella dell’incombente.
Lo dico con realistica convinzione e senza prevenzione alcuna, non vorrei che mentre si urla “Hannibal ad portas” trascurassimo di controllare il giardino di casa.
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